PREMESSA

Ci sembra utile questo testo di cui non si conosce l’autore, ma che riteniamo opera di qualche funzionario, o consulente, del Ministero dell’Informazione Serbo. Pur essendo un documento chiaramente propagandistico, in particolare rivolto al pubblico statunitense, ed anche talvolta inesatto, in esso la storia del Kossovo è raccontata secondo l’interpretazione che ne danno spesso i serbi. Può perciò essere utile a capire la loro politica ed il loro atteggiamento, in particolare i pregiudizi, nei riguardi di questo problema. Anche graficamente abbiamo voluto mantenere i caratteri del testo originale per sottolineare i punti considerati più importanti nel documento qui tradotto.


LA “SINDROME DEL KOSSOVO” ED IL SUO RETROTERRA POLITICO


Nota sul titolo di questo documento

“Kosovo-Metohija” è stato il nome serbo per questa regione fino al tardo 1960. Dopo l’epurazione dei serbi da questa area, gli Albanesi hanno ribattezzata la provincia in “Kosova”. Il nome originale serbo “Kosovo- Metohija” suggerisce la presenza di monasteri e di chiese serbe in quella regione. Alcuni di questi monumenti storici sono nella lista dell’UNESCO di tesori mondiali. Il titolo di questo documento è stato scelto per il suo frequente uso negli interventi pubblici negli Stati Uniti.


Lo sfondo storico (1)

Il Kossovo era il cuore del Regno Serbo medioevale nel 13mo secolo. Dopo la battaglia del Kossovo, nel 1389 (combattuta dai Serbi contro i Turchi) gli Ottomani (Turchi) hanno conquistato la regione, e l’hanno governata per i successivi cinque secoli. Gli Albanesi sono emigrati nel Kossovo dalle montagne Prokletije, si convertirono all’Islam, ed hanno goduto dei privilegi che i Turchi davano ai convertiti. I turchi hanno invece espulso dal Kossovo i Serbo-Cristiani che resistevano alla conversione. Durante i secoli 15°. 16° e 17° moltissimi Serbi si sono trasferiti nelle terre Austriache sulla frontiera militare (la Krajina e la Voivodina di oggi), per servire la Corona Asburgica creando uno scudo militare contro le invasioni degli Ottomani nell’Europa Orientale e Centrale.

Nel 1912 i Serbi hanno liberato il Kossovo dagli Ottomani e l’hanno reinserito nel Regno della Serbia (ristabilito nel 1878, dopo il Congresso di Berlino). Essi hanno combattuto ripetutamente per liberare la provincia dopo che l’Austria-Ungheria, la Germania e la Bulgaria avevano invaso la Serbia durante la grande Guerra (1915-1918). Tra il 1918 ed il 1941 il Kossovo ha fatto parte della Serbia e di conseguenza del Regno dei Serbi, Croati e Sloveni (più tardi Regno di Yugoslavia).

Il Kossovo non ha mai fatto parte dell’Albania. Le potenze europee hanno riconosciuto all’Albania una limitata sovranità nel 1912, come risultato del sistema europeo di bilanciamento dei poteri. Questa sovranità è collegata agli sforzi Austro-Ungarici e Tedeschi di mantenere la supremazia nell’Adriatico. Questo ha incluso l’impedimento dell’accesso al mare alla Serbia dando vita ad uno stato-cuscinetto (Albania) tra la Serbia e l’Adriatico.

Durante la Seconda Guerra Mondiale le potenze dell’Asse hanno diviso la Serbia. L’hanno smembrata tra la Germania, l’Italia, ed i loro satelliti Albania, Bulgaria, Croazia ed Ungheria, incaricandosi perciò della soluzione del problema serbo nella Bosnia-Erzegovina, Croazia e Serbia. Il Kossovo è stato staccato dalla Serbia, ed è stato dato all’Albania (e cioè all’Italia Fascista come protettorato). Gli Albanesi si sono uniti alle legioni fasciste nel Kossovo, e sono stati tra i principali esecutori del piano dell’Asse sui Balcani. La collaborazione degli Albanesi con le potenze dell’Asse nel Kossovo ha portato ad uccisioni di massa ed all’espulsione di circa 100.000 famiglie serbe e montenegrine dalla loro patria (2).

