Interventi civili in situazione di conflitto
21 marzo 2007

Dalla riunione del 21 marzo è emerso quanto segue

Trasformazione non violenta dei conflitti operando a tre livelli:

1) livello di base: si istituiscono gruppi di lavoro con la popolazione locale;
2) livello intermedio: collaborazione con i leader locali;
3) livello di vertice: coinvolgimento delle diplomazie ufficiali

Coinvolgimento delle istituzioni per limitare l’indifferenza che circonda l’attività dei Corpi Civili di Pace. E’ stata avanzata anche la proposta di rinominarli con l’eliminazione del vocabolo “Corpi” che ha una connotazione militare e potrebbe indurre a conclusioni errate.
Si auspica un riconoscimento politico e a livello costituzionale

Queste le aree di intervento individuate:
1) Copertura legale nei paesi che non rispettano i diritti umani;
2) Situazioni sanitarie di emergenza;
3) Monitoraggio della presenza militare in loco.

Si evidenzia la necessità di:
- un monitoraggio delle esperienze di risoluzione non violenta dei conflitti nel mondo
- collaborazione con le strutture diplomatiche e richiesta di finanziamenti.
- un coordinamento a livello tecnico operativo
- collaborazione e scambio di esperienze tra le associazioni e le ONG già impegnate nel settore
- cooperazione a livello europeo
- incrementare l’operatività, seguendo l’esempio della Germania sui progetti per la pace e dell’Austria che ha attuato progetti efficaci
- istituire un’Agenzia di peace-building che rappresenti un interlocutore unico per Ministeri Esteri, Interni, Solidarietà Sociale ed Enti Locali. Questa Agenzia dovrà avere competenza per quanto riguarda l’intervento vero e proprio, la ricerca come supporto all’intervento e la formazione degli operatori. Dovrà garantire il dialogo con le istituzione ma avendo una completa autonomia d’azione.
- creazione di un Istituto di ricerca per la pace che si appoggia alle università
- farsi conoscere dai mass media
- risorse per la formazione di operatori di pace pre- e post conflitto armato attraverso la mediazione culturale
- oltre alle figure professionali, non escludere i volontari dalla partecipazione ai progetti
- esigenza di impegno civile di lunga durata non di un progetto a termine
- verificare la sintonia tra le ONG e la cooperazione nell’ambito di ciascun progetto affinché ci sia uno spazio maggiore per l’impegno civile
- costituire all’interno della cooperazione un ufficio che segua i progetti


Fino ad ora non c’è stata una valorizzazione sufficiente della pace né da parte dell’ONU né da parte delle ONG. La conseguenza è che il Ministero della Difesa ha ottenuto fondi per finanziare le “missioni di pace” nel mondo e le altre organizzazioni sono state penalizzate. L’attività di queste associazioni è lasciata all’iniziativa dei singoli, manca un monitoraggio continuo e propositivo e l’opinione pubblica non ha percezione dell’importanza del lavoro svolto.

E’ stata espressa la necessità di valorizzare le esperienze e di operare a livello internazionale, di intervenire senza perdere la ricchezza della società civile pur mantenendo le istituzioni come interlocutore principale. Gli interventi della Cooperazione hanno bisogno di essere attraversati dall’azione non violenta e di pace. Si tratta di operare in modo virtuoso e quindi istituire un comitato con il MAE e creare sinergie necessarie per la cooperazione attenta allo sviluppo ma con l’esigenza della pace e della solidarietà (Sentinelli).
Costituzione di un gruppo ristretto che possa riunirsi più frequentemente ed enucleare proposte con carattere di sperimentazione in grado di porre in essere poche cose ma concrete (Baccin).



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