Intervento sull'Ambasciata di Pace e sul ruolo dei Corpi Civili di Pace
di Silvano Tartarini
segretario delle associazioni IPRI-Rete CCP e Berretti Bianchi


La guerra è la violenza più alta ed è da sempre esercitata solo dagli Stati.
Oggi, molti stati sostengono di utilizzarla contro il terrorismo. Ma, in
realtà, la guerra nasconde molti interessi economici e non ha mai
giustificazione agli occhi dei popoli che la patiscono. Per i nonviolenti e
per il popolo della pace la guerra è il crimine più grande contro l’umanità.
Per uscire da questo orrore, che fa stragi e disordine sul pianeta, parte
della società civile internazionale si è, da tempo, posta il problema di
togliere il diritto di comandare sulle nostre vite ai militari, di
modificare la politica estera degli Stati e di andare verso un mondo
disarmato. I Berretti Bianchi sono uno spezzone di questa parte di società
organizzata allo scopo di opporsi al crimine della guerra ovunque si tenti
di commetterlo. Il nostro obiettivo, fin dalla nostra nascita come
associazione, è stato ed è di convincere i governi ad adottare nuovi
strumenti di intervento nonarmati e nonviolenti per la risoluzione dei
conflitti.

Questi strumenti sono oggi da noi individuati nei corpi civili di pace e
nelle ambasciate di pace.
Oggi, nel e tra il movimento nonviolento e pacifista, si parla molto e
solamente, in genere, di corpi civili di pace. L’interesse verso questo
nuovo strumento di pace è oggi, ed è una cosa buona, notevole e in crescita
esponenziale, ma i più dimenticano o non sanno che l’altro strumento di
pace, le ambasciate, non è meno importante e, anzi, viene prima.
Nel nostro statuto sta scritto: “I Berretti Bianchi ritengono che
l'interposizione e la diplomazia popolare debbano prevalentemente attivarsi
prima dell'accendersi del conflitto armato attraverso la realizzazione di
Ambasciate di Pace in tutte le zone a rischio del Pianeta.

La creazione di un'Ambasciata di Pace, con presenza di Berretti Bianchi su un determinato territorio, costituisce, su quel territorio, una prima efficace forma di prevenzione alla guerra”.
Il concetto sostenuto è che l’ambasciata di pace assolve ad un ruolo di
prevenzione, ma, poiché, anche l’interposizione e la diplomazia popolare
servono a prevenire o evitare lo scontro, è necessario precisare che gli
strumenti sono diversi e diversi sono i tempi di intervento.
L’ambasciata si attiva prima e diventa motore di attivazione di successivi
interventi in prima persona ( diplomazia popolare) o/e chiedendo l’aiuto di
altri strumenti ( corpi civili di pace) per realizzare interposizione ed
estendere la propria azione di diplomazia popolare.
Se è ovvio che l’ambasciata di pace faccia diplomazia popolare, anche
tramite altri ( ccp) è interessante rilevare come faccia anche
interposizione, in una certa misura, tramite se stessa.
Infatti, nel nostro statuto sta anche scritto: “ I Berretti Bianchi
intendono per interposizione tutte quelle azioni umane od elementi ideali o
simbolici che intervengano a bloccare un possibile conflitto armato tra due
o più parti”.

E’ questa, dunque, una interposizione ideale ma “oggettiva” perché simbolica
di una volontà popolare internazionale che si oppone fermamente alla guerra.
Sempre nel nostro statuto c’è scritto:
“I Berretti Bianchi intendono per diplomazia popolare tutti quegli
interventi nella società civile tesi a ricostruire o consolidare un tessuto
di rapporti umani, pacifici e solidali tra gruppi diversi nel rispetto dei
bisogni delle persone e delle loro aspirazioni ideali”.
Qui, il concetto esprime la necessità di risiedere sul territorio, la
necessità del “contatto fisico”, del ridare voce alle persone, il legame del
comune bisogno di pace.

Quindi, il risiedere sul territorio è un fatto precipuo dell’ambasciata, che
la distingue e la caratterizza e il fatto che l’interposizione non sia solo fisica affida un ruolo all’ambasciata in quanto tale.
Cioè, dobbiamo essere coscienti, che già solo l’apertura dell’ufficio
ambasciata può essere in grado di fare, in una prima misura, interposizione
e diplomazia popolare o, quanto meno, predisporre a questo la situazione.
Ovviamente, una ambasciata di pace non si ha perché viene aperto un ufficio
a cui viene dato il nome di ambasciata, perché non è una questione di mera
etichetta, ma di sostanza politica. Cioè, chi apre una ambasciata di pace
deve avere i titoli politici di pace per farlo. Più sono alti i titoli e più
saremo in grado di incidere sulla situazione.

