Intervento all'Assemblea della Tavola della Pace, di Libera e Strada Facendo, per Conto del Tavolo Interventi Civili di Pace
Roma 8 Novembre 2008

Un contributo all'unità del movimento
di Alessandro Capuzzo


Finalmente ho il tempo di comunicarvi il risultato dell'intervento all'assemblea romana della Tavola della pace.
In premessa, viene accolta la richiesta che la manifestazione verso la Rai per un'informazione di pace del 10 dicembre, possa essere articolata anche verso le sedi regionali decentrate, in modo da agevolare informazione e partecipazione. Sono intervenuto per ultimo, un po' stressato per timore di perdere il treno, ma l'intervento è stato ben accolto anche se la sala era ormai mezza vuota. Flavio si è impegnato a venire al Convegno ICDP.

"Ci sentiamo lontani dalle scelte politiche che in questi anni hanno reso evidenti le logiche militariste e di guerra, le privatizzazioni dei beni comuni, la discriminazione, l´intolleranza verso immigrati e stranieri, la precarizzazione del lavoro...", è questa la Politica che vogliamo.
Per approfondire il che fare per "Mettere la guerra fuori dalla storia", primo obbiettivo è la difesa della Costituzione, come affermato oggi qui. I partiti accennano spesso alla necessità di modificarla, e prima vittima ne sarebbe l´art. 11, che ci impedisce di partecipare a guerre d'offesa, magari dichiarate con la copertura di "operazioni di pace". Ricordo a questo proposito, il Progetto di legge d'iniziativa popolare consegnato da Emergency al Parlamento, di cui si è persa da anni ogni traccia.
L'articolo 11 ha trovato importanti precisazioni nella legge del 1998 sulla difesa civile non armata e nonviolenta e nella legge 64/2001, che prevede il servizio civile per contribuire alla difesa della patria con azioni non militari. Sono leggi da difendere per non confinare il servizio civile a compiti di solidarietà coi più deboli.
In questo senso sarà importante allargare ad altre regioni, la legislazione dell´Emilia Romagna che estende il servizio civile ad anziani pensionati e ad operatori di Enti locali; e riproporre il progetto legge del 2005 elaborato da IPRI-Rete CCP, che prevede un anno di congedo dal lavoro per partecipare ai Corpi Civili di Pace all'estero.

Per portare avanti una difesa alternativa è necessario mettere in discussione l´attuale modello di difesa promosso dagli USA, accettato dai vertici del nostro paese anche di centro sinistra, che considera difesa il mantenimento del nostro standard di vita. Combattere con Progetti costruttivi, la persistenza di basi con armi nucleari come Aviano e Ghedi, il transito e stazionamento di navi nucleari nei porti, la presenza nucleare in basi aeree, anche da costruire come quella che si vuole raddoppiare a Vicenza; con velivoli quali Eurofighter, già da noi prenotati, o F35, da costruire e dislocare a Cameri.

Difesa alternativa è continuare a lavorare perché si riducano le spese militari, lievitate a dismisura e cominciare una seria riconversione delle industre italiane. Nel 2007 il nostro paese era passato (dati del 2005) dall´ottavo al quarto posto tra i venditori mondiali di armi, Cina esclusa, mentre dopo le iniziative contro la "Mostra dei Mostri" ed a sostegno della legge 185, eravamo scesi al 13°. Finmeccanica grazie alle armi, è una delle industrie in maggior espansione al mondo.
Difesa alternativa significa trasformare gradualmente il nostro sistema d'attacco in puramente difensivo (citando Galtung, privo di armi a lungo raggio e finalizzato alla difesa del proprio territorio). Dar vita a una polizia internazionale, di Nazioni Unite libere dai condizionamenti di paesi con diritto di veto; che sono i maggiori venditori di armi al mondo. In sintonia col "Tribunale Penale Internazionale" di Roma, cui hanno aderito oltre 140 Nazioni, ma non Stati Uniti, Cina, India, Israele. Su questo la Tavola della Pace si sta muovendo in maniera eccellente.

