Martedì 2 Ottobre 2007
da R2 di repubblica


Nel'74, il
paese sotto la dittatura prende il nome di
Repubblica Socialista di Birmania
Shwe, 74 anni, e il suo vice
Maung Aye, 69 anni - creano nel
cuore del paese un ghetto di lusso,
lontano dall'agitazione di
Rangoon, la capitale destituita,
dove hanno stroncato con un
bagno di sangue, diciannove anni
fa, un vasto movimento popolare
in favore della libertà. Dotata
di una stazione balneare affacciata
su un grande serbatoio
d'acqua, con onde artificiali,
Nyapyidaw dovrebbe essere finita
nel 2012.
Quella città-caserma, dove si
insedieranno i poteri pubblici
isolandosi dalla società che dovrebbero
amministrare, non ha
alcun senso sul piano strategico,
perché facile da colpire. Ma essa
rassicura i generali che l'hanno
dedicata ai grandi monarchi
della storia birmana. Than
Shwe, il quale si fa puntualmente
curare a Singapore per - si dice
- un cancro all'intestino, e
Maung Aye, pure lui afflitto da
un identico male alla prostata,
hanno scelto l'isolamento, la reclusione,
come se la storia si
svolgesse a ritroso. Un video del
2006 ha svelato quella società
militare estranea al paese: qual-
Ibirmani, si dice, sono un
popolo di guerrieri e gli
orizzonti della loro terra
sono ornati dagli eleganti
tetti delle pagode popolate
di monaci mendicanti.
Nel corso dei secoli si sono spesso
sbudellati con i vicini siamesi,
abitanti della Tailandia d'oggi,
pur condividendo con loro la
fervente pratica del buddismo
del „piccolo carro” (o Theravada).
Ci si può chiedere se questo
Paese, ribattezzato di recente
Myanmar dal regime militare,
non sia un errore. Uno sbaglio.
Per il momento, il divorzio tra i
due profili del paesaggio birmano
sembra totale: da un lato il
soldato in tuta mimetica dall'altro
il monaco con la veste color
cannella. I religiosi che manifestano
in favore della libertà sono
stati arrestati, picchiati, defenestrati.
Le loro pagode sono accerchiate
dall'esercito e avvolte
nel filo spinato. Le principali
città, Rangoon e Mandalay, sono
sottoposte a un comando militare
e al coprifuoco notturno.
La sangha, la comunità religiosa
buddista, ha avuto un ruolo
nel nazionalismo birmano. I
monaci che si sono opposti al
colonialismo britannico oggi
sono considerati dei martiri. I
bonzi mendicanti, presenti di
primo mattino nelle strade, a
piedi nudi e a testa bassa, per
raccogliere l'elemosina dei fedeli
inginocchiati al loro passaggio,
hanno partecipato di persona
al movimento che ha condotto
all'indipendenza, proclamata
il 4 gennaio 1948. Per certi
aspetti la legittimità del potere
dipende da loro, ed è per questo
che i generali hanno sempre
corteggiato la gerarchia religiosa,
offrendo doni alle pagode o
assistendo alle cerimonie.
Questa volta il rapporto si è inquinato.
I bonzi hanno capovolto
le loro ciotole, per manifestare
il rifiuto delle offerte fatte dai
militari o dai membri delle loro
famiglie. Un gesto che equivale
a una scomunica. In un universo
in cui credenze e superstizioni
si confondono, in cui il karma
- la buona o la cattiva sorte nella
tradizione popolare - ha tanta
importanza, quel gesto non ha
soltanto un valore simbolico. Fa
paura. "Noi marciamo col popolo
", hanno proclamato i monaci
capovolgendo le ciotole e
scendendo in piazza.
Un esempio illustra bene come
i birmani siano arrivati allo
scontro: Nyapyidaw, la „dimora
dei re". Dalla fine del 2005, nella
giungla allora infestata dalla
malaria, a circa quattrocento
chilometri a nord di Rangoon,
sta spuntando da terra una città
affiancata da un enorme bunker
riservato ai capi militari. Imprenditori,
la cui fortuna proviene
per alcuni dal narcotraffico,
costruiscono laggiù una
nuova capitale con viali abbastanza
larghi per servire da piste
d(atterraggio in caso d'emergenza.