Alla fine della guerra i Serbi hanno liberato il Kossovo e l’hanno riunito alla Serbia. Questa volta, comunque, Stalin e Tito hanno preparato un diverso scenario per la Serbia del dopo-seconda guerra mondiale. Nell’eseguire l’agenda anti-occidentale di Stalin nei Balcani, nel periodo 1944-1947, Tito, in incontri segreti con Stalin, ha staccato il Kossovo dalla Serbia assegnandolo al suo vicino comunista albanese E. Hoxa. Questa sistemazione è stata il risultato degli sforzi allargati di Stalin di espandere i confini comunisti verso la Grecia, e di conseguenza, di avvicinarsi all’accordo del 50/50 fatto nel 1943 a Mosca con W. Churchill. Il trattato effettivamente divideva l’Yugoslavia tra le sfere di interesse Occidentale ed Orientale, con la Grecia che restava nell’Occidente. Nel 1945 Tito ha promulgato una “legge” che impediva ai Serbi espulsi dal Kossovo di ritornare alle loro case(3). Dopo l’accordo tra Tito e Stalin sul Kossovo, sono state decise delle riparazione di guerra forfetarie all’Albania e la Bulgaria, ex alleate dell’Asse, ora trasformate in comuniste. Così gli Albanesi, come pure i Croati (con la Dalmazia e la Slavonia), sono stati premiati politicamente e territorialmente per la loro fedeltà alla Germania Nazista ed all’Italia Fascista.


Strani fenomeni

Nel periodo del-secondo dopo-guerra strani fenomeni sono avvenuti nel Kossovo. La provincia è restata una eccezione rispetto alla pratica generalizzata a livello mondiale di perseguire i crimini di guerra. L’abrogazione delle leggi che erano state approvate e messe in atto nella provincia dagli invasori dell’Asse tra il 1941 ed il 1945 non è mai stata portata avanti nella Yugoslavia Comunista, come invece avveniva altrove. Diecine di migliaia di persone dell’etnia Albanese- i collaboratori dell’Asse- si sono rapidamente trasformati in fanatici comunisti.

Il Kossovo è diventato un esempio in Europa di comportamento non reciproco nelle relazioni bilaterali. L’Albania, la Bastiglia Comunista dal 1945, negava l’esistenza dei non-Albanesi nel proprio territorio. Il Governo albanese ha annientato, od ha costretto in modo coatto le persone nate nei paesi slavi o in Grecia ad alterare la loro identità etnica e religiosa. In Serbia, dopo la guerra, ed in particolare tra il 1966 ed il 1989, le persone di etnia albanese (del Kossovo o dell’Albania) hanno vissuto, per anni, pienamente integrati. Pur mantenendo la loro cittadinanza albanese, gli Albanesi dell’Albania avevano incarichi nella polizia, nella sicurezza, nel governo locale e federale, e nel servizio esteri dell’Yugoslavia. Oltre a questa stranissima pratica, il Governo Comunista Yugoslavo dal 1974 al 1989 ha concesso alla minoranza etnica albanese privilegi inuguagliati. Questi includevano:

1. il POTERE, derivante dalla Costituzione Federale Yugoslava del 1974, di VETO contro ogni legge considerata a loro sfavore del Parlamento Serbo e Federale;

2. i POSTI PIÙ ELEVATI nel Partito Comunista Yugoslavo (F. Hoxa, M. Bakali, I. Kurtesi, A. Sukrija, S. Hasani, A. Vlasi);

3. Seggi con POTERE DI VETO nella PRESIDENZA sia della SERBIA che FEDERALE, nei quali avevano posti politici di rilievo, incluse posizioni ministeriali nel Governo Serbo e Federale;

4. LA PIÙ ELEVATA AUTORITÀ POLITICA E GIUDIZIARIA NELLA LEGISLATURA PROVINCIALE E NELL’AMMINISTRAZIONE (incluso il controllo illimitato sulla polizia e la sicurezza nella provincia, mantenuto da un sistema di quote arbitrario che favoriva l’etnia albanese) (4);

