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http://www.interventicivilidipace.org/
Volantino
INTERVENTI CIVILI DI PACE (ICP)

Interventi Civili di Pace è un progetto volto all'educazione alla tolleranza e alla pace, in un contesto internazionale in cui l'uso della forza è diventato scelta e prassi.

Scopo del progetto è promuovere la gestione nonviolenta dei conflitti nella vita quotidiana e nei rapporti interpersonali, in modo da creare un'attitudine positiva alla negoziazione, alla cooperazione ed all'accettazione degli altri. All'origine della nostra proposta una convinzione: il lavoro per una trasformazione nonviolenta delle pubbliche istituzioni e delle relazioni internazionali inizia dall'esercizio quotidiano della nonviolenza, in privato e nelle relazioni interpersonali.

Il contesto il cui il progetto nasce è il dialogo tra il Ministero degli Affari Esteri (Vice-Ministro con delega alla Cooperazione Internazionale) e ONG, le quali, da oltre un anno, attraverso il Tavolo "Interventi civili in zone di conflitto", chiedono il riconoscimento istituzionale e la valorizzazione del loro operato. L'intento Ë quello di fornire all'Italia uno strumento civile di intervento nei luoghi di conflitto che aggiunga una dimensione di peacebuilding agli interventi di cooperazione, e costituisca un'alternativa realistica e professionale agli strumenti di intervento militare.

Chi siamo?

Servizio Civile Internazionale (www.sci-italia.it):
Lo SCI è un movimento laico di volontariato, presente in 43 paesi in tutto il mondo. Da più di 80 anni promuove attività e campi di lavoro sui temi della pace e del disarmo, dell'obiezione di coscienza, della cooperazione e della solidarietà internazionale, della tutela dell'ambiente, della protezione civile, dell'inclusione sociale.

Associazione per la Pace (www.assopace.org)
L'Associazione per la pace è una associazione impegnata nella risoluzione nonviolenta dei conflitti, soprattutto in Medio Oriente e nei Balani. Ha organizzato iniziative di solidarietà in America Latina (Cuba, Haiti, Nicaragua) e in Africa (Ruanda, Burundi, Sud Africa). "Un ospedale per Chernobyl" è l'iniziativa per raccogliere strumenti sanitari e medicinali per la cura di adulti e bambini. Promuove progetti di educazione multiculturale nelle scuole elementari e medie inferiori attraverso l'adozione di metodologie interattive.

IPRI-Rete CCP (www.reteccp.org)
IPRI- Rete Corpi Civili di Pace nasce nel 2006 a Bologna come rete tra un gruppo di circa 20 associazioni con una lunga esperienza, accumulata nei temi e nella formazione della cultura della pace, della nonviolenza, dell'obiezione di coscienza, dell'antimilitarismo, della Difesa Popolare Nonviolenta, della prevenzione dei conflitti armati e degli interventi non armati e nonviolenti in zone di guerra. L’obiettivo condiviso fra associazioni, gruppi e singoli che animano IPRI-Rete CCP è la creazione di una realtà comune in Italia capace di interloquire con le istituzioni a tutti i livelli (anche europei) e di progettare e portare avanti percorsi per la creazione dei Corpi Civili di Pace con sperimentazioni concrete di Difesa Popolare Nonviolenta (DPN) in Italia e all’estero

ReOrient/Rete Lilliput (www.reorient.it)
“ReOrient” è attiva da più di tredici anni nel campo della cooperazione internazionale solidale e dell’educazione alla pace e alla mondialità svolgendo attività di progettazione e attuazione di programmi di sensibilizzazione e formazione su questi temi; collabora inoltre con diverse Botteghe del Commercio Equo e Solidale e gestisce due sportelli di Turismo Responsabile. Partecipa attivamente al Tavolo dell’Altra Economia di Roma è tra i soci fondatori del Consorzio della Città dell’Altra Economia, dove ha la sua sede operativa dal 2007.

