Pkk: Un “gesto di pace” per sfidare il governo di Ankara
di Carlo M. Miele


Osservatorio Iraq, 19 ottobre 2009
Un segnale di pace lanciato alla Turchia e, al tempo stesso, un modo per testare la buona volontà del governo di Ankara nei confronti delle rivendicazioni del popolo kurdo.
Si può sintetizzare così l’iniziativa di cui si è reso protagonista un gruppo di 34 kurdi (tra cui otto combattenti del Partito dei lavoratori del Kurdistan, Pkk), che oggi hanno deciso di abbandonare i propri rifugi sui monti Qandil, nel nord dell’Iraq, e di consegnarsi alle autorità turche.
Scopo della “missione” - ha spiegato un alto esponente dell’organizzazione combattente kurda all’agenzia di stampa Adnkronos International - è “chiarire la posizione del Pkk rispetto alla cosiddetta Iniziativa kurda e la determinazione del partito nel ricercare soluzioni pacifiche per fermare lo spargimento di sangue”.
Nei pressi di Silopi, in territorio turco, i membri del “gruppo di pace” sono stati immediatamente prelevati dalle forze di sicurezza e interrogati da un giudice e cinque procuratori turchi.
Ma, una volta superata la frontiera irachena, hanno trovato anche migliaia di cittadini di etnia kurda, che li hanno accolti sventolando bandiere e scandendo slogan che chiedevano una soluzione pacifica per la questione kurda.
Proprio in queste settimane l’opinione pubblica turca sta discutendo di un piano proposto dal governo guidato dal Partito di giustizia e sviluppo (Akp) per rispondere alle rivendicazioni della minoranza del sudest del Paese e porre fine al sanguinoso conflitto iniziato più di venti anni fa.
Al tempo stesso, c’è attesa per un analogo piano di pace (denominato “road map”) che dovrebbe presentare Abdullah Ocalan, il leader del Pkk detenuto nel super-carcere dell’isola di Imrali.
A tal proposito, lo stesso Pkk oggi ha fatto sapere che “l'invio del gruppo non è una resa o una domanda di grazia da parte del governo turco, ma conferma le buone intenzioni del partito rispetto agli sforzi per risolvere pacificamente la questione kurda”.
Ahmet Turk, segretario del Partito della società democratica (Dtp), la formazione kurda rappresentata in Parlamento da una ventina di deputati, ha dichiarato alla Reuters che l’iniziativa di oggi "mostra che il Pkk si sta impegnando per la pace e non per la guerra”.
Secondo Jonathan Head, corrispondente della Bbc da Istanbul, la "resa" degli otto ribelli del Pkk e dei loro sostenitori rappresenta invece un “gesto simbolico calcolato” compiuto allo scopo di testare il nuovo approccio annunciato dal governo di Ankara.
La maniera in cui verranno trattati adesso – continuato lo stesso Head – sarà vista come una chiara indicazione dell’atteggiamento del governo e della sua buona volontà.

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