Appunti per la riunione del 12 marzo a Bologna
di Silvano Tartarini

Ricordo i fatti e so che, nel ricordarli, inevitabilmente, li interpreto.

Nel giugno del 2003 al Forum sui Corpi Civili di Pace, decidemmo di realizzare un Coordinamento Nazionale di ong, impegnate sul tema dei ccp. Stabilimmo gli obiettivi e le funzioni del futuro Corpo Civile di Pace e stabilimmo anche da chi e come dovevano essere formati i volontari. Ovviamente, anche allora, come sempre, niente voleva essere scritto in maniera definitiva e immodificabile. Né si poteva pensare che tutto poi sarebbe andato liscio. Le cose degli uomini raramente sono lineari. Ora ci ritroveremo, spero numerosi, a Bologna per decidere assieme le modalità di una ripresa del percorso relativo al progetto di costruzione dei corpi civili di pace.

Di cosa si va a discutere? Ancora di contenuti, cioè del nostro progetto d'intervento civile nonviolento e di organizzazione, cioè, attraverso quali forme organizzativa sarà più utile procedere, e su questo spero solo che si eviti di parlare di statuti o cose simili.

Riannodo i fili:
-dopo il Forum di giugno 2003 ci eravamo coordinati nella RETE CCP e avevamo iniziato, non senza fatica, a lavorare per costruire sinergia tra di noi e al nostro esterno; per far conoscere a più largo raggio le tematiche dell'intervento dei corpi civili di pace; per „agganciare‰ le istituzioni attraverso l'elaborazione prima e la presentazione dopo della nostra proposta di legge sulla possibilità per i volontari di astenersi dal posto di lavoro per il periodo di un anno, impegnandosi nei corpi civili di pace senza perdere il lavoro;

- Con la nascita del Comitato di Consulenza per la DPN, si è ritenuto di individuare nell'IPRI un interlocutore ufficiale istituzionale sul tema della DPN e quindi dei Corpi Civili di Pace;

- Quasi contemporaneamente, poiché avevamo già deciso, che ricerca-formazione-azione fossero inserite in un unico percorso unitario, si decise per la fusione organizzativa IPRI-RETE CCP, di cui Alberto L'Abate divenne Presidente;

- L'operazione IPRI-RETE CCP finì, purtroppo, per non essere chiara a tutte le ONG facenti allora parte della sola RETE CCP. Questo, a parer mio, è avvenuto poiché, le decisioni le discutono e le prendono i presenti, e le ong membre non erano mai tutte presenti, anzi, spesso la discussione tra noi era costretta a ripetersi, perché i nuovi non sapevano quello che era già stato discusso in precedenza, e in più, va detto, che i verbali più di tanto non riescono a dire;

- Nell'ultima riunione della segreteria Ipri-Rete ccp, sono state sollevate su questo diverse obiezioni e si è deciso così di convocare una Assemblea delle ong facenti parte dell'Ipri- Rete ccp per „ poter avviare un processo di unificazione con funzioni organizzative delegate dall'assemblea.

Fino a qui, i fatti, come li ricordo.

Personalmente penso e spero che il nostro progetto esca rafforzato dalla nostra riunione di Bologna. Dico questo anche perché dovrebbe essere chiaro a tutti, ogni giorno di più, che i Corpi Civili di Pace più che un progetto sono oggi una necessità. E voglio dire che ci sono già le condizioni per costruirli da subito, almeno come esperimento pilota. Bisogna però che le varie ong interessate al progetto smettano di lavorare in solitaria e decidano di costruire assieme in sinergia un percorso interamente unitario. Non è decisivo il numero delle ong disposte a farlo; è solo importante. Decisivo sarà costruire una sinergia chiara e concordata.

Ripartire in più, sarà decisamente meglio che ripartire in meno, questo sì; ma decisivo sarà ripartire insieme nella chiarezza. Al di là dei numeri, ai Corpi Civili di Pace serve un coordinamanto di ong che si impegni seriamente e lavori all'unisono.

Questo è il primo e il più grosso dei problemi da superare. Se ci sarà questa volontà, come spero, il resto verrà da sé.

Quello che ci serve è quindi una volontà comune in un progetto comune in un'unica casa.

Il progetto comune ce l'abbiamo, anche se solo nelle sue linee generali, anche se potrà essere modificato in corso d'opera; è sul resto che va trovato un accordo. E ci serve anche una casa: fisica, intendo. I corpi civili di pace non possono vivere sotto i ponti, ne possono essere identificati ancora con singole sigle e organizzazioni. Ci serve una casa, con telefono, computer e un paio di volontari che ci lavorino sopra.

Un ufficio comune, nostro, un ufficio al quale chiunque possa fare riferimento per la DPN e i Corpi Civili di Pace, avere informazioni e darne.. E per tutto questo, personalmente, credo che dobbiamo essere un unico Coordinamento Ipri-Rete ccp, con un solo Presidente e una sola segreteria. E riprendere da subito a lavorare. Gli aspetti tecnici si potranno poi vedere e, soprattutto delegare a chi di dovere, perché le cose siano fatte al meglio.
Abbiamo tanto da fare e non vorrei che per la forma, a Bologna, finissimo per perdere di vista la sostanza.

Un caro saluto a tutti.
Silvano Tartarini
ass. berretti bianchi

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