Operazione Colomba (www.operazionecolomba.com)
L’Operazione Colomba è il Corpo Nonviolento di Pace della Associzione Comunità Papa Giovanni XXIII - Condivisione tra i popoli (www.apg23.org) che è una Associazione internazionale che da oltre trent’anni opera nel vasto mondo dell’emarginazione, con uno stile basato sulla condivisione diretta della vita con i poveri, per la liberazione degli oppressi e la rimozione delle cause che generano le ingiustizie: oltre 200 case famiglia, 15 cooperative sociali, 6 centri diurni, 32 comunità terapeutiche, 7 case di fraternità, 1 casa di accoglienza aperta per i senza fissa dimora e tante altre forme di aggregazione che hanno portato la Comunità di don Benzi ad essere presente in oltre 15 paesi del mondo.

Istituto di Ricerche Internazionali – Archivio Disarmo (www.archiviodisarmo.it)
Archivio Disarmo è un Istituto di ricerca fondato da Luigi Anderlini nel 1982, che studia i problemi del controllo degli armamenti, della pace e della sicurezza internazionale, è giuridicamente riconosciuto dal Ministero degli Affari Esteri con D.M. 29.10.1998, Ë inoltre riconosciuto anche dalle Nazioni Unite, Settore pubblica informazione ed Ecosoc. Le attività di ricerca sono condotte da gruppi di lavoro ad hoc in cui cooperano docenti universitari e ricercatori specializzati italiani e stranieri. Le attività di formazione si avvalgono del contributo di formatori esperti provenienti dal mondo accademico e delle ONG.

Un ponte per... (www.unponteper.it)
Un ponte per... è una associazione di volontariato nata nel 1991 subito dopo la fine dei bombardamenti sull’Iraq, con lo scopo di promuovere iniziative di solidarietà in favore della popolazione irachena, colpita dalla guerra e in opposizione all’embargo a cui il paese è stato per lungo tempo sottoposto. Attualmente lavora per contrastare la dominazione dei paesi del nord sul sud del mondo, la promozione dei diritti e la prevenzione di nuovi conflitti, in particolare in Medio Oriente e nei Balcani, attraverso campagne di sensibilizzazione, incremento degli scambi culturali, interventi civili di pace e cooperazione allo sviluppo. Sostiene reti della società civile mediorientale tra cui il movimento nonviolento iracheno LaOnf (NonViolenza) e la Rete Nonviolenta dei Paesi Arabi.
La DGCS del Ministero degli Affari Esteri partecipa assicurando il cofinanziamento del progetto.

A chi ci rivolgiamo?
ai giovani, agli operatori e ai volontari che si occupano di intermediazione non violenta. E a tutti coloro che vogliono approfondire il tema della pace e praticare la nonviolenza.

Perchè questo progetto?
la società contemporanea è caratterizzata da un continuo flusso di informazioni sui temi internazionali, caratterizzate spesso da discontinuità, semplificazione e reticenza. I giovani, in particolare, difficilmente hanno gli strumenti per selezionare e interpretare le informazioni, e di conseguenza formarsi un'opinione critica sull'uso della forza nei contesti di crisi e sulle possibili strade alternative per risolvere equamente i contrasti, e regolare i rapporti tra stati e/o gruppi sociali. Si propone quindi un percorso formativo rigoroso e calibrato sull'età e sulla preparazione degli studenti, indispensabile per delineare il quadro di situazioni complesse e per orientare ad una lettura critica della realtà.
Studi sociologici e psicologici che hanno analizzato i comportamenti che creano disposizione e attitudine all'intolleranza, hanno individuato una connessione diretta tra il comportamento personale ed il comportamento sociale e politico.
La logica dell'interventismo nei conflitti risponde a interessi della più varia natura, e l'anelito dei popoli alla pace viene spesso ridotto al bisogno di sicurezza. La pace diventa allora semplice assenza di guerra, una pace imposta con qualsiasi mezzo a disposizione pur di fermare la violenza, pur di congelare il conflitto. Si giustificano così interventi militari di pacificazione anche in fasi del conflitto in cui una forza civile di mediatori, cooperanti e altri operatori di pace avrebbe un alto potenziale di prevenzione del conflitto stesso, di dissuasione della violenza e diminuzione della tensione tra la popolazione civile. In tali situazioni il conflitto sociale e politico puÚ continuare a svilupparsi con modalità nonviolente fino a produrre una trasformazione dei comportamenti, delle attitudini e delle contraddizioni fondamentali che avevano generato il conflitto. Le Nazioni Unite ed il Parlamento Europeo invocano da oltre un decennio l'istituzione di corpi civili che possano assumere tali funzioni ma poco è stato fatto per l'attuazione di tali propositi. Affinchè tali interventi possano avere successo, Ë necessario che gli operatori civili di pace ricevano una formazione adeguata e specifica sulle dinamiche del conflitto e la progettazione di interventi di peacebuilding e peacekeeping.
La costruzione civile della pace necessita di una complessa rete di interventi, complementari tra loro, che possono nascere solo da un dibattito pubblico che produca una richiesta diffusa di formazione e sperimentazione di interventi civili di pace; un lavoro in rete delle associazioni e degli enti locali che hanno operato già in questo ambito; percorsi di formazione degli operatori e di educazione dei giovani alla pace e ai diritti umani.

