21 agosto 2008

Il Dalai Lama accusa la Cina
"Spari sulla folla in Tibet"


PARIGI - Il Dalai Lama accusa l'esercito cinese di aver "sparato sulla folla" il 18 agosto scorso nella regione di Kham, nell'est del Tibet. Secondo il leader spirituale buddista, sono stati uccisi circa 140 tibetani, bilancio che "deve essere confermato". Lo ha dichiarato in un'intervista a Le Monde sul numero in edicola oggi pomeriggio. Il leader tibetano si trova a Parigi per una visita e domani incontrerà dei componenti del governo francese. Nel pomeriggio il Dalai Lama ha voluto smentire in parte l'intervista, con un comunicato del suo ufficio stampa. "Ho avuto notizia della repressione, ma non posso confermare il numero di vittime".

Più tardi, il quotidiano francese ha rilasciato questa precisazione: "Il numero di 140 vittime era stato fatto al giornalista dall'entourage del Dalai Lama prima dell'incontro. Questo bilancio non è stato poi ripreso dal Dalai Lama durante l'intervista, ed è stato erroneamente citato come sua dichiarazione.
Tutto il resto del colloquio è confermato".

I morti di Lhasa. Il Dalai Lama ha poi denunciato che dall'inizio delle sommosse il 10 marzo scorso ''testimoni affidabili hanno potuto constatare che 400 persone sono state uccise nella sola regione di Lhasa. Uccisi da colpi di arma da fuoco, mentre manifestavano disarmati''. ''Se consideriamo tutto il Tibet, il numero delle vittime è sicuramente più elevato. Diecimila persone sono state arrestate, però non sappiamo se siano state incarcerate'' ha aggiunto.

Colonizzazione militare. Secondo il premio Nobel per la Pace, l'esercito cinese starebbe costruendo ''dei veri accampamenti militari''. ''La presenza militare in Tibet è antica, ma la frenesia di nuove costruzioni, nelle regioni dell'Amdo e del Kham, mi fa dire che questa colonizzazione da parte dell'esercito è destinata a durare''. Per il Dalai Lama, ''non è stata registrata alcuna apertura'' nelle discussioni con Pechino. ''Dopo le sommosse di marzo e i Giochi Olimpici avevamo creduto a dei segnali positivi. Il nostro entusiasmo è però calato rapidamente. I nostri emissari si sono scontrati contro un muro'', ha concluso.

L'incontro con le autorità francesi. Nonostante il carattere prettamente religioso della visita in Francia, iniziata in modo molto discreto lo scorso 11 agosto - nessuna personalità di Stato lo aveva accolto all'areoporto - domani il leader tibetano incontrerà diverse personalità francesi: il ministro degli Esteri Bernard Kouchner, il segretario di Stato ai diritti umani Rama Yade e la moglie del presidente Carla Bruni-Sarkozy. L'incontro si terrà in occasione dell'inaugurazione di un tempio buddista vicino a Lodeve nel dipartimento dell'Herault. Ieri Pechino aveva chiesto alla Francia di gestire "con prudenza" la questione "importante e sensibile" del Tibet durante il faccia a faccia col Dalai Lama.

Buoni rapporti con il Vaticano. La denuncia del Dalai Lama arriva in un momento in cui la Cina sembra lanciare segnali di distensione nei confronti del Vaticano. Il vescovo di Pechino, Giuseppe Li Shan, ha auspicato ieri in un'intervista al Tg1 una visita in Cina di Papa Benedetto XVI e ha assicurato che ''i rapporti con il Vaticano vanno sempre meglio''. Pronta la risposta di padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa vaticana: ''Diversi problemi importanti non sono risolti, ma da parte della Santa Sede vi è l'intenzione e la volontà di continuare a portare avanti un dialogo leale e costruttivo''. Per padre Lombardi ''l'intervista del vescovo Li-Shan, può essere considerata uno dei segnali con cui, da parte cinese, si risponde alla disponibilità e all'auspicio manifestato dal Papa, nella sua lettera di un anno fa, per cercare una normalizzazione dei rapporti tra Cina e Santa Sede''. Padre Lombardi ha tuttavia precisato che un viaggio del Papa in Cina e' ''totalmente prematuro''.



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