Per un intervento dei Corpi Civili di Pace
in libano e in Israele-Palestina
di Maria Carla Biavati

Riconoscendo l’importanza e l’urgenza dell’opportunità che l’attuale Governo ci offre, l’IPRI-Rete CCP partecipa volentieri ad una formulazione di progetto comune per la realizzazione sul campo di un’azione civile che riunisca tutte le organizzazioni che si sono occupate della promozione, della formazione e della realizzazione dei corpi civili di pace.

L’Associazione Ipri-Rete Corpi Civili di Pace (IPRI-CCP)
è nata recentemente, come Associazione di Promozione Sociale iscritta al Registro della Provincia di Torino, il 27 luglio 2006, dalla fusione di due organismi con una lunga storia di ricerca e di trasformazione nonviolenta dei conflitti. L’IPRI, fondato a Napoli nel 1977, come sezione italiana della prestigiosa IPRA (Internazional Peace Research Association), raggruppa molti ricercatori italiani che in varie università, o in centri di ricerca e di studio, o come membri attivi di varie ONG, si sono occupati e hanno studiato a fondo le attività di Difesa Popolare Nonviolenta e gli interventi all&Mac226;estero in situazioni di conflitto armato. Esso ha organizzato molti convegni e pubblicato una serie di studi che sono una base fondamentale per l&Mac226;approfondimento di queste tematiche. La Rete Italiana dei Corpi Civili di Pace si è sviluppata progressivamente in questi ultimi anni (il primo incontro è del 2001) mettendo insieme, a rete, varie ONG e associazioni tradizionali del mondo della nonviolenza italiana, cercando di coordinare le loro attività di intervento all&Mac226;estero in situazioni di preconflitto. I tipi di intervento privilegiato sono stati: l&Mac226;appoggio ai gruppi locali, in queste situazioni, che utilizzavano gli strumenti della nonviolenza per la difesa dei propri diritti, l’organizzazione di vere e proprie “Ambasciate di Pace” in quelle località per studiare a fondo i problemi connessi alla possibile esplosione del conflitto e per cercare di trovare delle vie per una soluzione pacifica prevenendone l’esplosione, l&Mac226;attivazione di incontri tra le parti in conflitto per cercare delle soluzioni concordate, l’organizzazione di marce o di interventi di molte persone, per un periodo di tempo limitato, appoggiare iniziative di pace delle due parti, e drammatizzare la situazione in modo da stimolare un intervento responsabile della comunità internazionale; la formazione alla nonviolenza, al rispetto dei diritti umani, al dialogo interetnico e alla riconciliazione di membri attivi della società civile dei due contendenti. Le aree in cui si sono sviluppati questi interventi, spesso tuttora in atto, sono,: Palestina-Israele; Iraq, Ex-Jugoslavia (sia nel Kossovo, che in Serbia e in Bosnia), Colombia, in appoggio alle locali comunità di Pace, Burundi. Le organizzazioni che fanno parte di questa rete sono: Alon (Forlì), Associazione per la Pace, Berretti Bianchi Onlus, Campagna per l&Mac226;Obiezione di Coscienza alle Spese Militari, Centro Studi Difesa Civile, Centro Studi Sereno Regis, GAVCI, Lega Obiettori di Coscienza, Movimento Internazionale per la Riconciliazione, Movimento Nonviolento, Operazione Colomba, Pax Christi, Servizio Civile Internazionale, SISPA (Società Italiana Scienze Psicosociali per la Pace). Aderisce anche, con appoggio esterno, PBI Italia (Peace Brigades Internatinal , sez.Italiana)

Legislazioni

Il governo spagnolo ha già approvato una legge (n.27/2005) che prevede l’organizzazione di questo tipo di intervento.

Il Parlamento Europeo nel 1995 ha approvato una mozione per lo studio e la creazione di un Corpo Civile di Pace, composto da persone preparate all’azione nonviolenta, da utilizzarsi prima durante e dopo l’esplodere dei conflitti armati.
In alcuni paesi tra cui l’Italia sono state approvate leggi che riconoscono la difesa civile non armata e nonviolenta come un diritto ed uno strumento per la risoluzione dei conflitti. Il movimento per la pace lavora già da anni sul campo con progetti di monitoraggio, interposizione e di formazione civile alla nonviolenza.

L’Unione Europea afferma di agire a favore di un mondo multipolare. Essa cerca di uscire dall’opzione militare come soluzione per gestire le crisi internazionali. La risoluzione del conflitto medio-orientale e’ l’occasione per concretizzare questo orientamento politico. E’ auspicabile che la forza internazionale d’intervento civile possa ricevere mandato anche da organizzazioni internazionali come la Comunita’ Europea e l’Onu.

La forza internazionale d’intervento civile deve affermare una totale solidarietà ai popoli colpiti dalla guerra.

Sulla base delle esperienze maturate dalle organizzazioni che aderiscono alla reteccp, nei loro progetti realizzati in Israele-Palestina e Libano, riteniamo che il movimento per la pace sia oggi maturo per promuovere, nella massima unità possibile, un primo esperimento pilota di intervento di ccp in zona di conflitto.