Gli obiettivi?

- Far si che la società civile italiana assuma un ruolo attivo nella prevenzione dei conflitti, sensibilizzandola sul rispetto delle specificità culturali, dei diritti umani e dei popoli;

- formare su temi di carattere storico-geografico, socio-antropologico e giuridico sui temi della pace, dell'intercultura, dei conflitti, dello sviluppo e della difesa dei diritti umani;

- proporre l'istituzionalizzazione degli Interventi Civili di Pace come strumento di risoluzione nonviolenta dei conflitti;

- diffondere una cultura dei diritti umani, della solidarietà e della mondialità tra operatori e volontari, affinchè siano in grado di intervenire nei conflitti secondo principi e regole e del peacebuilding e del peacekeeping civile disarmato;

- rafforzare la collaborazione e il coordinamento tra i soggetti della società civile italiana che operano nel campo della solidarietà, della cooperazione internazionale, dell'educazione alla nonviolenza e della sperimentazione di Interventi Civili di Pace;

- diffondere consapevolezza storica, politica e sociale sul ruolo che la società civile gioca da sempre nei conflitti.

Come?

1) Produzione e diffusione di kit didattici e formativi sui diritti dei popoli, l'educazione nonviolenta, gli interventi Civili di Pace, la cooperazione internazionale;

2) Rivista periodica bimestrale di approfondimento che includerà ricerche, analisi, approfondimenti, interviste e documenti inediti tradotti in italiano;

3) Sito web www.interventicivilidipace.org. Si attiverà un Net-group di discussione e dialogo, una newsletter telematica verrà spedita periodicamente a tutti gli utenti del sito che ne faranno richiesta;

4) 18 eventi e conferenze a livello nazionale e regionale. Le conferenze vedranno la partecipazione di studiosi, saggisti e giornalisti interessati ai conflitti del bacino del Mediterraneo (soprattutto nei Balcani e in Medioriente). Gli eventi consisteranno in seminari, incontri culturali, manifestazioni artistiche, programmi radiofonici;

5) 80 Interventi didattici nelle scuole superiori. Il modulo formativo sar‡ articolato in quattro ambiti tematici: Geopolitica dei conflitti nell'epoca contemporanea, Pace e gestione dei conflitti, i Diritti umani, l'Azione internazionale e il suo ruolo;

6) 40 corsi di formazione base e 4 corsi nazionali di formazione avanzata per operatori e volontari. Seguono alcuni degli ambiti principali di formazione: Lavoro di gruppo, Equilibrio interiore, analisi del conflitto e del rischio, Teoria e pratica dell'Intervento Civile Nonviolento nel conflitto, Pronto soccorso, Questioni di genere, rapporti con altri attori (Militari, ONG, organizzazioni internazionali).

Quando?
Da settembre 2008 per 12 mesi.

