http://www.unita.it
20 novembre 2010

Parla Borletti Buitoni, presidente del Fai: «Lo Stato che ha perso i propri valori»
di Tullia Fabiani

“Uno Stato che deruba il Terzo Settore è uno Stato che ha perso il proprio orientamento e i propri valori”. Senza mezzi termini Ilaria Borletti Buitoni, presidente del Fai (Fondo Ambiente Italiano) stigmatizza il taglio ai fondi del 5 per mille deciso dal governo, ratificato dalla commissione Bilancio della Camera e poi approvato col voto sulla legge di stabilità. Una riduzione del 75 per cento delle risorse, passate dai 400 milioni dello scorso anno ai 100 milioni dell'attuale manovra. Una scelta che “suona, di fatto, come una condanna a morte per il mondo del volontariato e delle istituzioni non profit”. Non bastano infatti le rassicurazioni del vicepresidente della Camera Maurizio Lupi, che per smorzare le polemiche nega i tagli e assicura la copertura dei primi 4 mesi del 2011 e l'impegno del governo “a coprire i restanti otto mesi”. L'impressione della presidente Borletti Buitoni è che “lo Stato gioca con il 5 per mille in modo assolutamente arbitrario e finisce per derubare le associazioni”. 



Derubare. Un termine forte non le pare? 
“Senta, diciamolo chiaro: se gli italiani destinano il 5 per mille alle associazioni del Terzo Settore e le risorse poi vengono tagliate radicalmente significa che non viene rispettata la volontà degli italiani. È un intervento a gamba tesa”. 



Di questi tempi, cosa si sarebbe aspettata?
“Mi sarei aspettata maggiore buon senso e maggiore consapevolezza da parte delle forze politiche. Devo dire che questo voto mi ha lasciata sbalordita: tutti si sono lamentati dei tagli alla cultura, all'università, ma nessun taglio è stato così alto e drastico come quello deciso sul 5 per mille. Perché si vuole punire un settore strutturale del Paese sia dal punto di vista dei servizi che dell'occupazione? Non credo che il motivo sia far quadrare il bilancio. Non sono certo i 300 milioni di euro tolti alle associazioni di volontariato a sanare i conti”. 



Invece i conti del Fai ne risentiranno? 
“Per quel che riguarda il Fai parliamo di circa 650 mila euro, ma noi siamo tra le associazioni che possono contare anche su altre donazioni. Ce ne sono molte, come l'Amref ad esempio di cui sono Presidente onorario, che hanno già messo in bilancio per l'anno prossimo 900 mila euro provenienti dal 5 per mille, circa il 15 per cento delle entrate complessive. Ma questi soldi non ci saranno”. 


E così per tutte le associazioni del Terzo Settore? 
“Tutte le associazioni hanno già preparato i loro budget per l'anno prossimo, calcolando le risorse provenienti dal 5 per mille. Ora con questo taglio indiscriminato come faranno a raggiungere i loro scopi?” 



Magari anche molti italiani pensano che in tempo di crisi si possa fare a meno del volontariato 
“La pensano così gli italiani, e purtroppo sono molti, che non sanno cosa rappresenta il Terzo Settore: una realtà che svolge funzioni essenziali, spesso sostituendo lo Stato che non è più in grado di far fronte a certi bisogni. In tutta Europa è così, sono le associazioni di volontariato e non profit a rispondere alle necessità delle persone, anche delle fasce di popolazione più bisognose. Non ci si rende conto forse che senza queste realtà si fermerebbe completamente una parte del Paese”. 



Possibile che la politica non se ne renda conto? 
“C'è una profonda ignoranza. Penso non si conosca bene il valore del servizio reso da milioni di volontari che si occupano ogni giorno della tutela della persona, dell'ambiente, dei diritti umani. E penso andrebbero cercate soluzioni valide per sostenere il Terzo Settore”. 



Non solo il 5 per mille? 
“Io all'inizio non ero favorevole alla scelta del 5 per mille come opportunità di finanziamento. Purtroppo ho avuto ragione. Sono convinta che la soluzione migliore sia arrivare alla totale deducibilità delle donazioni al Terzo Settore come avviene già negli altri paesi europei. Detto ciò, ora se almeno il 5 per mille fosse garantito ogni anno sarebbe già un risultato, ma neppure questo. Anzi”. 


A questo punto cosa pensate di fare?
“Alzare la nostra voce, perché i senatori che dovranno votare la legge di stabilità usino il buon senso e si mettano una mano sulla coscienza. Devono chiedersi se tagliare questi fondi sia una scelta responsabile”. 



Confida nelle scelte del governo? 
“Non è una questione di destra o sinistra, ma una questione che riguarda il futuro del Paese. L'atteggiamento della classe politica verso il Terzo Settore dovrebbe andare oltre gli schieramenti e ispirarsi a un modello di società fatto di Stato, privati, e associazioni non profit. Speriamo lo capiscano una volta per tutte”.