Norvegia - 26.9.2008
Myanmar, 'Non facciamoci illusioni'
La dissidenza in esilio minimizza la portata dell'amnistia
di Luca Galassi


Una gesto che avr? effetti limitati, nonostante sia stato accolto con soddisfazione da parte della comunit? internazionale, Piero Fassino (inviato speciale Ue per la Birmania) in primis. Se l'Unione Europea diffonde comunicati improntati all'ottimismo, "ci rallegriamo per la liberazione dei 9mila prigionieri e di Win Tin, (giornalista dissidente 78enne da 19 anni in carcere, ndr) e ribadiamo l'esortazione alla Giunta militare di impegnarsi in un reale dialogo con l'opposizione in vista della riconciliazione nazionale e di una transizione democratica nel Paese", chi da anni radiografa la situazione nel Paese con esattezza ed equilibrio, dissidente a sua volta, non si fa illusioni sull'inizio di un processo di 'distensione'. Il giornalista Moe Aye, da Oslo, dove opera il principale mezzo di informazione della dissidenza in esilio (Democratic Voice of Burma, Dvb), spiega infatti che 'dei 9mila detenuti rilasciati solo quattro o cinque sono prigionieri politici', e la ridicola motivazione del rilascio ? che cos? 'potranno partecipare alle elezioni-farsa del 2010 per costruire una nuova nazione', secondo quanto annunciato dal governo.

Moe, perch? la liberazione non pu? essere considerata come un gesto positivo da parte della Giunta?
"E' uno specchietto per le allodole. Meno di una decina di loro sono prigionieri politici. Win Tin, ex segretario di Aung San Suu Kyi, ? stato liberato tre giorni fa e incarcerato nuovamente ieri. Cosa c'? di positivo in questo?".

Non vede nessun cambiamento nella politica della Giunta? Non crede che il gesto sia una strategia per alleggerire la pressione delle Nazioni Unite?
"E' ovvio che qualcosa devono fare. Del resto il segretario generale Ban Ki Moon visiter? il Paese a dicembre. Ma solo uno sprovveduto pu? considerare l'amnistia per i 9mila detenuti come una forma di 'apertura' o di dialogo. Credo invece che la giunta si renda conto di qualche problema interno, relativo all'insofferenza di qualche imprenditore, di magnati dell'economia che cominciano a faticare per consolidare o estendere i loro commerci e i loro business in un Paese ancora cos? chiuso".

Da chi ? stato oscurato il vosto sito, nei giorni scorsi?
Non lo sappiamo, c'? in corso un'inchiesta. E' la prima volta che succede. Forse, nei prossimi giorni, potrebbe risuccedere. Non possiamo escludere nulla, dato il clima. Il governo, la sua polizia, chi lo sa.

Che aria si respira in Birmania, nel giorno dell'anniversario delle repressioni? Qual'? il sentimento generale della popolazione?
La popolazione ? infelice. Sentono che la situazione si va facendo sempre pi? difficile, ma non sanno cosa fare. L'unica cosa che pu? infondere un po' di ottimismo ? la liberazione di Win Tin, attorno al quale forse si pu? aggregare un nuovo movimento di protesta.

Anche dopo 19 anni in carcere, e alla sua et?, credi possa impegnarsi di nuovo nelle battaglie democratiche che lo hanno reso famoso?
Credo di s?. Credo abbia la tempra per diventare un leader dell'opposizione civile.

A chi possono essere attribuite le bombe esplose di fronte al municipio di Yangon e a Bago, 80 chilometri a sud della ex capitale? Rivendicazioni delle etnie oppresse, primi fra tutti i Karen?
Questo ? difficile da stabilire. La cosa sorprendente ? che alcune settimane fa il capo della polizia, in una conferenza stampa proprio nella sede del municipio, aveva annunciato la possibilit? di attentati terroristici. Sono in molti a pensare che dietro le bombe ci sia proprio il governo

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