Dichiarazione finale della Terza Conferenza di Bil'in sulla Resistenza Popolare Non-violenta, tenutasi nel villaggio di Bil'in nei giorni 4-6 giugno 2008


La Terza Conferenza di Bil'in sulla Resistenza Popolare Non-violenta, che si è tenuta nel villaggio di Bil'in vicino a Ramallah, ha visto la partecipazione di funzionari e cittadini, inclusi il Primo Ministro Salam Fayyad, il rappresentante del Presidente Abbas, membri del Comitato Esecutivo dell'OLP, membri del Consiglio Nazionale Palestinese e rappresentanti di vari partiti politici e gruppi della società civile.

Vi è stata anche partecipazione internazionale, con delegazioni di pacifisti da Francia, Italia, Spagna, Germania, Inghilterra, Canada, Irlanda, Grecia, Svizzera, Stati Uniti e Olanda, oltre ad attivisti Israeliani.

Questa conferenza coincide con il sessantesimo anniversario nella Nakba, e quaratuno anni dall'Occupazione dei Territori Palestinesi (la Naksa). La conferenza si è svolta in un momento in cui le violazioni contro la nostra gente da parte di Israele stanno aumentando. Israele continua la costruzione del Muro dell'Apartheid nonostante l'opposizione internazionale, e prosegue la sua opera di colonizzazione e confisca delle terre palestinesi – specialmente nella Gerusalemme Occupata, per giudeizzarla e tagliarla fuori dall'hinterland palestinese - in violazione eclatante del diritto internazionale. Israele fa questo per generare fatti compiuti e impedire ogni risoluzione politica del conflitto.

Nel frattempo, Israele continua la politica di ghettizzazione dei Territori Palestinesi attraverso l'uso dei blocchi stradali – che ora ammontano a più di 590 – e centinaia di recinzioni, demolizioni di case e ordini di confisca militare delle terre, in aggiunta all'embargo ingiusto imposto ai Territori, specialmente alla Striscia di Gaza, e il massacro che accompagna queste pratiche inumane. Tutto questo sta succedendo nonostante gli annunci di una risoluzione politica imminente.

Guardando in faccia la dolorosa realtà, i Palestinesi non hanno altra opzione che continuare ad esprimere il loro rifiuto di tutte le pratiche di occupazione attraverso la resistenza attiva non¬violenta ad essa.

Nell'atto di apertura della conferenza, abbiamo iniziato con un comunicato di benvenuto da parte del Comitato Organizzativo della Conferenza che ha sottolineato come, nonostante finanziamenti internazionali al popolo palestinese siano importanti, questi vengano controbilanciati da un aumento degli investimenti in Israele dai 500 milioni di US$ nel 2002 ai 37 miliardi di US$ del 2007, nonostante Israele rifiuti di rispettare il parere consultivo della Corte di Giustizia Internazionale del luglio 2004.

Il Primo Ministro Salam Fayyad, rappresentando il Presidente Abbas, ha rimarcato l'importanza di sostenere la lotta popolare in Palestina e promuoverla per contrastare le continue misure israeliane contro il popolo palestinese. Fayyd ha chiesto a Israele di aderire a una risoluzione politica giusta, basata sulla leggitimità e il diritto internazionale, tramite un accordo di pace che garantisca la sicurezza e la stabilità dei due popoli in due stati vicini definiti dai confini del 1967. Il Primo Ministro ha dichiarato inoltre che la colonizzazione e la politica dei fatti compiuti non porterà sicurezza a Israele, e ha lodato la resistenza dei comitati popolari in tutti i Territori Palestinesi.

Il Dr. Rafiq al-Husseini, Capo di Stato Maggiore del Presidente Abbas, ha rimarcato l'importanza della lotta popolare e della creazione di nuovi modi per resistere all'occupazione, e che la strada per la liberazione di Gerusalemme, la distruzione del muro, la rimozione degli insediamenti, la liberazione dei prigioneri palestinesi dalle carceri israeliane e l'ottenimento dei diritti del popolo palestinese, devono passare da Bil'in.

Luisa Morgantini, Delegata del Parlamento Europeo, ha detto che il Parlamento deve lovorare per porre fine all'occupazione e all'embargo, e ridare vita agli accordi firmati tra le due parti. Ha enfatizzato l'importanza di aderire alle risoluzioni internazionali, specialmente quelle relative a Gerusalemme come capitale condivisa di entrambi i popoli. Ha anche fatto riferimento alla tragica situazione di Gaza e chiesto la fine dell'assedio.

