Intervento Sulla Pace Il 1 Giugno 2010 Per La Festa Della Repubblica
di Alessandro Capuzzo

Centomila persone hanno percorso domenica 16 maggio, i 24 chilometri della Marcia per la Pace da Perugia ad Assisi, evento di risonanza europea con delegazioni da tutti i continenti. Come da tradizione iniziata nel '61 dal filosofo della Nonviolenza Aldo Capitini, la stragrande maggioranza dei partecipanti erano giovani,

Ha partecipato alla Perugia Assisi, in un clima sereno prima dell'arrivo di notizie dalla guerra, anche una delegazione dal Friuli Venezia Giulia coordinata dalla Tavola per la Pace e supportata dal Comune di Udine, dalle Province di Gorizia e Trieste, dal Coordinamento regionale Enti locali per la Pace, dai Sindacati RdB e Cgil.

Tutti i Gruppi politici presenti in Consiglio regionale sono stati coinvolti nell'evento, che solo quelli di centro sinistra hanno recepito positivamente. Partito democratico e Sinistra arcobaleno hanno inteso sostenere l'iniziativa, in prospettiva della prossima discussione in Consiglio regionale del Progetto di legge sulla Pace.

L'audizione di Associazioni ed Enti sul Progetto di legge, da parte della Commissione preposta, ha fatto parte di un percorso "verso la Perugia Assisi", iniziato con la solidarietà agli Immigrati il 1° marzo, e proseguito con la Via crucis Pordenone Aviano, la Tavola Interconfinaria per la Pace ed altre iniziative nelle 4 province.

Il giorno precedente la Marcia è giunta una missiva del Presidente della Repubblica. ''La Marcia per la pace si conferma anche quest'anno appuntamento di grande significato, per quanti quotidianamente sono impegnati in difesa di fondamentali valori umani e sociali''.''I numerosi giovani e gli stranieri immigrati coinvolti nei percorsi di formazione per l'attuale edizione - ha proseguito il capo dello Stato - rappresentano una preziosa opportunita' per riaffermare l'insieme dei valori che i padri costituenti posero a fondamento della convivenza democratica. Principi la cui proiezione universale e' efficacemente sintetizzata nell'obiettivo della marcia: promuovere un impegno coerente per la pace e i diritti umani''.

''I diritti inviolabili dell'uomo che risiedono nella Costituzione repubblicana e in particolare negli articoli 3, 10, 11 e 22 - ha concluso il messaggio - richiedono alle istituzioni e ai cittadini l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarieta', tolleranza, accoglienza e inclusione sociale; questi diritti / doveri sono alla base della pacifica coesistenza tra i popoli e le nazioni''.

Poche ore dopo la Marcia è arrivata una grave notizia. La guerra che stiamo conducendo in Afghanistan ci ha restituito altri corpi straziati di soldati italiani. Il dolore dei familiari è anche il nostro, ma i militari sono caduti, perché il governo scarica su di loro l'onere di un problema, che non hanno possibilità alcuna di risolvere.

Morte dolore e sangue sono pane quotidiano in Afghanistan. E noi di sangue conosciamo solo quello italiano. Siamo retrovia di guerra e qui, come a Lashkar gah vige la censura. Emergency, che in ospedale cura feriti di tutte le provenienze, è stata ostacolata nel suo lavoro perchè raccoglie testimonianze imparziali e preziose. Il Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici, ratificato anche dall'Italia, dice :

"Qualsiasi propaganda a favore della guerra dev'essere vietata dalla legge. Qualsiasi appello all'odio nazionale, razziale o religioso che costituisca incitamento alla discriminazione, all'ostilità o alla violenza dev'essere vietato dalla legge."

Abbiamo appreso con sgomento ieri, della tragica notizia circa l’assalto militare di unità navali dello Stato di Israele, contro la nave passeggeri turca in avvicinamento alle coste di Gaza, per portare aiuto umanitario alla popolazione civile della Striscia.

Le navi della “Freedom Flotilla” sono a tutti gli effetti un convoglio umanitario, composto da reti della società civile di pace, provenienti da diversi Paesi europei e non, mossi dal comune obiettivo di portare aiuto, in generi fondamentali e di prima necessità, ad una popolazione stremata da anni di assedio e di blocco.