Nel processo di transarmo per lo sviluppo di una politica di pace, assume comunque cruciale importanza la creazione a livello nazionale, europeo ed internazionale, di Corpi Civili di Pace, come richiesti ripetutamente dal Parlamento Europeo su sollecitazione di Alex Langer, ed auspicati dalle Nazioni unite; indispensabili a portare avanti una prevenzione dei conflitti armati. Questi corpi - ben preparati alla nonviolenza - verranno utilizzati nelle zone di pre conflitto per prevenirne lesplosione armata, ricercarne la trasformazione nonviolenta e, nel dopoguerra, aiutare il processo di riconciliazione fra nemici.
Questo lavoro immane richiede l'accordo di tutti coloro che si richiamano alla pace, e necessita di: educazione di base nelle scuole sulla nonviolenza; informazione della popolazione; redazione di un Progetto e preparazione all´Azione diretta; coinvolgimento sempre maggiore di persone, gruppi ed enti locali; rilancio dell´obiezione di coscienza, realizzazione di interventi sul campo.
Un documento di L'Abate su le Trame e l'Ordito, redatto alla fine del seminario estivo alla Casa della Nonviolenza di Ghilarza, traccia un parallelo fra azione dei tessitori nella tradizione ghandiana del Khadi, e sviluppo di sinergìe fra vari attori del Movimento per la pace.

La strategicità dei Corpi civili di Pace, quale configurazione della parte più importante del modello di difesa a venire, a partire dal confronto diretto nel presente con la difesa armata, dalla valorizzazione del lavoro svolto sul campo finora, dei metodi e interventi messi in pratica nel mondo, trova divulgazione col Progetto denominato "Info-eas" Interventi civili di pace, partito da poco nelle Scuole, Università e Associazioni di 8 Regioni, assieme al Ministero degli esteri; promosso dal Tavolo Interventi civili di Pace - per il quale sono qui a intervenire - insieme al Ministero degli Esteri, grazie all'ex sottosegretaria Sentinelli.
Questo Progetto, di cui ho con me dei materiali, potrà essere seguito da uno o due interventi sul campo in luoghi da individuare, come si disse al tempo dell'intervento militare il Libano, senza però che ciò fosse possibile realmente.
Il Progetto sarà presentato con un Convegno nazionale in programma qui a Roma il 21-22 novembre, al quale tutti siete invitati, il cui specifico è consultabile sul sito interventicivilidipace.org.
In preparazione di questi obiettivi, sta maturando anche l'esigenza di approntare una nuova Campagna, con le energie fin qui coinvolte, assieme alla ventennale Obiezione fiscale alle spese militari per la Difesa popolare nonviolenta, Campagna provvisoriamente denominata "incrociare i percorsi".

Dei nessi, alla maniera di Danilo Dolci, sarebbero da costruire fra questioni "esterne" e situazione italiana; individuando maggiori legami tra politiche "armate" e questioni civili aperte nel Paese. A cominciare ad esempio da Vicenza, quale possibile sede di formazione per Corpi civili di pace. L'esperienza eccezionale della opposizione costruttiva alla base Dal Molin, ne è il primo esempio chiaramente riconoscibile all'interno del Paese.
Partendo da premesse condivise si potrebbe sviluppare un maggior dialogo, una sinergìa praticabile da molti già ricercata, tra percorsi diversi. Mi riferisco ad esempio al Progetto di legge d'iniziativa popolare sul Nucleare (campagna unfuturosenzatomiche) e al Progetto di Legge d'iniziativa popolare sui trattati internazionali, sulle basi e servitù militari; senza dimenticare il PdL in difesa dell'art. 11 già citato.
Auspichiamo il collegamento fra i nessi citati, utile a costruire condivisione per la costruzione di attività comuni, verso i Forum sociali europeo e mondiale, il G8 alla Maddalena, la Marcia Perugia - Assisi e l'Onu dei Popoli. Nessi necessari ad arrivare uniti anche alla Marcia mondiale della pace, annunciata per l'autunno 2009 al Forum umanista europeo di Milano alcune settimane fa.
L'assunzione comune di responsabilità, imporrebbe pure un'iniziativa italiana congiunta per portarci fuori dalla guerra in Afghanistan, che potrebbe avere buone chances di ripercussione in Europa. Ci siamo riusciti, anche se non del tutto in Iraq, potremmo farcela di nuovo.
In Sardegna s'è iniziato a parlare di un Percorso nonviolento verso il G8, in modo che nasca dall'Isola una presa di posizione, un nuovo avvìo dopo quanto successo a Genova 2001, mentre la Marcia mondiale della pace 2009 dalla Nuova Zelanda al Sud America - strumento in grado di smuovere situazioni sul piano globale - verrà da Istanbul in Italia passando per l'ex Jugoslavia. Andrebbe presa in carico collettivamente, per arginare la crescita di fascismo, razzismo e nazionalismo, che nella Balcania, nella mia Trieste, e oramai in tutta Italia, sono reali più che mai.

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