Fra i titoli c’è, ovviamente, la coscienza politica di quello che si va a
fare e c’è il nostro peso politico e organizzativo.
La coscienza politica è una consapevolezza precisa di cosa significa il
nome “ambasciata di pace”, significa sapere che, oltre quello che già ci
siamo detti, il nome indica anche la rinuncia a una delega sbagliata. Fino
alla eliminazione della guerra dal pianeta va ritirata la delega, così come
oggi esiste, agli eserciti e agli stati e va aperta una contrattazione con i
governi per il superamento degli eserciti. L’ambasciata di pace significa e
fa in primo luogo questo.

E’ simile a quello che intendeva fare e non ha fatto l’ Organizzazione delle
Nazioni Unite quando si è costituita per salvare le future generazioni dal
flagello della guerra. E lo statuto dell’ONU indica bene chi fosse allora
sceso in campo contro la guerra quando inizia con queste parole:
NOI, POPOLI DELLE NAZIONI UNITE, DECISI ecc..
Non dice noi stati, bensì noi popoli, anche se, è vero, che i membri
dell’organizzazione saranno poi gli stati, a partire per primi da quelli,
che presero parte alla Conferenza di San Francisco il 26 giugno 1945.
Purtroppo, questo è un triste dato di fatto poiché non sempre, o quasi mai,
il concetto di popolo coincide con il concetto di stato.

Quindi, con l’ambasciata di pace, la società civile “cosciente e
organizzata” apre un suo ufficio in difesa della pace, anche per riannodare
il filo interrotto nel percorso dell’ONU (per realizzare in non realizzato
articolo 1 dello Statuto delle Nazioni Unite)
I compiti dell’ambasciata di pace sono, dunque, quelli di una organizzazione
di pace sovranazionale, la cui autorità è data dalla volontà di pace dei
popoli del pianeta.

Compiti effettivi sul territorio:
- l’ambasciata di pace è un portare aiuto ( politico), che, come primo
passo, apre le comunicazioni tra una popolazione oppressa dalla guerra o
meno e le altre e le apre secondo modalità nonviolente e di rispetto e di
valorizzazione delle diversità;
- illuminare, cioè rendere noto quello che è nascosto ( osservatorio
permanente di pace), denunciando le violazioni dei diritti umani, politici e
sociali;
- riferimento e supporto logistico e organizzativo per tutte le OING che
intendano contribuire alla pace e aiutare le popolazioni colpite dalla
guerra;
- riferimento per ong locali o popolazione locale per lavorare assieme alla
costruzione della pace.

L’anbasciata di pace è, dunque, uno strumento della diplomazia dei popoli
che ha compiti sovranazionali relativi al mantenimento della pace. Quando
una o alcune ong italiane aprono una ambasciata di pace in un determinato
altro paese è possibile che, in una certa misura, rappresentino anche una
volontà di pace italiana, che potrebbe persino- in un futuro-coincidere con
la volontà dello stato italiano. La volontà di pace che porta avanti
l’ambasciata è, tuttavia, necessariamente sovranazionale, perché riguarda
tutto il pianeta, ma niente vieta- ed è anzi augurabile- che sia presto
sopranazionale e di pace anche la volontà del governo e dello stato
italiano. Del resto, riguardo alla pace, la nostra costituzione apre una
strada in questa direzione.

I corpi civili di pace (ccp) vanno visti nella stessa logica e nella stessa
direzione. Ma quale relazione esiste tra i due strumenti di intervento di
pace?
Non si tratta di capire chi è l’uovo e chi la gallina, perché sono due
strumenti complementari, ma diversi.
Lo strumento ambasciata ha avuto più difficoltà di operare fino ad oggi
perché, abbiamo visto, richiede una presenza stabile e continuata dello
stesso pacifismo nonviolento internazionale ( cioè stesse persone, quindi
tempi di soggiorno più lunghi)) su un determinato territorio, mentre lo
strumento ccp ha avuto modo di intervenire, con diversi risultati, in varie
zone perché non richiede necessariamente la presenza delle stesse persone,
che si possono alternare e, quindi, rimanere per periodi più brevi.
L’ambasciata ha bisogno di un numero limitato di persone mentre i ccp hanno
bisogno di un numero superiore di presenze. Fino ad oggi, quello che in
alcune circostanze si è verificato, è stata una presenza a mezza strada tra
l’uno e l’altro strumento di pace. Questa presenza “ a mezza strada” nelle
zone di conflitto è stata quasi sempre chiamata con il nome di ccp.
Oggi che abbiamo un dialogo con il governo sul tema dei ccp, dialogo che il
governo pare intenzionato a proseguire, dobbiamo tenere presente queste
differenze per capire bene in che modo e attraverso quale forma
istituzionale ci sarà più utile che vengano riconosciuti, un giorno, i ccp e
le ambasciate di pace.