Obiettivo del convoglio - e della società civile che ha accompagnamento la “Freedom Flotilla” - è di fornire supporto immediato alla popolazione palestinese e sollecitare l’opinione pubblica mondiale sulla grave degenerazione dell’assedio, reso ancora più tragico dalle mosse del governo Netanyahu, che in spregio al processo di pace ha annunciato nuove misure ritorsive e nuove colonie nei Territori Occupati. La realtà è sempre più grave e le speranze di dare vigore al negoziato e alla pace, alla libertà dei cittadini israeliani e all’auto-determinazione del popolo palestinese, sono rese vane dalla politica militarista israeliana.

L’attacco segna una tragica escalation della violenza: l’aggressione militare contro un convoglio civile dalla manifesta intenzione umanitaria, compiuto in acque internazionali, configura un grave crimine. La gran parte del popolo palestinese lotta a fianco delle società civili di pace internazionale ed israeliana; questi crimini intendono intimidirle e metterle a tacere. Auspichiamo un rapido intervento della comunità internazionale per fare luce sul massacro di civili, convinti che non ci sia pace senza giustizia.

Cosa può fare in tutto questo la nostra città, che ambiziosamente definiamo "laboratorio di pace e convivenza" ? Come affrontare queste sfide ? Alla base dell'impegno per la costruzione della Pace deve  innanzitutto esserci lavoro quotidiano, dedicato ad affrontare le emergenze ed a costruire giorno dopo giorno una prospettiva nuova. In occasione della Festa della Repubblica si è fortemente questa iniziativa, in risposta alla logica delle parate col tintinnar di spade, che da una decina d'anni si sta affermando nella cultura del Paese.

Il diritto alla cultura, all’istruzione, alla salute, all’accoglienza, all'ambiente e al lavoro, può essere sostenuto anche da una calo drastico delle spese militari. Iniziamo a realizzare una possibilità di ripristino per questi diritti, risparmiando i miliardi di euro impegnati per l'acquisto di 135 caccia bombardieri a capacità nucleare F - 35; armi prettamente offensive contrarie allo spirito della Costituzione.

E quale tema di carattere costituzionale può esser calato nella realtà di Trieste, più della Convivenza, della creazione di un'armonia reciproca fra le comunità autoctone del territorio, ora che numerose altre  comunità, si stanno affiancando all'italiana e la slovena.

Trieste è probabilmente l'unica città in Italia, che abbia potuto capire veramente quale sia stata la dimensione della guerra che ha colpito l'ex Jugoslavia negli anni '90, perchè in precedenza ha vissuto fatti sostanzialmente analoghi sulla propria pelle.

Per questo il 7 novembre, giornata d'arrivo a Trieste della prima Marcia mondiale della Pace e della Nonviolenza, entrata in Italia da Sežana dopo le soste di Zagabria e Lubiana e patrocinata dal Commissario Europeo all'Allargamento, è stata sottoscritta alla Scuola traduttori e interpreti dell'Università presso l'ex Narodni dom, la Carta d'Intenti per una Tavola della Pace, a cavallo dei confini tra Croazia Slovenia e Italia. La "Tavola" è una nuova esperienza di coordinamento e confronto tra chi lavora per promuovere pace, diritti umani, convivenza e solidarietà, nata nel 1996 a Perugia. Vi possono aderire Associazioni, Organismi laici e religiosi ed Enti locali - nel nostro caso - dei Territori contermini.

La Tavola Interconfinaria, vuol essere luogo di conoscenza reciproca e progettazione comune tra Associazionismo ed Enti locali dei Territori coinvolti, nel rispetto dei rispettivi ruoli. Chi siede alla "Tavola" non ha vincolo di unanimità, ma di confronto su precisi temi d'attualità; d´impegno per la pace nei e dai nostri Territori; per definire un programma e un´agenda comune. La Tavola Interconfinaria della Pace si propone di riuscire a rappresentarsi, informalmente ma sostanzialmente nelle sedi nazionali e internazionali, attraverso iniziative volte a suscitare un atteggiamento nuovo nell´opinione pubblica.

