Perche' Ritirarsi dall'Afghanistan
di Tariq Ali

Tratto da La Nonviolenza e’ in Cammino



[Dal quotidiano "Il manifesto" del 3 marzo 2007.
Tariq Ali, storico, saggista politico e culturale, romanziere, regista
cinematografico, autorevole figura dei Cultural Studies, direttore della
prestigiosa rivista "New Left Review"; nato nel 1944 a Lahore, citta' oggi
in territorio pakistano che all'epoca faceva parte dei possedimenti
britannici in India, si trasferi' ventenne in Inghilterra, studi a Oxford,
impegnato nei movimenti per la pace e i diritti delle persone e dei popoli,
e' una delle figure di maggior rilievo della sinistra critica
internazionale. Tra le opere di Tariq Ali: Lo scontro dei fondamentalismi,
Rizzoli, 2002, poi Fazi, 2006; Bush in Babilonia. La ricolonizzazione
dell'Iraq, Fazi, 2004; Un sultano a Palermo, Baldini Castoldi Dalai, 2006]

E' l'anno sesto dell'occupazione Nato in Afghanistan sotto l'egida dell'Onu,
una missione congiunta Usa-Europa. Il 26 febbraio alcuni attentatori suicidi
talebani hanno cercato di assassinare Dick Cheney, in visita alla base aerea
di Bagram considerata "sicura" (l'ex base aerea sovietica, considerata
altrettanto sicura durante un precedente conflitto). Nell'attacco sono morti
due soldati americani e un mercenario ("contractor"), nonche' altre venti
persone che lavoravano nella base.
Questo episodio da solo avrebbe dovuto far capire al vicepresidente Usa le
dimensioni della debacle afghana. Nel 2006 le perdite sono aumentate in modo sostanziale: le truppe Nato hanno perso quarantasei soldati in scontri con la resistenza islamica o per l'abbattimento di elicotteri.
Ora i ribelli controllano almeno venti distretti nelle province di Kandahar,
Helmand e Uruzgan, dove le truppe Nato hanno preso il posto dei soldati
americani. E non e' certo un segreto che in queste zone molti quadri
dirigenti sostengono sottobanco i guerriglieri. La situazione e' fuori
controllo. All'inizio della guerra la signora Bush e la signora Blair sono
apparse in numerosi programmi televisivi e radiofonici, sostenendo che lo
scopo della guerra era liberare le donne afghane. Provate a ripeterlo oggi,
e le donne vi sputeranno in faccia.
*
Chi e' responsabile di questo disastro? Perche' il paese e' ancora
sottomesso? Quali sono gli obiettivi strategici di Washington nella regione?
Qual e' la funzione della Nato? E per quanto tempo un paese puo' restare
occupato contro la volonta' della maggioranza della popolazione?
Quando sono caduti i talebani in pochi hanno pianto, in Afghanistan e
altrove, ma le speranze alimentate dalla demagogia occidentale non sono
durate troppo a lungo.
E' apparso presto evidente che la nuova elite trapiantata nel paese si
sarebbe messa in tasca il grosso degli aiuti stranieri e avrebbe creato le
proprie reti criminali di corruzione e clientelismo.
La popolazione ha sofferto. Una capanna di fango col tetto di paglia per
ospitare una famiglia di profughi senzatetto costa meno di cinquemila
dollari. Quante ne sono state costruite? Quasi nessuna. Ogni inverno
centinaia di persone muoiono di freddo perche' non hanno una casa. Invece,
si e' preferito che societa' di pubbliche relazioni occidentali
organizzassero in tutta fretta e a caro prezzo il voto elettorale,
sostanzialmente a beneficio dell'opinione pubblica occidentale.
I risultati non hanno favorito il sostegno alla Nato nel paese. Hamid
Karzai, il presidente fantoccio, ha rappresentato simbolicamente il suo
isolamento e il suo istinto di autoconservazione rifiutando le guardie
addette alla sua sicurezza, che erano della sua stessa etnia pashtun. Ha
preferito i marines americani, con l'aria dura da Terminator, e li ha avuti.
L'Afghanistan sarebbe stato reso piu' sicuro con un intervento limitato,
stile Piano Marshall? Naturalmente e' possibile che la costruzione di scuole
e ospedali gratuiti e di alloggi per i poveri, e la ricostruzione
dell'infrastruttura sociale distrutta dopo il ritiro delle truppe sovietiche
nel 1989, avrebbero stabilizzato il paese. Sarebbero anche serviti dei
contributi statali all'agricoltura e al lavoro a domicilio per ridurre la
dipendenza dalla coltivazione di oppio. Il 90% della produzione mondiale di
oppio e' in Afghanistan. Secondo stime Onu, all'eroina si deve il 52% del
prodotto interno lordo del paese, e il settore dell'agricoltura dedicato
all'oppio continua a crescere in fretta. Tutto questo avrebbe richiesto uno
stato forte e un diverso ordine mondiale. Solo un utopista un po' folle
avrebbe potuto aspettarsi che i paesi Nato, occupati a portare avanti le
privatizzazioni e la deregulation nei loro paesi, si lanciassero in
esperimenti sociali illuminati all'estero.
E cosi' la corruzione delle elite e' cresciuta, come un tumore non curato. I
fondi occidentali che avrebbero dovuto contribuire alla ricostruzione sono
stati usati per costruire le residenze lussuose delle elite locali.
Nell'anno secondo dell'occupazione le case sono state l'oggetto di uno
