Una Birmania pacifica e democratica richiede un adattamento armonioso tra i diversi gruppi etnici del paese.

Se non si fornisce una soluzione stabile al problema delle autonomie locali e della loro partecipazione al governo nazionale, le ribellioni che si sono succedute lungo le frontiere della Birmania durante quasi cinque decenni, non potranno essere placate. E senza la pace vi sono ben poche possibilità di gettare le basi per uno sviluppo economico che permetta la riduzione della produzione di oppio e il traffico d'eroina presenti in molte aree impoverite.

La mancanza di un censimento affidabile rende impossibile una valutazione, altrimenti grossolana, della composizione del mosaico etnico e dell'intera popolazione della Birmania. Alcuni esperti suggeriscono che i dati esistenti riguardanti le diverse etnie sono stati modificati per esagerare la popolazione Birmana, che costituisce il gruppo etnico maggioritario. Secondo le statistiche disponibili essa costituisce i due terzi circa della popolazione totale (circa 50 milioni di persone) ed è dominante nella composizione dell'esercito e del governo. La maggior parte delle minoranze etniche della Birmania popolano le zone montagnose lungo le frontiere. I gruppi Karen e Shan costituiscono, ognuno di essi, circa il 10% della popolazione, mentre invece, altri gruppi come Akha, Chin, Cinesi, Danu, Palaung, Pao, Rakhine, Rohingya, Tavoyan e Wa, rappresentano ognuno di essi il 5% o meno della popolazione.

La Birmania ha sperimentato una lunga storia di migrazioni e di conflitti tra i vari gruppi etnici, lungo frontiere instabili, che furono definitivamente fissate durante la dominazione dell'Impero Britannico, avvenuta tra il 1820 e il 1948. Sotto il dominio Inglese, le diverse popolazioni che si trovavano lontano da Rangoon furono poste sotto il controllo, almeno nominale, di un'amministrazione centrale. Molte aree rimasero di fatto auto-governate, con un'apparente controllo da parte dei Britannici. Durante la Seconda Guerra Mondiale, molti birmani si unirono alle truppe giapponesi, mentre invece, molti dei gruppi etnici minoritari rimasero fedeli alla Gran Bretagna. Ciò rifletteva un intenso desiderio d'indipendenza da ambedue le parti: i birmani desideravano fortemente liberarsi del giogo coloniale Britannico, le minoranze etniche desideravano invece sfuggire dalla dominazione birmana.

L'Unione Birmana divenne indipendente nel 1948, soltanto dopo lunghe negoziazioni condotte Generale Aung San, il quale convinse i gruppi di minoranza ad aderire alla nuova Unione. Gli Accordi di Panglong del 1947 schematizzavano i diritti delle minoranze e, in modo specifico, conferivano alle popolazioni Shan e Karenni la facoltà di staccarsi dall'Unione dieci anni dopo l'indipendenza. Ma queste garanzie costituzionali non vennero mai completamente rispettate. Quasi subito dopo aver ottenuto l'indipendenza, la Birmania fu gettata in una serie di brutali guerre etniche che si sono succedute, con diversa intensità, fino ai nostri giorni.

Le principali rivendicazioni delle minoranze etniche consistono nel conseguimento di una vera autonomia delle loro regioni e l'avere voce in capitolo sugli affari dell'intera nazione. Poche desiderano veramente l'indipendenza totale come meta ultima. Dal colpo di stato del 1988, il Consiglio di Stato per la Restaurazione dell'Ordine e della Legge (SLORC) (rinominato Consiglio di Stato per la Pace e per lo Sviluppo, nel novembre del 1997), ha negoziato tregue con molti gruppi etnici armati e intrapreso feroci guerre nei confronti di altre. La popolazione mussulmana Rohingya della Birmania Sudorientale fu presa di mira nel 1991 e oltre 250.000 dovettero fuggire nel vicino Bangladesh. Una nuova ondata di attacchi è stata registrata alla fine del 2000.

Almeno 140.000 persone, in gran parte Karen, Karenni e Mon, provenienti dalla Birmania orientale, sono rifugiate in Thailandia in seguito all&Mac226;intensa offensiva militare da parte dell&Mac226;esercito birmano, iniziata nel 1984. Anche molte persone Shan sono state costrette a sfuggire agli attacchi dell&Mac226;esercito. In numerose aree vivono Internally Displaced People (IDP&Mac226;s&Mac246; persone internamente ridislocate), principalmente contadini che hanno abbandonato le loro case per sfuggire al reclutamento come portatori militari o ad atri tipi di abuso. La sofferenza degli IDP (ne sono stimati circa 600.000) è spesso di gran lunga peggiore di quella dei rifugiati nei paesi confinanti, che almeno ricevono un qualche tipo di aiuto dall&Mac226;esterno.

In molte aree sussistono tregue precarie. I primi "cessate il fuoco" furono conclusi con i gruppi etnici armati Wa e Kokang che fino al 1987 avevano militato nel Partito Comunista Birmano. Gli accordi sottoscritti dall'esercito birmano con questi gruppi etnici, consente loro la coltivazione dell'oppio e il commercio senza interferenze da parte birmana. Il risultato è stato un'importante incremento della produzione e del traffico di eroina dalla Birmania, con un'impennata a livello mondiale del consumo e dipendenza da questa droga. Tali gruppi hanno inoltre intrapreso la produzione illegale su vasta scale di metanfetamine. Altre organizzazioni dei gruppi etnici all'opposizione, in particolare l'Organizzazione per l'Indipendenza Kachin e l'Unione Nazionale Karen, hanno invece preso ferme posizioni contro la produzione e il traffico delle droghe.

L&Mac226;attuale giunta ha sfruttato le divisioni all&Mac226;interno dei gruppi etnici per rafforzare il suo regime. Nel 2000 la rilocazione di migliaia di contadini Wa in aree tradizionalmente Shan ha causato tensioni e scontri tra i due gruppi. La United Nationalities League for Democracy (Lega delle Nazionalità Unite per la Democrazia), un gruppo che raccoglie i partiti politici non-birmani formata dopo il movimento democratico del 1988, è stata ripristinata nel gennaio 2001 da politici in esilio. Una bozza della costituzione è stata ratificata e sono stati eletti i membri esecutivi. Tali partiti hanno vinto 65 seggi nelle elezioni del 1990 e richiedono fortemente legittimità politica. Il Fronte Nazionale Democratico (NDF), un&Mac226;altra coalizione di gruppi etnici, è ugualmente impegnato per promuovere posizioni comuni tra le minoranze entiche.

Le prospettive per una Birmania democratica, prospera e pacifica si affievoliscono in mancanza di una soluzione giusta e amichevole dei conflitti etnici della nazione. La nuova costituzione proposta dalla giunta non contiene proposte sufficienti a ridurre il malcontento dei gruppi etnici. L'opposizione democratica birmana ha insistito sulla necessità di compiere importanti sforzi per risolvere questi problemi . II conseguimento della riconciliazione e della cooperazione tra le etnie costituisce un'importante sfida per qualsiasi governo futuro della Birmania.


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