Là i generali si fanno erigere
edifici sontuosi. Là lo stato
maggiore disporrebbe di un
centro modernissimo di trasmissione
e di tunnel attraverso
i quali abbandonare la città.
Vecchi generali, al tempo
stesso alleati e rivali - Than
l'esercito ha preso il potere e il
generale Ne Win ha optato per
una „via birmana al socialismo”.
Ha anzitutto promosso una serie
di nazionalizzazioni rivelatesi
disastrose per l'economia del
paese, allora ritenuta la più promettente
della regione. L'impoverimento
e alcune misure economiche
aberranti hanno provocato
le manifestazioni del
1988, di cui è stata la portavoce
Aung San Suu Kyi, figlia di un
eroe dell'indipendenza assassinato
nel 1947 e futuro premio
Nobel per la Pace nel 1991. I militari
hanno disperso quelle manifestazioni,
come si sa, con i fucili.
Da allora, Suu Ky, icona della
libertà, ha trascorso dodici su diciotto
anni in prigione o in residenza
sorvegliata.
Nel frattempo l'esercito è passato
da duecentomila uomini a
più di quattrocentomila, equipaggiati
da una Cina cui interessa
il gas birmano, un accesso al
Golfo del Bengala e, in generale,
ai buoni affari che hanno già attirato
un milione di immigrati in
Birmania. Pechino avrebbe fornito,
negli ultimi quindici anni,
più di un miliardo e mezzo di euro
d'armi all'esercito birmano.
Gli uomini in uniforme sono
oggi almeno altrettanto numerosi
dei monaci con la tonaca. E,
soprattutto, la „via socialista‰ è
stata sostituita da una „via capitalista”
che rende felici i detentori
del potere e i loro amici. E
Nyapyidaw, la costosa nuova
capitale, è il simbolo concreto di
tutto questo.
A far traboccare il vaso, questa
volta, il 15 agosto, è stata la soppressione
delle sovvenzioni al
carburante, che ha rilanciato
l'inflazione in modo vertiginoso.
Tra la sorpresa generale,
questa nuova scelleratezza ha
spinto i bonzi nelle strade. L'esasperazione
ha superato la
paura, fino a quando si è abbattuta
sui manifestanti la repressione
militare.
Ma i generali non hanno potuto
ignorare le „preoccupazioni‰
dei loro alleati cinesi, non tropcuno
ha filmato il ricevimento
per il matrimonio della figlia del
capo dello Stato, svoltosi con
gran sfavillio di diamanti e con lo
champagne che scorreva a fiumi
tra le centinaia di invitati, in un
decoro da palace a sei stelle, per
nuovi ricchi.
Questa situazione è la conseguenza
di un lungo deterioramento.
Nel 1886, dopo tre guerre,
i conquistatori britannici
hanno annesso quel vasto territorio
al loro Impero delle Indie.
Nel 1937 hanno poi disegnato
un'entità a parte di quel mosaico
di piccoli reami o di principati
mal delimitati.
Dopo l'occupazione giapponese
(1942-1945), durante la Seconda
guerra mondiale, l'hanno
riconquistato e poi gli hanno accordato
l'indipendenza. La Birmania-
Myanmar ha adesso una
popolazione che si aggira tra i 47
e i 55 milioni, nessuno sa la cifra
esatta, di cui un terzo è formato
da minoranze etniche, a volte
dotate di piccole forze armate.
Dopo l'indipendenza, strappata
nel 1948, l'esperienza democratica,
piuttosto confusa,
non è durata a lungo.
Dall'indipendenza sono state
sacrificate due generazioni. Negli
ultimi vent'anni l'insegnamento
superiore, cuore dell'opposizione
alla giunta militare, è
stato sospeso per la metà del
tempo. I cervelli sono fuggiti da
un'atmosfera irrespirabile e le
prigioni sono affollate. Per mantenere
il loro stile di vita i generali
si adeguano alla mondializzazione,
ai contratti vantaggiosi,
agli scambi commerciali, agli
affari illeciti e leciti. Ma, cattivi
uomini di governo, restano incerti
tra il patnerariato con i loro
vicini e un isolazionismo di cui
Naypyidaw è il simbolo più evidente.
Non si parla ancora di
dialogo.





TOP