Presentato dal Wwf il Living Planet Report sullo stato di salute dei sistemi naturali. L'Occidente spinge il mondo a vivere oltre le sue possibilità di rigenerazione. Lo studio sottolinea che "possiamo ancora invertire questa situazione di recessione ambientale"

"Deficit ecologico sempre più grave consumiamo un terzo di Pianeta in più"
di Valerio Gualerzi

Il direttore del Wwf James Leape
ROMA, 29 ottobre 2008 - Viviamo al di sopra delle nostre possibilità. La Terra sta concedendo a tutto l'Occidente l'equivalente dei generosi mutui subprime elargiti dalle banche Usa, permettendo alle società del benessere basato sul consumismo sfrenato un tenore di vita insostenibile, ma il rischio è che dopo aver ipotecato il Pianeta, quando scoppierà la "bolla" dei consumi, non ci sarà nessuno che verrà a ripianare i debiti o a nazionalizzare le perdite, perché a quel punto occorrerebbe un'altra Terra. A lanciare l'allarme è il Wwf in occasione della presentazione del Living Planet Report, il consueto studio dell'associazione ambientalista sullo stato di salute dei sistemi naturali globali e gli effetti causati su di essi dall'intervento umano.

"Se la nostra domanda continuerà a crescere alla stessa velocità, entro metà del decennio 2030-2040, avremo bisogno dell'equivalente di due Pianeti per mantenere i nostri stili di vita", mette in guardia il direttore generale del Wwf Internazionale James P. Leape. "Così come uno spendere sconsiderato sta causando la recessione, i consumi eccessivi - dice ancora Leape - stanno dando fondo al capitale naturale del Pianeta al punto tale da mettere a rischio il nostro benessere futuro: negli ultimi 35 anni abbiamo perduto quasi un terzo del capitale della vita selvatica sulla Terra".

Living Planet Report 2008 è stato presentato oggi in contemporanea in tutto il mondo. Quella di quest'anno è un'edizione ancora più accurata e dettagliata. Sono stati infatti ulteriormente perfezionati i due indici "tradizionali", ovvero il "Living planet index" (che dà conto della biodiversità sulla Terra) e l'indice della "Impronta ecologica" (misura la domanda dell'umanità sulla biosfera). Inoltre è stato introdotto un terzo indice, "l'Impronta idrica" che somma i consumi di acqua di ogni Stato insieme al volume di risorse idriche necessarie a produrre servizi e beni, compresi quelli importati.

Il quadro come detto è preoccupante e per restare alla metafora finanziaria l'Outlook stilato dal Wwf assegna alla Terra un rating decisamente negativo. Il rapporto fornisce anche un'analisi dettagliata dell'andamento paese per paese. Gli Stati Uniti hanno l'impronta ecologica nazionale maggiore. Ogni americano vive infatti con le risorse di 4,5 pianeti. L'Italia si piazza al 24esimo posto, conducendo uno stile di vita che richiederebbe a ogni cittadino di avere a disposizione 3,5 ettari in più di quelli esistenti in realtà.

Un pessimo dato, ma molto più negativa è la nostra "Impronta idrica". L'Italia in termini di consumo procapite (2.332 metri cubi annui) è infatti in quarta posizione nella classifica mondiale. A pesare sono sia un uso dissennato delle risorse interne, sia un ricorso a importazioni ad altissima intensità idrica, come ad esempio la carne di manzo che richiede per ogni chilo l'utilizzo di ben 15mila litri d'acqua.

Ma all'orizzonte non ci sono solo nuvole. "La buona notizia - esorta Leape - è che possiamo ancora invertire questa situazione di forte diminuzione del credito ecologico e non è ancora troppo tardi per evitare un'irreversibile recessione ecologica. Il rapporto identifica le aree chiave necessarie per cambiare i nostri stili di vita e indirizzare le nostre economie verso percorsi sostenibili". La strategia suggerita dal Wwf per innescare la retromarcia è quella dei cunei. Un sistema mutuato dalle politiche di contrasto del riscaldamento globale che prevede una sequenza di azioni mirate, dall'agricoltura alla pesca, dalle politiche forestali a quelle energetiche, ognuna in grado di contribuire a ridurre di una fetta (o meglio di un cuneo) il deficit che stiamo contraendo nei confronti della Terra.

Il primo passo per andare in questa direzione è però quello di considerare la biosfera, quindi terreni fertili, foreste, mare e acque interne, una risorsa che non si può ricapitalizzare con un semplice tratto di penna su un assegno. Esattamente il contrario dell'approccio italiano al problema del riscaldamento globale e la polemica con l'Unione Europea sull'urgenza dell'introduzione delle politiche di contrasto contenute nella direttiva 20-20-20. "Quello che ci suggerisce di fare il governo - denuncia il direttore del Wwf Italia Michele Candotti - è di ipotecare ulteriormente il capitale naturale utilizzando le sue risorse come un sussidio permanente all'economia nazionale e alle imprese in difficoltà, ma questo significa ammettere l'incapacità del Sistema Paese a trovare vere soluzioni alla crisi".

"La recessione mondiale appena iniziata - aggiunge il direttore scientifico del Wwf Italia, Gianfranco Bologna - allenterà sicuramente la pressione umana sul Pianeta, ma noi ci auguriamo atteggiamenti innovativi basati sull'apprendimento piuttosto che sulla costrizione, soluzioni adottate sulla scia della presa di coscienza piuttosto che sullo shock. Siamo convinti che uno sviluppo sostenibile sia possibile, ma il vero problema è che dobbiamo confrontarci con interlocutori che mancano completamente di conoscenze scientifiche: giuristi e avvocati divorano il campo politico con una cultura del bla-bla che emargina la cultura ecologica, che pure ha in Italia punte di eccellenza assoluta".

(29 ottobre 2008)


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