Inoltre la presenza in Libano dei caschi blu dell’ONU, tra i quali, è rilevante l’impegno delle forze armate italiane, ci sembra l’ambito più adatto per far partire un’azione di presenza civile che, se svolta con professionalità e competenza, sarebbe in grado di dimostrare la sua reale utilita’ e di favorire la realizzazione di un ulteriore intervento in Israele–Palestina.

Il dispiegamento di una forza internazionale d’intervento civile non è pensabile che con l'accordo, o almeno la tolleranza, delle parti in conflitto. La presenza di volontari disarmati non può essere percepita né come aggressione, né come occupazione, per questo il governo israeliano potrebbe finalmente accettare ufficialmente una presenza internazionale sul proprio territorio.
Un’azione civile sarebbe la piu’ indicata ad operarvi proprio per la sua composizione non militare, per la sua capacita’ di effettuare un monitoraggio della popolazione e per facilitare un dialogo dal basso tra tutte le componenti della rete sociale, che aiuterebbe i rappresentanti politici a rilanciare nuovi negoziati.

Il progetto, realizzato con il riconoscimento del Governo Italiano, potra’ eventualmete essere proposto per una sua internazionalizzazione a Nonviolent Peaceforce e European Network for Civil Peace Services.

Il progetto dovrà essere distinto dal militare e autonomo nelle proprie decisioni. Dovrà perciò concordare con il militare tutto il necessario, senza minare il proprio percorso alternativo e la propria autonomia.

Riprendiamo qui i punti essenziali della nostra proposta
che definisce i Corpi Civili di Pace come
“Forza di Intervento Civile Nonviolento”

LA SOLUZIONE NON SARA’ MILITARE
La coesistenza pacifica dei popoli israeliano, palestinese e libanese si basa sullo stabilirsi di relazioni fondate su giustizia ed equità. Le fondamenta della pace si costruiscono sul terreno delle società civili, appoggiandosi alle reti dei cittadini impegnati, in ciascuna delle parti, per la democrazia, la giustizia ed il rispetto dei diritti umani.

RISPETTO DEL DIRITTO INTERNAZIONALE
Una pace giusta e duratura nella regione deve fondarsi sulle Convezioni di Ginevra e sulle risoluzioni già adottate dalle Nazioni Unite. Queste ultime, riconoscendo il diritto di ciascun popolo a vivere in sicurezza in uno stato indipendente e riconosciuto dai vicini, costituiscono una solida base internazionale alla quale dovrà fare riferimento qualsiasi regolamentazione del conflitto E’ fondamentale che diritto e giustizia siano rispettati, affinché queste popolazioni vivano un giorno insieme in sicurezza e dignità nei due Stati reciprocamente riconosciuti, Israele e Palestina, assicurando normali rapporti di vicinato con il Libano.

OGNI VIOLENZA E’ UN OSTACOLO ALLA RISOLUZIONE DEL CONFLITTO
In questo scenario, ormai deteriorato ed esausto, ciascun soggetto politico impugna i crimini dell’altro per giustificare i propri assassinii nel nome del diritto alla legittima difesa. Alla fine, questa politica doppiamente suicida produce un solo perdente; le popolazioni dell’area. Che, ostaggio di questa violenza, non sono piu’ in grado di imprimere una propria volonta’ all’azione politica nei loro paesi, ma subiscono il ricatto della paura e della necessita’ economica che li strumentalizza negli ambiti immutabili di un antagonismo con il “nemico” cristallizzando cosi’ ogni speranza di un reale cambiamento e ancor piu’ di un superamento del conflitto.

LA PACE SARA’ COSTRUITA DAGLI OPERATORI DI PACE ISRAELIANI, PALESTINESI, LIBANESI E INTERNAZIONALI
Le società civili di ciascuna delle parti in conflitto, sono chiamate a giocare un ruolo decisivo nella ricerca di una soluzione politica che permetta di costruire una pace duratura. Ci sono già delle reti di cittadini/e che, anche all’interno della propria comunità, hanno oggi il coraggio e la lucidità di opporsi alla logica della guerra. Queste reti devono godere della cooperazione e dell’appoggio della comunità internazionale. Alcune associazioni israeliane, palestinesi e libanesi operano per la pace e lavorano quotidianamente per il diritto, la giustizia e il dialogo. E’ presso queste associazioni che è necessaria la presenza di volontari.

UNA TERZA PARTE
Oggi le linee di frattura non sono tra israeliani e palestinesi, ne solamente tra Israele e Hezbollah o Hamas ma bensi’, tra quelli che in Medio Oriente vogliono privilegiare il “vivere insieme” e quelli che predicano il “ripiegamento” all'interno della propria esclusiva comunità. In questo senso, l'intervento di una terza parte all’interno dei due fronti, vuole significare una reale dimostrazione dell’universalita’ dei diritti umani e, nei fatti, agire concretamente per mettere in luce le esigenze legittime di tutte le parti.

