L'Acqua Non Si Vende. Firmato: 797.543 Italiani

Poco più di un mese, tre quesiti, quasi 800.000 firme. 


La campagna referendaria per la ripubblicizzazione dell'acqua, iniziata il 24 maggio scorso, aveva come obiettivo, in tre mesi, il raggiungimento di 700.000 firme valide per la convalida di tre quesiti, con tre scopi distinti: fermare la definitiva consegna al mercato di tutti i servizi idrici italiani, stabilita dal provvedimento legislativo (conosciuto come “Decreto Ronchi”) dello scorso novembre; favorire il passaggio della gestione ad enti di diritto pubblico con la partecipazione dei cittadini e delle comunità locali; eliminare i profitti dal bene comune acqua e disincentivare, in questo modo, l'entrata dei privati nella gestione dei servizi idrici. 


Superato l'obiettivo iniziale, la meta diventa più ambiziosa: raggiungere 1 milione di firme per luglio. 

Nessuna campagna referendaria ha raccolto tanti consensi in così poco tempo. Cosa vorrà dire? Forse è il segno che i cittadini non piegano la testa quando si mettono in vendita le risorse comuni del pianeta. E forse sono in molti a percepire che le mani dei privati, se non si fermano adesso, potrebbero arrivare ovunque. 

Una mobilitazione straordinaria promossa da oltre 250 realtà sociali ed associative, sostenuta anche da alcuni partiti - nessuno di questi rappresentato in parlamento - e da numerose municipalità. Il contributo più grande alla raccolta firme sta arrivando proprio dai comitati di quartiere, dai movimenti territoriali, dai territori in resistenza contro i megaprogetti o già attivi contro la privatizzazione dell'acqua. 

Questo è il dato è che fa più sperare in un paese attraversato da una pesante deriva di destra e razzista, dove quotidianamente vengono chiusi spazi di libera espressione, comunicazione, aggregazione e socialità. 


Se si guarda alle cifre, si può notare come in tutte le regioni si sia registrata una partecipazione decisamente superiore alle previsioni: nell'ultima settimana, nel Lazio sono state raccolte quasi 80.000 firme, mentre l'aspettativa era di circa 40.000 e anche in Puglia, Sicilia e Marche le firme sono state più del doppio rispetto alle attese. 


Le buone notizie non devono però distrarre dal raggiungimento del nuovo obiettivo. Un milione di firme significa rendere ancora più manifesto l'enorme consenso registrato e dare maggiore peso politico all'iniziativa. E, a metà del cammino, l'obiettivo del milione di firme non è poi così lontano. 


Non è il momento di mollare.

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