Dove?
In otto regioni italiane: Calabria, Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Piemonte, Toscana e Veneto. Sottolineamo la nostra disponibilità a prendere in considerazione proposte di collaborazione da parte di associazioni del settore che operano in altre realtà regionali.
Nota a margine

La storia degli interventi civili di pace passa attraverso diverse esperienze di solidarietà internazionale maturate sul campo, una riflessione condivisa e sviluppata anche in ambito istituzionale e accademico, ed È sostenuta da una lunga serie di iniziative legislative a livello europeo e italiano. Il rapporto "Bourlange/Martin", adottato dal Parlamento Europeo il 17 maggio 1995, ha riconosciuto l'importanza di questo ruolo della società civile affermando che "un primo passo verso un contributo nella prevenzione del conflitto potrebbe essere la creazione di un Corpo Civile di Pace Europeo (che includa obiettori di coscienza) con il compito di formare osservatori, mediatori e specialisti nella risoluzione dei conflitti". A questo rapporto È seguita una specifica raccomandazione del Parlamento Europeo al Consiglio Europeo (raccomandazione A4-0047/99 con allegato B4-0791/98, approvata il 10 febbraio 1999) per l'attuazione del CCPE, menzionata anche nella risoluzione A5-0394/2001 approvata il 13 dicembre 2001. Ora l'implementazione È stata rimandata alla buona volont· dei paesi membri. Il Consiglio non ha recepito le istanze del Parlamento Europeo e nel dibattito sulla Politica Estera di Sicurezza Comune e di Difesa (PESCD) i paesi europei hanno privilegiato lo sviluppo di capacità strategiche e militari dell'Unione Europea. Benchè oscurato dai governi, il CCPE rimane nell'agenda politica dell'UE grazie alla pressione di coordinamenti, reti associative e gruppi di lavoro di ONG, movimenti, centri di ricerca per la pace, politici e funzionari tecnici del Parlamento Europeo e della Commissione. Le associazioni italiane stanno ora seguendo un percorso analogo a quello compiuto dalla società civile e dalle chiese tedesche, le quali hanno costituito un Forum dei Servizi Civili di Pace (ZFD) che formula progetti finanziati dal Ministero tedesco per la Cooperazione e lo Sviluppo. Il dialogo tra associazioni italiane e Ministero degli Esteri Ë stato sostenuto dalla "Riflessione preliminare ad un progetto di fattibilità per l'istituzione del Corpo Civile di Pace (Servizio Civile di Pace) in Italia. Il primato dei diritti umani, della nonviolenza e della politica per la prevenzione e la risoluzione dei conflitti" (Padova, 13/6/2007), redatta dal Prof. Antonio Papisca (Centro Diritti Umani - Università di Padova) che ha raccolto le indicazioni e i suggerimenti delle associazioni aderenti al tavolo. In attesa di una ricezione di tali punti da parte delle istituzioni, il Tavolo intende proseguire il proprio lavoro di costruzione e articolazione degli Interventi Civili di Pace italiani, e aprire un dibattito politico su questo tema in tutto il paese, a cominciare dalle generazioni pi_ giovani. I contenuti di questo dibattito si intrecciano con quelli relativi alla riforma della Cooperazione Internazionale, e all'attuazione di forme di Difesa Civile non armata e Nonviolenta tramite il Servizio Civile, come fanno le associazioni della Rete Caschi Bianchi che già inviano giovani volontari del SC in zone di conflitto. Si intende cosÏ valorizzare una fondamentale conquista dell'ordinamento giuridico italiano: la sentenza n.164/85 con cui la Corte Costituzionale ha affermato che l'obbligo costituzionale di difesa della patria puÚ essere adempiuto anche senza l'uso delle armi, e che il servizio civile adempie a questa funzione con pari dignità rispetto alle forze armate. La legge n.230/98, istitutiva del nuovo Servizio Civile Nazionale, ha esplicitamente riconosciuto la responsabilità istituzionale di promuovere la sperimentazione di forme di difesa civile alternative a quella militare, e la sentenza n.228/04 della Corte Costituzionale ha ribadito che il nuovo servizio civile Ë riconducibile al dovere di difesa della patria.

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