5. UNA POLITICA ESTERA PRATICAMENTE INDIPENDENTE verso la vicina Albania;

6. CONTROLLO ILLIMITATO SULLE ISTITUZIONI FINANZIARIE DELLA PROVINCIA (con il pieno appoggio delle autorità comuniste federali gli albanesi del Kossovo hanno reso il principio della SUPREMAZIA LOCALE SULLA GIURISDIZIONE DELLO STATO E FEDERALE PIENAMENTE OPERATIVO. Questo è avvenuto malgrado il fatto che l’economia del Kossovo funzionava principalmente con sussidi finanziari e prestiti senza interesse dalla Serbia e dall’Yugoslavia;

7. UN SISTEMA EDUCATIVO SEPARATO - la copia del sistema della vicina Albania, sostenuto da un illimitato scambio di insegnanti dalla Albania Comunista (5). Questo si è esteso a coprire anche l’educazione dei livelli più elevati, e con l’andar degli anni ha portato al più alto numero di studenti pro-capite di tutta Europa senza una economia locale in grado di sostenere questo tipo di prodigalità educativa. Un sistema di quote per la gestione del programma favoriva l’etnia albanese con il rapporto 90:10.

Fino al 1989 il sistema politico dell’Albania incorporava tutti gli elementi ideologi e politici della Cina Maoista, e dell’Unione Sovietica del periodo pre-53. Le attività clandestine albanesi nella provincia del Kossovo sono state portate avanti attraverso l’estrema sinistra: il Partito Marxista-Leninista del Kossovo, il Partito dei Lavoratori del Kossovo, il Partito Comunista del Kossovo, per non indicarne che alcuni. Gli attuali leader albanesi del Kossovo erano membri della sezione del Kossovo del Partito Comunista Yugoslavo, o membri dei gruppi terroristi marxisti clandestini. Gli opuscoli ed i programmi sequestrati dalla Polizia Federale tra il 1981 ed il 1991 hanno confermato l’esistenza di una organizzazione separatista finanziata dalla vicina Albania.


Il quadro costituzionale e legale

Lo schema costituzionale Yugoslavo del 1974 è stato il risultato di una lotta di potere durata decenni nel Comitato Centrale del Partito Comunista Yugoslavo (La Lega dei Comunisti Yugoslavi). Una alleanza Croato-Slovena e Mussulmana-Albanese organizzata da J. B. Tito e E. Kardelj, ha eliminato i Serbi dai posti dirigenti politici ed esecutivi. Molti di questi Serbi provenivano da quelle che dopo la guerra sono diventate, arbitrariamente, sulla base di una decisione del Comitato Centrale del Partito Comunista, la Croazia e la Bosnia-Erzegovina. I Serbi che sono sfuggiti all’orrore della Seconda Guerra Mondiale nello Stato Indipendente di Croazia, hanno formato il cuore delle unità partigiane di Tito fino al 1943 (la caduta di Mussolini in Italia). L’appoggio dei Serbi della Bosnia e della Krajina (Croazia) è stato fondamentale per la lotta di Tito contro i Cetnici (Serbi anticomunisti) in Serbia, durante la guerra e subito dopo.

Come risultato delle purghe negli ultimi anni del 1960 ed i primi del 1970, la nuova Costituzione Federale del 1974 ha diviso la Serbia in tre stati. Ha tolto dal Governo Serbo l‘autorità sul Kossovo, ed ha reso problematico il destino dei Serbi che vivevano in Bosnia Erzegovina e in Croazia, i quali, a causa della decisione di un cerchio ristretto del Comitato Centrale del Partito Comunista, sono diventati minoranze nel loro stesso paese.

