Nessun „salvataggio” per i più poveri nel mondo
di Thalif Deen

NAZIONI UNITE, 1 ottobre 2008 (IPS) -
Mentre una pesante crisi finanziaria minaccia di inasprire la recessione economica negli Stati Uniti, la notizia di un piano senza precedenti di 700 miliardi di dollari per il salvataggio delle società in crisi si è diffusa nei corridoi delle Nazioni Unite la scorsa settimana, mentre più di 100 leader mondiali erano riuniti a New York per i consueti colloqui annuali: la 63ima sessione dell&Mac226;Assemblea Generale.

Proprio quando le Nazioni Unite chiedono maggiori aiuti finanziari dalle nazioni ricche per aiutare i paesi in via di sviluppo a raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (MDG), che tra le altre cose prevedono di ridurre del 50 per cento la fame e la povertà estrema entro il 2015, la crisi economica statunitense, insieme alle prevedibili conseguenze negative oltreoceano, preannuncia un grave tracollo.

Rivolgendosi ai delegati la scorsa settimana, il segretario generale dell&Mac226;Onu Ban Ki-Moon ha avvertito che questo scenario cupo minaccia il benessere di miliardi di persone, „e soprattutto i più poveri tra i poveri”.

„Questo non fa che aggravare il danno [già] causato dall&Mac226;aumento dei prezzi di cibo e combustibile”, ha aggiunto.

Ban ha chiesto 72 miliardi di dollari l&Mac226;anno in finanziamenti esterni extra per raggiungere gli MDG entro il 2015.

Come ha fatto notare un delegato asiatico, „72 miliardi di dollari sono noccioline rispetto ai 700 miliardi che la Casa Bianca intende sborsare per salvare dalla bancarotta alcune società di Wall Street”.

„E adesso i bisogni urgenti dei paesi in via di sviluppo saranno l&Mac226;ultima delle priorità per gli Stati Uniti e gli altri donatori occidentali”, ha lamentato.

Padre Miguel d&Mac226;Escoto Brockman del Nicaragua, il neoeletto presidente dell&Mac226;Assemblea generale, ha avvertito che l&Mac226;attuale crisi finanziaria avrà „ripercussioni molto gravi” che impediranno progressi significativi, „se si potrà parlare di progressi”, verso i traguardi stabiliti dagli MDG, „che sono già di per sé insufficienti”.

„Sono sempre i poveri a pagare il prezzo dell&Mac226;irresponsabilità e dell&Mac226;avidità sfrenata dei potenti”, ha affermato, riferendosi alla sbalorditiva somma di 700 miliardi di dollari proposta dall&Mac226;amministrazione del presidente George W. Bush per salvare dalla bancarotta e dal crollo le banche di investimento ad alto rischio di New York.

Il primo ministro norvegese Jens Stoltenberg ha dichiarato ai delegati che „il denaro non sembra essere un problema, quando il problema è il denaro”.

“Guardiamo per un momento a quello che sta succedendo a Wall Street e sui mercati finanziari di tutto il mondo: investimenti scriteriati minacciano le case e i posti di lavoro della classe media”, ha aggiunto.

„C&Mac226;è qualcosa di fondamentalmente sbagliato, ha osservato, „quando il denaro sembra essere tanto, ma poi i fondi per investire sulle persone sembrano così pochi”.

Il primo ministro giamaicano Bruce Golding ha commentato all&Mac226;Assemblea che la crisi che scuote oggi i mercati finanziari del mondo riflette l&Mac226;inadeguatezza di strutture normative che sono essenziali per il buon funzionamento di qualsiasi mercato.

Ma c&Mac226;è dell&Mac226;altro. Questa crisi rappresenta un fallimento del sistema finanziario internazionale nel favorire il flusso di risorse verso aree dove queste possono produrre ricchezza reale - non ricchezza di carta, ha precisato.

Secondo Golding, il mondo non è a corto di capitale: „Ciò che manca sono i meccanismi per assicurare un uso efficace di questo capitale”.

