Siamo Complici di un Crimine
Colloquio tra Jean Ziegler e Vittorio Malagutti

Tratto da L’Espresso 1° maggio 2008


“La lotta alla fame nel mondo e’ un fiasco colossale”
E’ deluso Jean Ziegler.Alla fine di aprile il sociologo svizzero, autore di un pamphlet contro i mali della globalizzazione come il recente “l’impero della vergogna”, rimetterà il mandato di inviato speciale delle Nazioni Unite per la crisi alimentare mondiale. E dopo quattro anni di lavoro non può fare a meno di denunciare quelli che lui non esita a definire “crimini contro l’umanità”. E cioè gli ingentivi pubblici ai biocarburanti e la speculazione finanziaria che amplifica i rialzi dei prezzi alimentari.

Un rapporto della Banca Mondiale prevede che i prezzi agricoli non diminuiranno almeno fino al 2015? E’ d’accordo? E nel frattempo come si puo’ affrontare il problema?

Mi sembra chiaro che la corsa dei prezzi non rallentera’ ancora per un lungo periodo. Vanno adottate al più presto misure di emergenza. Tanto per cominciare, la comunità internazionale dovrebbe al più presto dichiarare una moratoria mondiale di cinque anni sui biocarburanti. Bisogna inoltre imporre nuove regole per bloccare la speculazione sulle materie prime agricole. Gli Hedge Fund devono smetterla di speculare su questi prodotti.

In che modo la produzione di biocarburanti contribuisce ad alimentare le tensioni sui prezzi internazionali dei prodotti agrcoli?

“I biocarburanti destabilizzano i mercati mondiali. I governi dovrebbero vietare la produzione di benzine alternative ottenute da materie prime alimentari come il mais o la soya. Altrimenti la fame nel mondo aumenterà”

Perché?

“Faccio due esempi. Per rispettare l’obiettivo di corpire entro il 2020 il dieci per cento del fabbisogno europeo di benzina con il bioetanolo, l’Unione Europea sarà costretta a produrre questi carburanti in Africa, aumentando i problemi di alimentazione di quei paesi. Quando gli Stati Uniti grazie a sei miliardi di dollari di sovvenzioni pubbliche, finanziano una politica a favore dei biocarburanti che toglie dal mercato 138 milioni di tonnellate di mais, si gettano le basi di un crimine contro l’umanità con l’unica motivazione di soddisfare la sete smodata di carburanti degli americani. E’ giusto promuovere l’uso dei biocarburanti, a condizione che siano prodotti con residui vegetali come i truccioli di legno o gli scarti della canna da zucchero utilizzati in Brasile. Ma il processo di lavorazione di questi materiali è molto complesso e costoso. Difficilmente, quindi, queste benzine alternative potranno diffondersi molto.

Qual’è il ruolo della speculazione sull’aumento dei prezzi delle materie prime?

Con la crisi delle borse gli investitori si sono riversati sui mercati delle materie prime agricole, che sono molto meno regolamentati rispetto a quelli azionari. Alla borsa di Chicago si può comprare un contratto future su tutta la raccolta di soya in Barsile, versando solo il cinque per cento del valore del contratto. Fissare un livello monimo di investimento molto più alto, per esempio il 30 percento, può contribuire a frenare considerevolmente la speculazione sui cereali.

Diversi paesi, per esempio Argentina, Egitto e Vietnam, hanno bloccato le loro esportazioni di cereali e riso per soddisfare la domanda interna. Queste decisioni finiscono per contribuire all’aumento dei prezzi perché diminuisce la disponibilità di materie prime agricole sui mercati internazionali. Come si puo’ interrompere questa spirale?

Questi paesi hanno tutto il diritto di imporre queste misure per ridurre le conseguenze della crisi mondiale sui propri cittadini. Ricordiamoci che molto spesso è la fame a causare le rivoluzioni. A mio parere i blocchi all’export sono giustificati anche se causano un ulteriore aumento dei prezzi internazionali. Non tocca certo a questi paesi farsi carico del problema.

Il Presidente USA George Bush ha appena sbloccato duecento milioni di dollari per rispondere all’appello della Banca Mondiale che ha chiesto 500 milioni di dollari per affrontare l’emergenza alimentare. A suo parere questo e’ il segnale di un cambio di rotta nella politica americaba in tema di lotta alla povertà?

E’ semplicemente fumo negli occhi. Bush reagisce a livello umanitario nel tentativo di distogliere l’attenzione dalle conseguenze della politica. E’ una semplice mossa tattica e invece servirebbe un nuovo approccio di lungo periodo.

Prevede che sarà possibile raggiungere il primo dei cosiddetti millenium goals fissati dalle Nazioni Unite, e cioè diminuire della metà il numero delle persone che nel mondo vivono al disotto della soglia di povertà, meno di un dolaro al giorno?

No si puo’ dire fin d’ora che questo obiettivo non potrà essere raggiunto. Siamo al disastro totale. Un insuccesso completo.


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