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25/01/2010

Guerra al dissenso
di Khadra Hussein

Ondata di arresti da parte di Israele di attivisti della società civile palestinese

Lo scorso settembre numerosi siti di associazioni della società civile internazionale hanno lanciato allarmi indignati dopo l'arresto di Mohammad Othman, attivista palestinese per i diritti umani e coordinatore giovanile della campagna Stop the Wall, che coordina il network di associazioni e attivisti che si battono contro la costruzione del muro israeliano.

Othman è stato arrestato il 22 settembre 2009, mentre varcava il valico di Allenby Bridge, alla frontiera giordana, per tornare in Cisgiordania dopo un tour di conferenze in Norvegia, nel quale aveva denunciato l'illegalità del muro e il furto di terre palestinesi ad esso connesso. Due mesi dopo, lo scorso dicembre, si è aggiunto l'arresto di Jamal Juma', coordinatore di Stop the Wall.
Sebbene Othman e Juma' siano stati rilasciati a cavallo tra il 12 e il 13 Gennaio 2010, in mancanza di accuse, le autorità israeliane hanno lanciato nello stesso tempo una nuova ondata di arresti contro gli attivisti di Bil'in e Nil'in, due dei numerosi villaggi attraversati dal muro e da anni mobilitati contro la sua costruzione, in quella che sembra sempre più delinearsi come una sistematica campagna di intimidazione del movimento dal basso palestinese contro il muro e gli insediamenti colonici illegali.

Dopo il rifiuto con il quale Israele ha accolto la sentenza del 9 Luglio 2004 della Corte Internazionale di Giustizia, massimo organo giudiziario delle Nazioni Unite, che rimarcava la natura illegale del muro, i palestinesi dei villaggi direttamente attraversati dalla barriera israeliana si sono costituiti in Commissioni Popolari contro il Muro, per mobilitare un movimento di solidarietà internazionale attraverso la resistenza non-violenta e manifestazioni settimanali. Attivisti palestinesi per i diritti umani, inoltre, hanno aumentato i loro sforzi alla ricerca di sostegno internazionale, partecipando a tour di conferenze per il mondo, e sostenendo la campagna di boicottaggio dei prodotti israeliani. Tale campagna ha ricevuto l'appoggio di numerose associazioni della società civile internazionale e riscosso crescenti successi, come dimostrano l'adesione al boicottaggio da parte del sindacato accademico britannico, e la più recente decisione del fondo pensioni del governo norvegese di tagliare i propri investimenti nella Elbit Systems, società israeliana la cui attività è connessa alla costruzione del muro.

"In risposta, Israele ha adottato una politica di arresto, detenzione, intimidazione, minaccia e, talvolta, di punizione collettiva", spiega Magda Mughrabi, responsabile dell'Associazione Addamer a Nablus, ong palestinese che si occupa del sostegno e dei diritti dei prigionieri politici palestinesi. "Tra il giugno e l'agosto del 2009, Addameer ha portato avanti una ricerca in 16 villaggi direttamente interessati dal percorso del muro, in sei differenti distretti della Cisgiordania. La finalità della ricerca era il documentare casi di arresto e detenzione di attivisti per i diritti umani palestinesi e di dimostranti che protestavano contro la costruzione del muro. In questi villaggi, Addameer ha documentato almeno 292 casi confermati di attivisti palestinesi arrestati, a partire dal 2003, alcuni dei quali appena dodicenn", spiega la responsabile palestinese.

A sostegno di questa tesi, porta il caso dell'attivista Mohammed Srour, arrestato di ritorno da una testimonianza a Ginevra presso la Commissione d'Inchiesta delle Nazioni Unite sul conflitto a Gaza. La stessa Commissione ha espresso la preoccupazione, nel suo rapporto finale, che tale arresto possa essere considerato una rappresaglia alla testimonianza. Altro esempio quello di Khatib, arrestato al rientro dal Canada, dove aveva presenziato ad un'udienza della Corte del Quebec per sostenere la causa intentata dagli abitanti di Ni'lin contro due aziende canadesi, Green Park e Green Hill International, coinvolte nella costruzione di unità abitative per l'insediamento illegale di Modi'in Illit.

"Figure guida nella difesa dei diritti palestinesi, esponenti di spicco della società, come insegnanti e sindaci, e membri delle Commissioni Popolari - fondamentali nel coordinamento settimanale di proteste e campagne di sostegno - sono spesso personalmente presi di mira e arrestati nel tentativo di isolarli dall'organizzazione di proteste, o di gettar discredito sui loro sforzi", spiega Mughrabi. Come nel caso di Abdallah Abu Ramah, noto leader della commissione popolare di Bil'in, arrestato e accusato di istigazione e possesso d'armi.

"L'esercito israeliano accusa Abdallah di collezionare granate soniche usate e lacrimogeni vuoti, come anche proiettili di M16, utilizzate dai soldati per disperdere la folla alle dimostrazioni, e di mostrarle in un esposizione al museo del villaggio per incrementare la consapevolezza dei metodi utilizzati dagli israeliani contro civili disarmati. - spiega Magda - Tuttavia, documentare le violazioni dei diritti umani, collezionare le prove, e provvedere al supporto e all'assistenza delle vittime, rappresentano tutte attività riconosciute dalla Dichiarazione delle Nazioni Unite sugli Attivisti per i Diritti Umani come legittime. Attività che devono non solo venir tutelate ma anche promosse. Ancora, il carattere non violento delle dimostrazioni di Bil'in è stato riconosciuto da personalità come l'Arcivescovo Desmond Tutu, l'ex presidente statunitense Jimmy Carter, e l'ex presidente Irlandese Mary Robinson, che hanno visitato il villaggio e incontrato Abdallah durante la loro missione nei territori occupati palestinesi dell'Agosto 2009".

In un comunicato congiunto, Addameer insieme a numerose altre realtà del mondo associazionistico palestinese, ha lanciato un appello alla comunità internazionale affinché tuteli la salvaguardia degli attivisti per i diritti umani in Palestina, chiedendo all'Unione europea di agire in accordo alle Linee Guida dell'Unione Europea sugli Attivisti per i Diritti Umani, inviando osservatori nelle aree dove si sono riscontrate le violazioni e spingendo sulle autorità israeliane affinché rappresentanze dei paesi europei possano assistere alle udienze che vedono imputati gli attivisti palestinesi.

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