AMBASCIATA DI PACE: definizione, compiti e linee operative.
L'ambasciata di pace è, a un tempo, la presa d'atto dei nuovi compiti del
movimento pacifista ( oggi che l'intervento armato è di fatto uno strumento della politica dei governi- in particolare di quello americano- e che la NATO tenta di sostituirsi al ruolo dell’ONU) e il tentativo di dotare il movimento pacifista internazionale e, quindi, le popolazioni del nostro pianeta, di uno strumento nuovo di opposizione reale alla guerra. Questo progetto si muove idealmente sulla stessa linea di altri interventi precedenti
( Volontari di pace in medio oriente, Beati i Costruttori di Pace,
Associazione Papa Giovanni XXIII, Gulf Peace Team, Berretti Bianchi e altri)
che avevano cercato e cercano di opporsi alla guerra costruendo embrioni di forze di interposizione e percorsi di diplomazia popolare.

NATURA: l'ambasciata di pace è uno strumento della diplomazia dei popoli. Il suo nome completo è: AMBASCIATA DI PACE-CENTRO INTERNAZIONALE DI DIPLOMAZIA DEI POPOLI sede di.........................................
In quanto diplomazia dei popoli l'ambasciata di pace deve essere autonoma da tutti i governi nello svolgimento delle proprie attività. L'ambasciata di pace è uno strumento della società civile e delle popolazioni e da queste
sole deve trarre le sue linee di lavoro. E’ tuttavia possibile e augurabile
un dialogo con le istituzioni locali, nazionali e internazionali, che porti
rapidamente al riconoscimento e al finanziamento di questa importante
struttura della società civile.
Per società civile s'intende, nell'immediato, fare riferimento a tutte
quelle organizzazioni internazionali e non che operano sul nostro pianeta
nei più diversi settori del volontariato e che intendano oggi farsi carico di questo compito.

COMPITI DELL'AMBASCIATA DI PACE:

1) Aprire e consolidare le comunicazioni tra i popoli.
E' il primo dei compiti dell'ambasciata di pace. Si tratta di far conoscere tra di loro popolazioni diverse, superando le difficoltà che, spesso, i governi vi frappongono. Si tratta di lavorare alla costruzione di solide relazioni sociali
e umane che siano in grado di opporsi, un domani, alla costruzione
dell'immagine del nemico ( scambi culturali, religiosi, artistici ed economici su basi equo-solidali). SU QUESTA LINEA SI TRATTA, IN PARTICOLARE, DI OPPORSI ALL'EMBARGO USATO A FINI DI POTENZA ( embargo come strumento di guerra).

2)Aiutare le popolazioni a prevenire la guerra quando si creano forti
tensioni in un dato territorio, monitorando il contesto, facendo appello alla solidarietà internazionale e aiutando le ong locali ad organizzarsi per la prevenzione. Aiutare le popolazioni che, in seguito a guerre, esodo forzato, embargo, epidemie o disastri ambientali, si trovano in stato di bisogno
a ricostruire un tessuto sociale devastato e a ricostruire una situazione di
vita “normale”. In particolare, in presenza di un numero elevato di profughi, è necessario lavorare per evitare la divisione dei nuclei familiari e l’invio delle persone in posti non desiderati. Se possibile, bisogna al contempo lavorare per evitare il soggiorno, per un lungo tempo, di troppe persone
in un unico posto.

3) Essere strumento di supporto logistico e organizzativo per tutte le OING
che intendano contribuire alla pace con aiuto politico e anche umanitario
diretto in specifico ai profughi o, più in generale, alle popolazioni colpite dalla guerra.

4) Informare correttamente la Comunità internazionale sulle condizioni di
vita delle popolazioni, sull'eventuale non rispetto dei diritti umani, che può avvenire all'interno, da parte di gruppi o del governo, e dall'esterno a causa di aggressioni militari o economiche.
Il ruolo dell'informazione, importantissimo in genere, lo diventa di sicuro
in periodo pre-bellico.