Mairead Maguire, Premio Nobel e attivista irlandese, ha accusato Israele di negare al popolo palestinese i diritti basilari, e dichiarato che le politiche israeliane portano alla perpetuazione di uno stato basato sul razzismo e sulla creazione di fatti compiuti.

In una lettera, l'ex Presidente degli Stati Uniti Jimmy Carter si è rivolto ai partecipanti dichiarando: “voi dimostrate che il sogno palestinese non puó essere minato in silenzio”. Carter ha posto l'accento sul fatto che la continuazione della politica israeliana della confisca delle terre è uno degli ostacoli maggiori sulla via della pace.

Nasser Al Qudwa, presidente del Yasser Arafat Institute, ha enfatizzato che non vi può essere pace sotto il governo di Occupazione che sta costruendo gli insediamenti.

La conferenza ha ricevuto un messaggio video di appoggio da parte dell'ex Direttore Generale dell'UNESCO Federico Mayor Zaragoza. Contributi sono giunti anche da attivisti di movimenti di solidarietà israeliani e internazionali. Tutti i partiti nazionali palestinesi che hanno partecipato, hanno parlato dell'importanza della resistenza popolare e della sua efficacia strategica, come fu nella prima Intifada.

I discorsi hanno citato la recente esperienza di Bil'in come modello di resistenza non-violenta in varie modalità, dall'inclusione popolare alla pratica legale, e dichiarato che la conferenza non si riferiva solo a Bil'in ma ad altri luoghi della Palestina.

La Conferenza ha raggiunto un accordo sui seguenti punti:



A livello palestinese:

1 Si dichiara che l'unità nazionale palestinese è essenziale per fondare uno stato palestinese.

2 Si chiede alle Istituzioni governative e presidenziali Palestinesi di impegnarsi a lavorare seriamente per l'applicazione della sentenza della Corte di Giustizia Internazionale contro il Muro dell'Apartheid, e la seguente risoluzione dell'Assemblea Generale dell'ONU.

3 Si chiede a tutte le organizzazioni ufficiali palestinesi di appoggiare la resistenza popolare non-violenta e prendere una posizione politica seria contro la costruzione del muro e degli insediamenti e la giudeizzazione di Gerusalemme.

4 Si chiede a tutte le fazioni nazionali di porre la resistenza popolare non-violenta in cima ai rispettivi programmi, iniziando dal boicottaggio e giungendo alla loro piena partecipazione alle azioni dirette.

5 Si sostiene la continuazione della lotta popolare palestinese come uno dei principali strumenti strategici, in base all'esperienza di successo nella resistenza al muro e all'eredità della lotta palestinese, inclusa la prima Intifada.



A livello israeliano:

1 Si rafforzino le relazioni con i movimenti per la pace israeliani che partecipano alla nostra lotta contro il sistema di Occupazione.

2 Si rifiuta ogni forma di normalizzazione rispetto all'Occupazione, alle sue istituzioni e personale.



A livello internazionale:

1. Si rafforzino le relazioni con gli attivisti internazionali dei movimenti di solidarietà, e si mobilizzi un numero maggiore di attivisti per la pace e la giustizia in appoggio alla causa palestinese.

2. Si chiamano tutte le organizzazioni, sindacati, associazioni, gruppi della società civile e attivisti per la pace internazionali a fare quanto segue:

Promuovere la narrativa palestinese per contrastare la propaganda israeliana;

Promuovere il boicottaggio, il disinvestimento e le sanzioni; chiedere a tutti i movimenti, organizzazioni e associazioni degli attivisti internazionali per la pace di avviare campagne per il boicottaggio, includendo il ritiro degli investimenti da Israele e l'applicazione di sanzioni economiche, in particolare la sospensione dell'Accordo Commerciale di Associazione UE-Israele.

Fare pressione sulle istituzioni internazionali e specialmente sui governi europei, l'Unione Eruopea, il Giappone, gli Stati Uniti, affinchè declinino la richiesta di Israele di migliori relazioni finchè Israele non applichi tutti i suoi obblighi legali internazionali, inclusa la 4a Convenzione di Ginevra, e cessino le violazioni contro il popolo palestinese.


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