Mentre negli Stati Uniti prosegue il disfacimento economico, tra le banche commerciali e di investimento le perdite non si contano più: Bear Stearns, Lehman Brothers e Washington Mutual (che sono state lasciate crollare senza alcuna misura di salvataggio da parte del governo); American International Group, Goldman Sachs e Morgan Stanley (cui è stato concesso di sopravvivere grazie ad aiuti finanziari d&Mac226;emergenza, di cui una parte provenienti dal governo); Merrill Lynch è stata acquisita dalla Bank of America e Citigroup ha assorbito la Wachovia Bank.

L&Mac226;indignazione nei confronti di Wall Street, descritta come la capitale finanziaria mondiale, è stata rivolta anche contro i CEO, che ricevono compensi da capogiro, e ai boss rampanti che accumulano stipendi multimilionari, con stock options e benefit che li portano ad autopromuoversi nella scala sociale.

Secondo un rapporto, lo stipendio più basso a Wall Street è di circa 280mila dollari l&Mac226;anno, in un paese dove l&Mac226;impiegato medio della classe medio-bassa torna a casa con una paga di 50mila-75mila dollari l&Mac226;anno.

Nel 2007, il CEO di Goldman Sachs, Lloyd Blankfein, ha guadagnato 68,7 milioni di dollari - un compenso giudicato come „il più alto in assoluto per un CEO di Wall Street”.

Mentre l&Mac226;intera struttura economica degli Usa rischia di crollare, la Casa Bianca ha lanciato un appello per salvare alcune delle più grandi istituzioni finanziarie del paese e, allo stesso tempo, raddrizzare gli eccessi dei magnati del business di Wall Street, che hanno incassato stipendi di milioni di dollari e bonus esagerati.

La prova dell&Mac226;avidità in tutta questa crisi è che questi stessi magnati, che sono responsabili della cattiva gestione delle loro imprese, continuano a pretendere di portare avanti il loro stile di vita lussuoso senza perdere i loro stipendi strepitosi, anche dopo lo straordinario salvataggio finanziato dai contribuenti.

Ma questi stipendi e bonus potrebbero finire in parte nel denaro da restituire per il piano di salvataggio.

Rivolgendosi ai 192 membri dell&Mac226;Assemblea generale la scorsa settimana, il presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva ha osservato che l&Mac226;economia di tutti i paesi è „un&Mac226;impresa troppo seria per essere lasciata nelle mani degli speculatori”.

L&Mac226;etica deve essere applicata all&Mac226;economia, ha aggiunto. Ma purtroppo, nella corsa verso il profitto, il fattore etico ha cessato di esistere.

Il presidente ha citato l&Mac226;economista brasiliano Celso Furtado, che aveva detto: „Non dobbiamo permettere che i profitti degli speculatori vengano sempre privatizzati, mentre le loro perdite vengono ineluttabilmente socializzate”.

E alla fine del suo discorso, il presidente brasiliano ha aggiunto: „Non dobbiamo permettere che il peso dell&Mac226;ingordigia smisurata di pochi debba gravare sulla comunità”.

Nel film hollywoodiano del 1987 „Wall Street”, il vincitore dell&Mac226;Oscar Michael Douglas interpreta il ruolo di uno spietato finanziere d&Mac226;assalto, Gordon Gekko, che mette da parte ogni etica aziendale per scalare i piani più alti della scala economico-sociale.

Il suo discorso ad un meeting di azionisti è ancora considerato un classico su Wall Street: „Il punto è, signore e signori, che l&Mac226;avidità, non trovo una parola migliore, è valida. L&Mac226;avidità è giusta, l&Mac226;avidità funziona”.

„L'avidità chiarifica, penetra e cattura l'essenza dello spirito evolutivo. L'avidità, in tutte le sue forme: l'avidità di vita, di amore, di sapere, di denaro, ha determinato la spinta in avanti di tutta l'umanità”.

Douglas, che è ambasciatore di pace dell&Mac226;Onu per il disarmo e „messaggero di pace”, ha partecipato la scorsa settimana alla Giornata internazionale della pace presso le Nazioni Unite.

Rispondendo a un giornalista che gli aveva rivolto la domanda: „Stai dicendo, Gordon, che l&Mac226;avidità non è valida?”, un Douglas visibilmente annoiato ha replicato: „No, non ho detto questo. E il mio nome non è Gordon. È solo un personaggio che ho interpretato 20 anni fa”.

(FINE/2008)


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