Per illustrare l’idiosincrasia della Costituzione Federale del 1974 in Yugoslavia, accenneremo brevemente al problema delle giurisdizione, usando un ipotetico caso dagli Stati Uniti (7). Il controverso articolo (i) della Costituzione Yugoslava del 1974 ha fatto del Kossovo sia una Costituente Federale, sia parte integrante della Serbia (8). Questa stipulazione dà vita ad una ambiguità legale. Se la provincia del Kossovo (ad esempio la CONTEA DI ALLEGHENY NELLA PENNSYLVANIA) è una COSTITUENTE FEDERALE, allora esso ha uno STATUS UGUALE ALLE ALTRE REPUBBLICHE (STATI) NELLA FEDERAZIONE. Il lettore può immaginare un articolo della Costituzione degli U.S.A. che dichiara che LA CONTEA DI ALLEGHENY NELLA PENNSYLVANIA E’ CONTEMPORANEAMTE UNA COSTITUENTE FEDERALE ( e cioè che dà diritto alla CONTEA di mandare senatori al Congresso USA), E PARTE DELLO STATO DI PENNSYLVANIA. Dal punto di vista legale questo articolo sarebbe stato un PARADOSSO PER SE’ STESSO. Avrebbe POLITICAMENTE DISSOLTO la Pennsylvania. Se, al contrario, la Provincia del Kossovo (e cioè la CONTEA DI ALLEGHENY) è parte integrante della Serbia (e cioè della PENNSYLVANIA), ha uno status subordinato rispetto allo Stato di cui fa parte. Di conseguenza non può essere una COSTITUENTE FEDERALE.

Per i Serbi del Kossovo la conseguenza dell’aver dato alla provincia del Kossovo lo status di Costituente Federale (e cioè LO STATUS DI UNO STATO NELLO STATO) è stata la barriera “legale” ad appellarsi alle corti Serbe e Federali, mentre le corti locali (provinciali), e le agenzie per l’applicazione della legge, dopo le purghe comuniste anti-serbe nel 1970 e 1980 erano esclusivamente Albanesi. A parte la sua ambivalenza legale, l’articolo(i) della Costituzione Federale richiamava esplicitamente il Partito Comunista ad essere arbitro tutte le volte che considerava minacciati i suoi interessi. Questa è stata la caratteristica sistematica dell’Yugoslavia, dall’approvazione da parte del Comitato centrale Comunista della Costituzione Federale del 1974. Perciò i Serbi erano perseguitati all’interno della loro propria nazione. Tra il 1981 ed il 1989 diecine di migliaia di Serbi e Montenegrini del Kossovo venivano a Belgrado per protestare di fronte alle autorità Federali e Serbe contro le persecuzioni da parte degli Albanesi del Kossovo, ma senza risultato. A causa della stipulazione sul KOSSOVO COME COSTITUENTE FEDERALE, lo STATO (la Serbia) non aveva la possibilità di fare delle leggi e di imporle nella sua propria CONTEA. Il ristretto, potente, circolo Comunista, che consisteva di Albanesi del Kossovo (F.Hoxa, M. Bakali, S. Hasani, A. Vlasi), ed i padroni onnipotenti dei comunisti federali - i capi del Comitato Centrale del Partito Comunista Yugoslavo - J.B. Tito (Croato-Sloveno) , E. Kardelj e S. Dolanc (Sloveni) e V. Bakaric Croato), hanno condotto gli affari interni ed esterni della provincia del Kossovo.

Fin dal tardo 1960 questa politica pregiudizievole e maligna verso i Serbi in Serbia condotta dalla leadership del Partito Comunista Yugoslavo ha portato come effetto un esodo dei Serbi dal Kossovo. Rinforzata dalla mancanza di mezzi liberi di comunicazione di massa nella Yugoslavia Comunista, questa politica ha tenuto nascosta la pulizia etnica dei Serbi e Montenegrini dalla provincia del Kossovo (9). Tra il 1981 ed il 1989 questo terrore senza catene ha comportato la distruzione di monumenti religiosi Serbi, di chiese e di tombe, minacce di vita, distruzioni di proprietà, e stupro sistematico.. Il terrore silenzioso aveva lo scopo tattico di creare un territorio albanese etnicamente puro espellendo i Serbi ed i Montenegrini (9).. La fase successiva dello scenario includeva la DICHIARAZIONE DI INDIPENDENZA, e cioè la secessione unilaterale.