Un’alleanza impegnata contro la guerra, per un’economia di giustizia, diritti umani e democrazia; una Rete europea di organizzazioni per la pace e la convivenza, che investa sulla formazione dei giovani alla nonviolenza attiva, alla reciproca conoscenza.

Nel 1989 i popoli hanno dimostrato che le lotte nonviolente di milioni di persone possono vincere la guerra nucleare e la divisione del mondo in blocchi. Dal 1992 l'Agenda della Pace dell’ONU ha iniziato il cosiddetto "transarmo", assegnando pari dignità alla difesa militare ed a quella civile. In Italia la Corte Costituzionale ha sentenziato più volte, l'equivalenzadel la difesa della Patria senza armi e con le armi. In questo senso, il Presidente della Repubblica è anche il capo delle Forze non armate. Le leggi 230/1998 e 64/2001, hanno riconosciuto in Italia gli Obiettori di coscienza come difensori della patria, ed hanno istituito il Servizio civile come attività di Difesa non armata. Dal 2004, all'Ufficio Nazionale del Servizio Civile presso la Presidenza del Consiglio, è stato Costituito un Comitato per la Difesa Civile non armata e non violenta, e nel 2008 il Ministero Affari Esteri ha finanziato in tutta Italia attività di in / formazione, sugli Interventi Civili di Pace nei conflitti locali e internazionali.

Ma nell’ultimo decennio la Nato, nucleare ed attrezzata offensivamente, ha sostituito l’ONU nell’impegno per la pace nel mondo. Il Presidente della Repubblica non menziona nei suoi discorsi la difesa non armata. I Vigili del Fuoco sono stati militarizzati come sotto il fascismo. La Protezione civile è “sistema” senza un corpo statale, e il popolo italiano è privo di un'organizzazione che curi la sua sicurezza senz'armi. La Croce Rossa è stata posta, unica al mondo, sotto la direzione del governo a sostegno delle Forze Armate. Il Servizio civile ridotto al lumicino è soggetto a gestioni di stampo privatistico, i bandi per il Servizio Civile sperimentale all'estero non vengono emessi, e la legge 180/1992 per interventi civili di pace nelle crisi internazionali non è stata mai applicata.

Questi ed altri ancora, il 2 di Giugno Festa della Repubblica, sono i motivi che ci spingono a tenere in mano, specialmente qui a Trieste, la Bandiera della Pace ! Tutto ciò costituisce un'espressione diretta, poichè da festa civile dei valori democratici e del pluralismo, il 2 di giugno è tornato ad essere la Festa delle FF.AA, come nei regimi autoritari. Negli ultimi anni un gruppetto di servizio civilisti viene inviato a sfilare in mezzo ai militari, in una funzione del tutto subordinata al monopolio dell'esercito, mentre il Servizio civile, nasce dalle lotte nonviolente degli Obiettori di coscienza. Una ragazza alcuni anni fa, sfilò con la bandiera della pace sulle spalle; fu rimproverata, e il sottosegretario al Servizio Civile si scusò pubblicamente per questo "incidente" !

La prima direttiva in Italia in favore dell'Obiezione e del Servizio civile, fu emessa grazie al lavoro del nostro conterraneo Danilo Dolci, italo /sloveno di Sezana tre volte candidato al Nobel per la pace, che assieme a una popolazione intera ottenne l'esonero dal servizio militare allora di leva, dei giovani colpiti dal terremoto nella valle del Belice.

L'esempio di Danilo, al quale abbiamo dedicato il nome del Comitato pace e l'assegnazione di un Premio annuale a suo nome, assieme alla presenza a Trieste di un grande Museo della Guerra per la Pace (voluto con lascito al Comune da Diego de Henriquez) costituiscono un eccezionale volano potenziale per la formazione alla Nonviolenza, per noi e per i Territori vicini, segnati nel passato anche recente, da guerre e tragedie di tutti i generi.

In questa direzione stiamo lavorando, e per riuscire a trasformare l'asettico interesse per la città da parte della Diplomazia e della Politica che "guardano verso Sud Est", in un movimento partecipato di persone che perseguano la pace, contribuendo a rinnovare nel presente l'identità di tutti.