E' ALLORA CHE UNA CORRETTA INFORMAZIONE, SUFFICIENTEMENTE DIFFUSA, PUO' SVOLGERE UN REALE COMPITO DI INTERPOSIZIONE TRA LE PARTI IN CONFLITTO ( Osservatorio Permanente di Pace).

5) Con la realizzazione dei quattro precedenti punti, l'Ambasciata di
Pace-Centro Internazionale di Diplomazia dei Popoli raggiunge il proprio obiettivo centrale che è quello di lavorare per PREVENIRE I CONFLITTI TRA I POPOLI presentando, di volta in volta, alla Comunità Internazionale proposte di mediazione di conflitto.

LINEE DI LAVORO OPERATIVE:
L'ambasciata di pace, in una prima fase, cioè quando ancora non è
riconosciuta da alcun organismo nazionale o internazionale deve disporre, se
non di un riconoscimento, almeno di una accettazione del Paese ospite, deve prendere contatti con eventuali organismi dell'ONU presenti sul territorio e soprattutto con associazioni, gruppi, partiti politici e autorità civili e religiose. In assenza di tutto questo ( in realtà dittatoriali duramente repressive) deve riuscire a rapportarsi direttamente alla popolazione attraverso la difesa
dei diritti umani calpestati e anche attraverso i meccanismi dell'aiuto
umanitario.

Il fine è quello di essere in grado, all'occorrenza, di conoscere a fondo i
problemi e di disporre della sufficiente credibilità per favorire il metodo negoziale nella soluzione del conflitto. PER SOSTENERE IL METODO NEGOZIALE SEMPRE E' NECESSARIO CHE L'AMBASCIATA LAVORI SULLA VOLONTA' DI PACE DELLA GENTE CHE SUBISCE LA
GUERRA.
Gli strumenti di queste linee di lavoro sono sostanzialmente due:
a) la capacità di ascolto
b) la capacità di dare aiuto.

CAPACITA' DI ASCOLTO: è la capacità che possiamo riassumere con la volontà di non rappresentare mai noi stessi, di non parlare di noi,
bensì di avere sempre presente la nostra necessità di conoscere gli altri.
Bisogna sempre ricordarsi che, fuori di questa necessità, non esiste un
interesse dell'ambasciata di pace; perché non è possibile opporsi alla guerra non avendo a cuore il bisogno di conoscere l'altro. Senza questa conoscenza, inoltre, ci sarà impossibile costruire solidarietà per tentare di opporci alla guerra.

CAPACITA' DI DARE AIUTO: è indubbio che qualsiasi ambasciata di pace, anche la peggio organizzata, avrà una certa capacità di dare aiuto. Ma per essere veramente produttivo questo aiuto dovrà distribuirsi e interporsi; sarà necessario cercare di vedere e capire i problemi dalle diverse angolazioni delle parti in conflitto perché l'intervento dell'ambasciata di pace deve tendere a costruire, fuori e dentro il paese in cui opera, SOLIDARIETA' per tutti e non solo per una parte. Da questo atteggiamento dipenderà molto della fiducia che le popolazioni potranno riporre nello strumento “ambasciata di pace”. Per non incrinare la solidarietà tra i singoli e le popolazioni dovremo
sempre attenerci a questa regola:
NON PROMETTERE MAI QUELLO CHE NON SIAMO SICURI
DI POTER MANTENERE.

RIFERIMENTO ALLE ONG LOCALI: l'ambasciata, quale Centro Internazionale di Diplomazia dei popoli, deve, nello svolgimento del suo lavoro, fare necessariamente riferimento alle ONG locali o a gruppi a queste assimilabili sollecitando e adoperandosi per la costruzione di COMMISSIONI DI LAVORO MISTE E PARITETICHE sui temi della pace e dell'intervento solidale ( LA PACE SECONDO I POPOLI).

A queste commissioni dovrebbe essere affidato il compito di individuare in concreto tutte le azioni da svolgere sul territorio ( aprire le comunicazioni, informazione, solidarietà, interposizione e diplomazia popolare).

La capacità di individuazione e di scelta degli interlocutori per le
Commissioni di lavoro e l'attività dell'Osservatorio di Pace rimangono
compito precipuo dell'Ambasciata.

Testo redatto da Silvano Tartarini
della Segreteria dell’Associazione Berretti Bianchi Onlus
e coord. Segreteria Ipri-Reteccp

Firenze 6 maggio 2007

Il primo testo sulla definizione, compiti e linee operative dell’ambasciata
di pace
fu pubblicato da “Guerre & Pace” nel 1994.

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