Dopo CINQUANTA ANNI di blocco costituzionale, combinato con l’inabilità politica ad arrestare le pressioni centrifughe e secessioniste in Yugoslavia trattandole come MINACCE DI SICUREZZA ALLA SOVRANITÀ NAZIONALE, il Governo Federale Yugoslavo, nel 1989, ha introdotto misure di emergenza nel Kossovo. Questa mossa del Governo Federale contro la secessione del Kossovo dalla Serbia e dalla Federazione, ha ricevuto una forte resistenza dalla Slovenia e dalla Croazia . Questi due Stati della Federazione avevano interessi costituiti di carattere economico e politico a mantenere il Kossovo e la Voivodina (la provincia Serbia del Nord) politicamente ed amministrativamente staccate dalla Serbia. Tra l 1974 e il 1989-90, attraverso il Comitato Centrale del Partito Comunista ed il Governo Federale, ambedue dominati da non-Serbi, e, paradossalmente, da azioni da BELGRADO (Serbia), attraverso il controllo delle istituzioni politiche federali, la Slovenia e la Croazia, unitamente ad altri nella federazione che trovavano vantaggi da queste politiche anti-Serbe, hanno esercitato una intensissima pressione anti-Serba. Questa pressione aveva lo scopo di indebolire la contemporanea leadership Serba guidata da Ivan Stambolic (inizialmente un protetto di Milosevic) nel loro futile lavoro politico all’interno delle istituzioni del sistema comunista, per lottare contro i tentativi Sloveni e Croati di assicurare il risultato strategico della Costituzione del 1974: la marginalizzazione territoriale e politica della Serbia, e tutte le conseguenze di quella politica per i Serbi nella Yugoslavia, i risultati dei quali sono già stati mostrati nello squilibrio demografico nel Kossovo e nella Bosnia-Erzegovina.

Questo è stato lo sfondo, o la cornice all’interno della quale va compreso il fenomeno-Milosevic tra i Serbi. Alla fine del secolo la politica del Partito Comunista verso i Serbi e la Serbia ha alla fine portato i Serbi a confrontarsi con il dilemma: o sparire attraverso la pulizia etnica, e la forzata assimilazione da parte di vicini Balcanici tradizionalmente ostili, o chiudere il capitolo di storia durante il quale essi hanno sottomesso il loro stato ed i loro interessi nazionali vitali ad un Yugoslavismo malvolente


NOTE

(1) Per referenze si veda ogni più valida Enciclopedia o libro di testo di storia.

(2) V. Djuretic, “The exodus of the Serbs from Kosovo in the Twentieth Century and Its Political Background”, in Migrations in Balkan History, (Belgrade, Santa Barbara, The Serbian Academy of Sciences and Arts, Department of History, University of California at Santa Barbara, 1989) p. 137.

(3) Gazzetta Ufficiale della FNRJ, n° 56, Agosto 5, 1945, p. 510.

(4) Le leggi Federali e Statali non hanno maggiore validità degli statuti delle Contee.

(5) Per rendere familiare il lettore con le perplessità Kossovare, pensiamo ad un sistema scolastico della Florida amministrato esclusivamente da un curricolo del governo cubano, e portato avanti da insegnanti cittadini di Cuba. Il lettore può cercare di immaginare la Florida con una Accademia delle Arti e delle Scienze Cubana etnicamente segregata, e con radio Cubana, TV e stampa che fossero operativi negli Stati Uniti dal 1960. Gli insegnanti dall’Albania indottrinavano i giovani Albanesi con una ingegnosa mistura di fanatico Marxismo-Leninismo e sciovinismo etnico, attraverso la pratica della segregazione etnica nelle scuole e nella vita pubblica.

(6) il Kossovo è stato la regione sottosviluppata della Yugoslavia. La regione aveva il più basso reddito pro-capite, malgrado fosse ricco di ricchezze naturali.

(7) Si vedano gli articoli I, II, e IV della Costituzione Federale (1974).

(8) Si veda, tra gli altri lavori, Dr. Ranko Petkovic, a cura di, Kosovo - Proslost i Sadasniost, Kosovo - its Past and Present, (Belgrado: Review of International Affairs - Special Edition, 1989).

(9) Ibid.

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