Referendum antinucleare in Iran
Perchè un Comitato di Solidarietà

Il popolo iraniano, al pari di tutti gli altri popoli del mondo, ha diritto, nella serenità, ad un ambiente pulito e a un futuro di pace, non devastati dall'invasione di una tecnologia inquinante, antidemocratica, organicamente intrecciata con fini bellici.
I progetti di sviluppo sul nucleare presunto "civile" (ma sappiamo che il nucleare "civile", in ultima analisi, non esiste) pregiudicano, ovunque siano perseguiti, queste aspirazioni comuni dei popoli. Su questo problema del nucleare non è in causa, legalisticamente, la forma del diritto internazionale, ma la sostanza di una unità popolare planetaria che si erge a difesa della sopravvivenza dell'umanità e degli equilibri naturali.
Se il nucleare, dal punto di vista della gente comune, e non degli apparati della potenza, è un male assoluto, liberarsene, per primi e quanto prima, è un bene per cui lottare incondizionatamente.
La crisi USA-Iran, alimentata anche dalla gravissima escalation di violenze ed azioni belliche in Palestina, in Libano, Israele, ed in tutto il Medio Oriente, non fa che aggravarsi. Essa è un elemento chiave nella strategia americana di controllo sull' area strategica della "cintura del petrolio". La possibilità di una guerra atomica torna prepotentemente alla ribalta con le accuse statunitensi a Teheran di fomentare il terrorismo e di perseguire l'arricchimento dell'uranio per fini bellici. L'uso della "Bomba" per "disarmare l'Iran" è ufficialmente pianificato e rivendicato come lecito e possibile da parte dell'Amministrazione Bush. Questa minaccia non fa che alimentare ulteriormente il terrorismo
Non riconosciamo alcun "diritto" al regime teocratico degli Ajatollah, tanto più dopo le sue dichiarazioni sulla cancellazione di Israele, di dotarsi, più o meno surretiziamente, della "Bomba"; ma nemmeno alle potenze nucleari di ergersi a giudici degli "Stati canaglia". Stati Uniti, Russia, Francia, Gran Bretagna, Cina (cui si sono aggiunte India e Pakistan e - non ufficialmente - Israele e Corea del Nord) non hanno rispettato gli impegni per il disarmo totale sottoscritti già quasi quarant'anni fa con il Trattato di Non Proliferazione (NPT) .
In questo drammatico contesto di minacce, di ipocrisia e di menzogne si inserisce, a rompere la spirale degli opposti torti, la limpida proposta proveniente dalla società civile iraniana e rilanciata mediaticamente dal premio Nobel Shirin Ebadi di effettuare un "referendum sull'uranio".
Il referendum, da svolgersi sotto il controllo dell'ONU, e senza alcuna valenza antigovernativa, sottoporrebbe alla popolazione una domanda secca: siete favorevoli all’arricchimento dell’uranio, sì o no?
Chiarisce Shirin Ebadi:"- "Bisognerebbe chiamare il popolo a pronunciarsi su una questione di importanza vitale per la collettivita'. Sarebbe l'unico modo pacifico per fermare i tamburi di guerra che rullano sempre più assordanti".
Per sostenere questa iniziativa di referendum ecologista e pacifista proponiamo di far nascere in Italia (e nel mondo) un Comitato di Solidarietà col popolo iraniano: se vogliamo "tagliare le unghie" a coloro che, in Occidente, progettano il "disarmo atomico" di Tehran a colpi di micro-bombe atomiche, dobbiamo appoggiare in ogni modo la richiesta di partecipazione democratica delle organizzazioni popolari iraniane che lottano con spirito di libertà e per il rispetto dei diritti umani, ambientali e sociali.
Questa iniziativa potrebbe, ricollocandola su basi di concretezza, anche rilanciare la mobilitazione per l'attuazione, nello spirito originario, della "Dichiarazione di Barcellona" (novembre 1995), che impegna i governi dell'area del Mediterraneo e del Medio Oriente a creare una zona libera dalle armi di sterminio di massa.

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