Riflessione sulla Formazione
a cura del Centro Studi Difesa Civile
Forum Sociale Europeo di Firenze, 23 febbraio 2003

Per quanto il Forum Sociale Europeo di Firenze abbia risvegliato in molti una coscienza critica e una esigenza di rinnovato impegno sociale, è pur tuttavia evidente che tale impegno non può che passare attraverso una maturata chiarezza del proprio dissenso critico per poter poi davvero modificare positivamente la realtà. E quindi proprio dal radicamento locale, come dall’attenta lettura dei contesti territoriali e culturali è indispensabile partire per giungere ad una azione nonviolenta che miri al cambiamento politico e sociale. Il progetto di formazione si propone per questo, anche agli stessi formatori, come occasione di ‘insediamento’ dei loro saperi nei ‘saperi del luogo’, in un intreccio che non dovrà limitarsi ad un intervento tecnicamente competente, ma capace di sostare nelle culture delle persone che hanno scelto di convocarli.
Di certo mai come in questo momento emerge un bisogno diffuso di formazione alla nonviolenza attiva e mai come ora, dentro questo stato di guerra infinita, cresce e si manifesta l'urgenza di una riflessione comune e coordinata di tutti i formatori. La nascita e lo sviluppo dei movimenti locali e globali che manifestano la loro protesta contro la monocultura del mercato e propongono alternative di vita improntate all'ecologia e alla giustizia sociale, attraverso l'elaborazione di strategie orientate alla pace e alla nonviolenza attiva, ci invitano quotidianamente ad un impegno rinnovato. Rispetto al passato l'interesse alla nonviolenza appare più diffuso ed attraversa persone, generazioni, aree di riferimento diverse da quelle coinvolte dai movimenti nonviolenti della tradizione (basti pensare ai lillipuziani, alle donne, ai disobbedienti ecc.). L’attenzione alle differenze di genere e alle dimensioni interculturali delle comunicazioni e delle relazioni, anche e soprattutto tra formatori e formatrici, appare essenziale. Il confronto, lo scambio, la condivisione delle differenze e delle distinzioni, insieme alla capacità di riconoscere affinità ed analogie, dovranno essere elementi costitutivi del nostro stile di lavoro comune. La ‘biodiversità’ del movimento ci chiama ad un’attenta ricerca delle dimensioni trasversali della formazione, in particolare quando il nostro impegno sarà rivolto a, o richiesto da, aree non provenienti dalla “tradizione nonviolenta,, quali ad esempio quella che fa riferimento a gran parte dei Social Forum e dei ‘disobbedienti’.
Partire dai bisogni personali e quotidiani, imparare a mettersi in gioco con tutto noi stessi, col corpo e con la mente, ad agire in prima persona, rivendicando la nostra ‘cittadinanza attiva’ contro qualunque violenza (diretta, strutturale e culturale), elaborando ed esprimendo progetti costruttivi ed alternativi che guardano ad un ‘altro mondo possibile’.
Le richieste formative che giungono da varie parti d'Italia derivano, a nostro avviso, sia dalla esigenza di un rinforzo positivo al dissenso, di fatto sempre più represso ed occultato dall'informazione ufficiale, sia dalla reale assenza, su scala nazionale, di una corrispettiva modalità organizzata di risposta.

TOP