Alle porte di Gaza
di Nurit Peled-Elhanan
26 gennaio 2008

Queste parole sono dedicate agli eroi di Gaza che hanno provato ancora una volta che non sono dei muri fortificati che possono imprigionare lo spirito libero dell'umanità e che la violenza non può assoggettare la vita.
L'appello per andare oggi alle porte di Gaza nel momento culminante del pogrom messo in atto dai gangster dell'esercito di Occupazione contro gli abitanti della Striscia di Gaza riecheggia terribilmente quest’altro appello che era stato lanciato verso il mondo impassibile più di un secolo fa.*
" Alzati ed ora va nella città del massacro
il tuo cammino terminerà nei suoi cortili
e tu toccherai con le tue mani, e vedrai con i tuoi occhi
cerca sull'albero, la pietra, la barriera e l'argilla dei muri
il sangue sparso e i cervelli disseccati dalla morte ".
Cosa si può pensare quando ci si trova davanti alle porte di Gaza? Solo questo:
" Là, nell’angolo triste, nell'ombra nascosti
innumerevoli occhi guardano "
Cosa possiamo immaginare oggi quando siamo davanti alle porte di Gaza, se non:
" un neonato, vicino a sua madre stesa a terra, vicino a sua madre trafitta
povero pulcino che riposa sul seno freddo e senza latte di sua madre,
Come un pugnale, la parola del lattante è stata tagliata in due
Si è sentito il suo MA, mai il suo MAMMA,
Oh! anche ora il suo sguardo mi interroga."
E cosa possiamo dire a questo bambino, che ci interroga – noi che siamo davanti alle porte di Gaza, impotenti? Cosa spiegheremo a lui e agli altri bambini affamati e malati, rinchiusi in questo terribile ghetto, circondati dal filo spinato, che potremo dire ai neonati le cui vite sono state soffocate nelle incubatrici ancor prima di cominciare, queste vite, perché lo Stato ebraico ha tagliato il flusso dell'ossigeno? Che potremo dire alle madri che vanno in cerca di pane per i loro figli nelle vie di Gaza, e che potremo dire a noi stessi? Solo questo: 60 anni dopo Auschwitz, lo Stato ebraico rinchiude un popolo nei ghetti e lo uccide con la fame, l'asfissia e la malattia.
" Stanca, esaurita, la triste Shekhina
corre in ogni recesso senza trovare quiete.
Desidererebbe piangere? Ma a piangere non riesce.
Vorrebbe urlare… ma è come sordomuta,
la testa sotto l’ala,
e l’ala distesa sopra le ombre dei martiri morti,
le sue lacrime nell'oscurità di un hangar di silenzio."
Perché oggi, mentre siamo alle porte di Gaza, noi restiamo senza voce, senza parole e senza azioni.
Non c’è un Yanosh Korczak* tra di noi che proteggerà e sottrarrà i bambini al fuoco. Non ci sono dei Giusti che rischieranno la loro vita per salvare le vittime di Gaza. Noi stiamo là, disperati e miserabili, davanti alle porte dell'inferno, e obbediamo alle leggi razziste che hanno tenuto sotto controllo le nostre vite e siamo, tutti noi, impotenti.
Quando Bialik ha scritto:
" Satana non ha ancora creato Vendetta per il sangue del bambino piccolo "
egli non pensava che questo bambino sarebbe stato un bambino Palestinese di Gaza e che i suoi macellai sarebbero stati i soldati della Terra d'Israele.
E quando ha scritto:
" Lasciate che il sangue attraversi l'abisso
lasciate che il sangue s'infiltri verso il basso nelle profondità dell'oscurità,
lasciatelo lavorare, là, nell'oscurità, ed aprire una breccia in tutte le viscere della terra "
egli non immaginava che queste viscere sarebbero state le viscere della Terra d'Israele. Che lo Stato Democratico ed Ebraico di Israele che utilizza l'espressione " mani insanguinate " per giustificare il suo rifiuto di liberare dei combattenti per la libertà e dei leader pacifisti, ci avrebbe immersi tutti fino al collo, fino alle narici, nel sangue di neonati innocenti, finché ciascuno dei nostri respiri non rigetti delle bolle di sangue nel cielo della Terra Santa.
" Ed io? Il mio cuore è morto,
non ci sono più preghiere sulle mie labbra.
Tutta la mia forza è sparita e non c’è più Speranza.
Fino a quando?
Quanto tempo ancora?
Fino a quando?"

*Le poesie "City of Slaughter" e "On Slaughter" sono state scritte dal poeta ebreo Haim Nahman Bialik in omaggio alle vittime del pogrom di Kishinev, nel 1903 in Russia.

*Janusz Korczak (medico ebreo che si prese cura di molti bambini nel ghetto di Varsavia): <http://fr.wikipedia.org/wiki/Janusz_Korczak>http://fr.wikipedia.org/wiki/Janusz_Korczak

*Shekinah : presenza divina



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