Intervista ad Anders Ostergaard, Regista di “Burma Vj” Film sulla Rivoluzione dei Monaci Birmani
Intervistemadyur.com
martedì 10 novembre 2009

Il suo film Burma Vj fa rivivere emozioni , passioni ed eroismo dei reporter locali cha hanno rischiato la pelle per documentare la rivoluzione dei monaci birmani

Il suo film ha ottenuto decine di premi anche a Berlino e al Sundance. In America e in Gran Bretagna pubblico o critica lo hanno osannato. Sono solo immagini di repertorio , che cos’ha più di un documentario?
“Innanzitutto il film conduce nella quotidianità dei giovani reporter del Democratic Voices of Burma , dentro i loro rischi e dentro il loro eroismo. Senza quei servizi , per cui sono stati arrestati e torturati nelle migliori delle ipotesi , costretti a fuggire all’estero , non sapremo che cosa è successo in Birmania. Loro erano armati di piccole videocamere , e dall’altra parte c’erano i fucili. C’è il dramma , che io cerco sempre nei miei lavori. Senza suspense e storia non c’è documentario”

Come ottenevano e mandavano quei filmati delle proteste?
“Una volta montati i servizi , in gran velocità venivano mandati via satellite ai media internazionali. L’intero mondo ha potuto testimoniare ogni singolo evento grazie a quei servizi”

Voi avete deciso dopo di montare tutti i servizi per farne un film?
“No, il progetto di fare un film sul Burma è nato tre o quattro anni fa. Volevamo ritrarre questo paese così chiuso al mondo tramite la vita al confine – le persone che andavano e tronavano dalla Birmania. Ma era troppo concettuale. Avevo bisogno di gente più concreta con cui parlare. E’ stato allora che mi sono reso conto che in Norvegia , in una rete televisiva , c’erano dei reportage che venivano dal Burma. Poi ho incontrato alcuni reporter che erano emigrati in Thailandia per essere addestrati alle riprese nascoste e alle fughe. Infine ho incontrato Joshua , il protagonista, che è stato subito molto generoso e ha cercato di descrivere la vita da reporter clandestino”

Ha notizie di lui e degli altri reporter?
“Joshua è scappato in Thailandia , sta preparando un altra squadra di videogiornalisti. Vuole tornare anche se la sua sopravvivenza è a rischio in Birmania, lo stanno cercando. Ma altri vj sono in prigione e non stanno bene, è inutile speculare sulle condizioni in cui sono costretti a vivere. Dico solo che in alcuni casi vivono in isolamento , in stanza grandi quanto cucce. Per aiutarli ad uscire dalla loro prigionia abbiamo avviato l’iniziativa “Free the Vjs”

I monaci buddisti sono gli intoccabili e in genere non si inseriscono in conflitti politici. Come mai hanno deciso di partecipare alle proteste e schierarsi contro il regime in maniera così forte , rischiando in prima persona?
“Tutto è cominciato quando alcuni monaci avevano appoggiato la gente di un villaggio birmano che moriva di stenti e di fame. Pur essendo degli intoccabili erano stati picchiati dai militari e, secondo i precetti buddisti questo è sacrilego. Pretendevano le scuse dal governo militare, e che non sono mai arrivate. Così da una questione religiosa si è passati alle proteste per i diritti umani, a Rangoon . Anche perché loro vivono di offerte e , dunque se il popolo soffre la fame , soffrono la fame anche loro. La vita lì è difficile per tutti , religiosi o no. Inoltre i monaci erano l’unica forza di opposizione organizzata. La Lnd di Aung Suu Kyi è stata messa fuori gioco da anni”

Le elezioni del 2010 ci saranno? Il regime le teme?
“Io credo che ci saranno , perché da una parte il regime le teme, dall’altro le promuove. Solo così avrà una copertura democratica alla repressione e al regime della paura”

La comunità internazionale può fare qualcosa per risolvere la questione birmana?
“Innanzitutto tenere gli occhi puntati sulla Birmania, perché le proteste vengono represse, è vero, ma indeboliscono il potere militare. I miracoli succedono , vedi la liberazione dell’apartheid in Sudafrica o il crollo del muro di Berlino. Nessuno ci credeva , eppure qualcosa si muoveva lentamente e a un certo punto si era pronti per mettere la parola fine. lo dobbiamo fare soprattutto per le generazioni che verranno”

L’America può fare di più per far pressione sul governo in favore dei diritti umani dei birmani?
“Sicuramente sì , tutti possiamo far qualcosa . Ma i Birmani hanno più rapporti con i paesi confinanti : Cina , India. Ma anche la Russia, che ha interessi economici in Birmania. Ovviamente nessuno di questi tre stati ha mai mostrato un impegno in questo senso”

Ci tornerà in Birmania?
“E’ difficile che ci riesca. Sono preso sicuramente di mira. L’ultima volta che ho messo piede lì mi sono finto maestro insieme al mio collaboratore. Ma non credo che funzionerà la prossima volta”

Burma Vj lo vedremo al cinema?
“Abbiamo un distributore in Italia , ma non è prevista una distribuzione al cinema. Andrà in onda su Report e sul canale Fox Cult. L’anno prossimo sarà distribuito in dvd”

Il prossimo film ? Sarà sempre all’insegna dell’impegno civile?
“Sarà sicuramente un documentario, anche perché sono giornalista e mi piace lavorare sugli archivi , quindi è ovvio. Ma in questo momento non so niente. Sto viaggiando molto in America e in Europa. In cerca di un tema che mi ispiri. Poi devo trovare il dramma. Senza dramma, emozioni , empatia non c’è film che funzioni. I monaci e miei reporter hanno funzionato perché non erano fredde immagini , ma persone con sentimenti e coraggio …molto coraggio”

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