Ass. Ipri-Rete CCP
(Associazione Istituto Ricerca per la Pace italiano-Rete Corpi Civili di Pace)
di Alberto L'Abate
Firenze 10 giugno 2008

All’Ambasciatore di Israele a Roma
Via Mercati 12/14 00197 Roma
e p.c. alla stampa italiana

Egregio Ambasciatore
L’associazione di promozione sociale che mi onoro di presiedere mi ha incaricato, durante la sua recente assemblea (Bologna, 7-8 giugno), di scriverle questa lettera per protestare contro l’indegno comportamento del vostro esercito nei riguardi di una manifestazione pacifica e nonviolenta che si è tenuta a Bil’in (West-Bank) il 6 giugno di questo mese, manifestazione cui ha partecipato, tra i tanti italiani e stranieri, anche una nostra dirigente nazionale Maria Carla Biavati, e che ha visto il vostro esercito sparare, senza alcun motivo, lacrimogeni ad altezza d’uomo, uno dei quali ha colpito alla fronte il giudice italiano Giulio Toscano, facente parte di una delegazione dei giuristi democratici del nostro paese.
La nostra associazione, di cui fanno parte varie organizzazioni (indicate alla fine di questa lettera), alcune delle quali sezioni italiane di organismi internazionali (IPRA, IFOR, WRI, Pax Cristi International, Servizio Civile Internazionale) con una lunga storia di lotte e di lavoro nonviolento (anche con vari premi Nobel per la Pace - tra questi Martin Luther King, USA, Desmond Tutu, Sud Africa, Adolfo Perez Esquivel, Argentina), si ispira ai principi del satyagraha gandhiano e lotta, sempre con la nonviolenza, contro tutte le violenze, le ingiustizie, le sopraffazioni, e contro tutti i terrorismi da qualunque parte questi vengano, sia da parte di movimenti sedicenti di liberazione, sia da parte di stati ufficialmente riconosciuti. Noi, ed alcune delle organizzazioni aderenti anche prima della nostra nascita, abbiamo sempre appoggiato la vostra richiesta di avere un vostro stato, anche quando avete usato, per averlo, forme di terrorismo contro l’esercito inglese, e continuiamo a sostenerlo anche contro le richieste che vorrebbero negarvi tuttora questo diritto. Ma riteniamo che il vostro sacrosanto diritto ad esistere non possa andare contro l’uguale diritto dei palestinesi di avere un loro stato, né giustifichi l’occupazione delle loro terre con vostri insediamenti, né la costruzione di un muro, deciso da voi in modo del tutto arbitrario, che offende la dignità degli uomini, che danneggia molte volte in modo irreparabile il diritto alla vita e ad una esistenza umana di molti contadini palestinesi, e che è stato ritenuto illegale sia dalla Corte Internazionale dell’Aia, sia, nel caso del muro di Bil’in, anche dalla vostra Corte suprema di Giustizia. Né riteniamo che abbiate il diritto di non tener conto delle tante mozioni approvate dalle Nazioni Unite (oltre 30) che richiedono, tra le altre cose, di ridimensionare la vostra presenza in quei territori, e di non possedere armi di distruzione di massa (in realtà avete oltre 200 testate nucleari), mozioni non fatte eseguire per il veto degli USA.
In quello spirito di verità cui ci ispiriamo, e che ha portato uno dei nostri amici, ora non più tra noi, Don Sirio Politi, ex Presidente del MIR (Movimento Italiano per la Riconciliazione, sezione italiana dell’IFOR), a tradurre la parola “satyagraha” come “lotta come amore”, vi diciamo, con tutta fraternità, che se continuate a non comprendere l’importanza e la forza della nonviolenza, e continuate ad ordinare ed appoggiare le continue aggressioni del vostro esercito contro il popolo palestinese, ed anche contro i vari volontari internazionali che sono in zona come corpi nonviolenti di pace cercando di proteggere la popolazione civile palestinese dalle aggressioni del vostro esercito, e continuate ad usare la violenza contro le persone e le organizzazioni che, per avere riconosciuti i diritti anche del popolo palestinese, usano la nonviolenza (come avete fatto giorni fa a Bil’in), siete corresponsabili sia del crescere dell’idea che “Israele delenda est”, contro cui noi abbiamo sempre combattuto, sia del rafforzamento del terrorismo (che noi esecriamo e lavoriamo per superare) di una parte della resistenza palestinese contro di voi. L’espulsione, vari anni fa, dal vostro paese, di Mubarak Awad, il palestinese vostro concittadino che aveva teorizzato ed organizzato la resistenza nonviolenza della prima Intifada, e che metteva insieme cittadini palestinesi ed israeliani per ripiantare gli olivi in terreni di contadini palestinesi estirpati dal vostro esercito, o per ricostruire le loro case distrutte, o l’uccisione di Rachel Corrie, la volontaria statunitense che cercava di proteggere, con il proprio corpo, una casa di una famiglia palestinese dalla distruzione dei vostri buldozer, od anche l’uccisione, da parte di un vostro estremista, del vostro primo ministro Rabin, che aveva cercato in tutti i modi di arrivare ad accordi di pace con la controparte palestinese, come le ultime azioni del vostro esercito a Bil’in, sono tutti segnali che contraddicono la vostra, ma solo a parole, dichiarata volontà di cercare la pace.
Se comprende lo spirito di amicizia e fraternità del mio e nostro messaggio, ed è d’accordo con la nostra attività – portata avanti da molti anni- di costruire ponti di solidarietà tra il popolo palestinese e quello israeliano, e cercare forme di convivenza pacifica tra questi due popoli che vedano rispettati i diritti sia del vostro che del popolo palestinese, La preghiamo di farsi interprete verso il suo governo perchè condanni quanto avvenuto a Bil’in recentemente, e perché ricerchi un diverso atteggiamento verso le forme di lotta nonviolenta (che vedono spesso palestinesi vittime della vostra violenza uniti con gli israeliani vittime della violenza opposta ) che dovrebbe essere da voi appoggiata e sostenuta, e non combattuta e condannata come avvenuto finora.
Sempre a disposizione, sia personalmente che come associazione con tutte le sue componenti, per ulteriori chiarimenti su quanto scritto in questa lettera , Le invio i miei ed i nostri più cordiali saluti


Alberto L’Abate

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