scandalo gigantesco. I ministri del governo si sono concessi, per se' e per
i propri amici fidati, immobili di pregio. A Kabul i prezzi dei terreni
hanno raggiunto un picco dopo l'occupazione, perche' gli occupanti e i loro
tirapiedi dovevano vivere nello stile a cui si erano abituati. I colleghi di
Karzai si sono costruiti le loro grandi ville, protette dalle truppe Nato,
sotto gli occhi dei poveri.
Si aggiunga a questo che il fratello minore di Karzai, Ahmad Wali Karzai, e'
diventato uno dei piu' grandi signori della droga nel paese. A un recente
incontro con il presidente del Pakistan, quando Karzai si e' messo a
frignare sull'incapacita' del Pakistan di fermare il traffico di frontiera,
il generale Musharraf gli ha suggerito che forse dovrebbe dare il buon
esempio richiamando all'ordine suo fratello.
*
Se le condizioni economiche non sono migliorate, gli attacchi militari della
Nato hanno preso spesso di mira civili innocenti. Cio' ha portato a violente
proteste antiamericane nella capitale, lo scorso anno. Quella che
inizialmente era ritenuta da alcuni abitanti un'azione di polizia necessaria
contro al-Qaeda a seguito degli attacchi dell'11 settembre, ora e' percepita
da una maggioranza sempre maggiore di persone nell'intera regione come
un'occupazione imperiale vera e propria. I talebani stanno crescendo e
costruendo nuove alleanze, non perche' le loro pratiche religiose settarie
godano di maggiore consenso, ma perche' essi sono l'unico ombrello a
disposizione per la liberazione nazionale. Come hanno scoperto a proprie
spese gli inglesi e i russi negli ultimi due secoli, agli afghani non e' mai
piaciuto essere occupati.
In nessun modo la Nato puo' vincere questa guerra ora. Inviare piu' truppe
significherebbe piu' morti, ed eventuali combattimenti su larga scala
destabilizzerebbero il vicino Pakistan. Musharraf si e' gia' preso la colpa
per un raid aereo su una scuola musulmana in Pakistan. Dozzine di bambini
sono stati uccisi e in Pakistan gli islamisti hanno organizzato
dimostrazioni di massa per protestare. Secondo alcune fonti, in realta' il
raid "preventivo" sarebbe stato effettuato da aerei militari Usa. Questi
avrebbero mirato a una presunta base terroristica, ma il governo pakistano
ha preferito assumersi la responsabilita' dell'accaduto per evitare
un'esplosione di rabbia antiamericana.
Il fallimento della Nato non puo' essere attribuito al governo pakistano.
Casomai, la guerra in Afghanistan ha creato una situazione critica in due
province pakistane. La maggioranza pashtun dell'Afghanistan ha sempre avuto legami stretti con i pashtun del Pakistan. La frontiera fu un'imposizione
dell'impero britannico ed e' sempre stata porosa. Nel 1973 io stesso,
indossando indumenti pashtun, la attraversai senza alcuna difficolta'. E'
praticamente impossibile costruire uno steccato come in Messico o un muro
come in Israele lungo i 2.500 chilometri di confini montagnosi e in larga
misura non segnati che separano i due paesi. La soluzione e' politica, non
militare. Gli obiettivi strategici di Washington in Afghanistan appaiono
inesistenti, a meno che gli Usa non abbiano bisogno di questo conflitto per
mettere in riga gli alleati europei che li hanno traditi sull'Iraq.
Certo, i leader di al-Qaeda sono ancora alla macchia, ma la loro cattura
sara' il risultato di un efficace lavoro di polizia, non della guerra, ne'
dell'occupazione. Che effetto avra' il ritiro della Nato? Qui l'Iran, il
Pakistan e gli stati dell'Asia centrale saranno fondamentali nel garantire
una costituzione confederale che rispetti le differenze etniche e religiose.
L'occupazione Nato non ha reso questo compito facile. Il suo fallimento ha
rafforzato i talebani, e i pashtun si stanno unendo sempre di piu' sotto il
loro ombrello.
*
Qui come in Iraq, la lezione e' fondamentale. E' molto meglio che i
cambiamenti di regime vengano dal basso, anche se cio' comporta una lunga
attesa come in Sudafrica, in Indonesia o in Cile. Le occupazioni distruggono
le possibilita' di un cambiamento organico e creano problemi molto maggiori
di prima. L'Afghanistan non ne e' che un esempio.
Il discorso del ministro degli esteri italiano, secondo il quale questa
sarebbe una guerra giusta perche' legale, ossia sancita dal Consiglio di
sicurezza dell'Onu, e' un argomento debole. Il Consiglio di sicurezza non e'
eletto, ne' risponde all'Assemblea generale. E' dominato con il pugno di
ferro da cinque stati che sono i vincitori della seconda guerra mondiale. Le
sue decisioni non riflettono il punto di vista di quasi nessun continente.
Se gli Usa avessero imposto al Consiglio di sicurezza di appoggiare
l'avventura imperiale in Iraq, D'Alema sarebbe stato favorevole alla sua
occupazione? L'unica domanda da porre e' questa: i soldati europei devono
essere mandati a uccidere e a farsi uccidere per proteggere gli interessi
egemonici dell'Impero americano?

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