Per tutte queste ragioni, il progetto d’intervento dei ccp vuole incoraggiare gli operatori di pace israeliani, palestinesi e libanesi a riappropriarsi dei valori in gioco nel conflitto, oggi ancora “confiscati” dalla logica della guerra. La creazione e l’invio di una forza internazionale di intervento civile in medio oriente mira cosi a favorire le condizioni per il dialogo tra le societa’ civili.

Bisogna anche considerare la particolare realta’ della societa’ civile libanese che, durante il lungo periodo di guerra civile, si e’ arricchita di una notevole esperienza nella costruzione di reti di solidarieta’ composte da organizzazioni civili che tuttora operano. Sia nel formare operatori, seguendo le tecniche e le teorie nonviolente, che monitorando il rispetto dei diritti umani all’interno della loro societa’.
Dobbiamo inoltre ricordare le numerose reti di donne, attivissime in tutto il paese (tra cui anche le donne in nero libanese), e le notevoli potenzialità di gruppi di trainers nonviolenti libanesi che già lavorano in tutto il Medio Oriente.

Per brevità elenchiamo, in fondo al testo, soltanto alcune delle principali organizzazioni civili Libanesi con cui varie organizzazioni non governative italiane hanno lavorato durante questi ultimi 15 anni.

Formazione

Esistono percorsi e metodi per preparare i volontari all’intervento civile di pace. Le reti di formatori, nazionali e internazionali addestrano i volontari alle metodologie per la risoluzione nonviolenta dei conflitti, attraverso lo studio delle dinamiche di gruppo e dell’atteggiamento personale. Dell’analisi dei rischi e dei mezzi che dovranno essere usati per affrontarli con metodi nonviolenti.

Sulla base delle proprie consolidate esperienze di formazione di personale atto all’intervento nonviolento in situazioni di conflitto; l’IPRI-Rete Corpi Civili di Pace si rende disponibile a ricercare un congruo numero di persone che abbiano acquisito una collaudata esperienza ed una verificabile professionalità in questo campo.
Ci si impegna inoltre a mantenere continui rapporti con gli altri paesi europei ed extra-europei che vorranno partecipare e collaborare alla formazione dei volontari.

Non specifichiamo nominalmente le numerose reti di formazione ed i professionisti che potranno collaborare alla formazione dei volontari, per elencarli/e piu’ estesamente nel progetto conclusivo.

Obiettivi e azioni della Forza Internazionale d’Intervento Civile

Per uscire dalla logica di guerra
Per rafforzare lo spazio di dialogo degli operatori di pace
Per creare le condizioni di una soluzione politica del conflitto.
Per far regredire le paure e abbassare la sensazione di insicurezza,
Per dissuadere gli attori armati nei due campi dal commettere atti di violenza contro civili

I volontari potranno intervenire sul terreno grazie ad azioni di:
Valorizzazione degli operatori di pace locali e dei loro progetti.
Rafforzamento delle condizioni per il dialogo delle societa’ civili
Coabitazione con la popolazione locale
Accompagnamento dei civili
Mediazione tra le differenti posizioni in campo
Osservazione del rispetto dei diritti umani in siti sensibili
Interposizione laddove la situazione lo richieda

Per la reale efficacia dell’intervento, si ipotizza la costituzione di un gruppo esplorativo che prenda contatto con tutte le realtà sul territorio e cotruisca un’opportunità di presenze permanenti dislocate nell’area dei paesi interessati. Al gruppo di volontarie e volontari italiani si potranno aggiungere membri di tutti i paesi europei ed eventualmente extraeuropei che vorranno aderire al progetto.

L’IPRI-Rete Corpi Civili di Pace, chiede al proprio governo, anche in omaggio agli impegni programmatici presi dall’Unione, di attivarsi presso l’ONU, l’Unione Europea e il Governo Israeliano affinché tale intervento diventi realtà. Si chiede pertanto di prevedere un adeguato stanziamento finanziario per rendere operativo l’intervento. Preferiamo non indicare qui’, cifre di budget approssimative che verranno meglio definite.

L’IPRI-Rete Corpi Civili di Pace insieme alle altre organizzazioni riunite in coordinamento per la realizzazione di questo intervento, si rendono infine disponibili a concordare, insieme con l’amministrazione governativa delegata a tale compito, tutti gli aspetti che permettano di trasformare questo progetto in una realtà concreta e operativa.


IPRI RETECCP
INTERNATIONAL PEACE RESEARCH INSTIRTUTE (Italian Branch)
Rete Corpi Civili di Pace



**ESEMPI DI OPERATORI DI PACE LIBANESI:

The Arab NGOs Network for Development (ANND)
http://www.annd.org/subindex.asp

Cultural Center for southern lebanon

Lebanese Center for Policy Studies

Lebanese Association for Democratic Election

Kafa Nahwa al-Muwatinija

Spring Hints

Ahyya Bina

Lebanese Transparency Association

Amam05

Lebanese Center for Civic Education

Let’s Build Trust

CRTD-A

Solida

National Association for Vocational Training and social services

Lebanese Development Pioneers

Nadi Li Koul Alnas

Lecorvaw

Samidoun

The Cultural Mouvement-Antelias

Jean Daoud LACR

Ogarit Yunan
Institute for Human Rights (Bar Association)

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