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19/04/2010

Acqua: di tutti, per sempre
di Christian Elia

Intervista a Marco Bersani, del Forum Movimenti per l'Acqua. Da lunedì 19 aprile 2010 via alla raccolta firme per l'acqua pubblica in Italia

La settimana che inizia oggi, lunedì 19 aprile 2010, si annuncia molto importante per il diritto all'acqua. La battaglia in Italia contro la privatizzazione delle reti idriche arriva a un punto di svolta: il 24 aprile prossimo inizia la raccolta di firme per richiedere l'indizione di un referendum che abroghi le leggi che privatizzano una risorsa comune nel Paese. Oggi, in Bolivia, comincia a Cochabamba la Conferenza Mondiale dei Popoli sul Cambiamento Climatico e i Diritti della Madre Terra che, fino al 22 aprile, affronterà tra i tanti temi anche quelli inerenti all'accesso alle risorse idriche. PeaceReporter ne ha parlato con Marco Bersani, del Forum Movimenti per l'Acqua.

Come presentare in modo chiaro l'iniziativa che parte in questi giorni?
Dal 24 di aprile partirà una grande raccolta firme per i tre referendum che hanno un obiettivo molto preciso: la ripubblicizzazione dell'acqua e del servizio idrico. La grande coalizione sociale che propone questi tre quesiti intende intaccare tutte le normative che in questi anni hanno introdotto il processo di privatizzazione in questo paese. Il primo quesito è, ovviamente, sull'ultima legge del governo Berlusconi, il cosiddetto decreto Ronchi, che costituisce l'accelerazione finale di questo processo, nel senso che l'articolo 23 bis della norma approvata nel novembre scorso, concepisce come forma ordinaria di affidamento del servizio idrico la gara o la spa mista, pubblico privato. Elimina, quindi, qualsiasi modalità di gestione diretta o pubblica.

Gli altri due quesiti?
Il secondo quesito andrà invece ad abrogare una normativa del governo precedente, cioè l'articolo 150 del decreto ambientale 152. In buona sostanza l'articolo che diceva che i servizi idrici possono essere gestiti solo attraverso la forma societaria della spa. Come stabilisce il codice civile, la spa è un ente di diritto privato, il cui unico scopo è produrre profitti e utili per gli azionisti. Sostanzialmente una mercificazione del bene comune acqua. 
Il terzo quesito, infine, va a incidere direttamente sulla tariffa. Pochi cittadini sanno che nella tariffa dell'acqua che pagano periodicamente è compreso un 7 percento che, come previsto dalla legge, va a renumerare il capitale investito. Cosa vuole dire? Che vengono così garantiti i profitti per chi investe sull'acqua. Questo è garantito dal decreto 154 del decreto ambientale 152. Una volta abrogata quella norma, non ci saranno più profitti sull'acqua e, a quel punto, siamo curiosi di vedere quanti saranno i privati che faranno la coda per poter gestire un servizio idrico una volta che non viene più garantito per legge il profitto.

La privatizzazione dell'acqua, dunque, è un orientamento che è stato seguito sia dal centro-sinistra che dal centro-destra in Italia, vero?
Noi diciamo molto chiaramente che la cultura delle politiche liberiste, quelle che per venti anni hanno sostenuto il mercato come unico regolatore sociale, sono assolutamente trasversali. L'unica differenza tra uno schieramento e l'altro è il diverso accento con cui vengono praticate le politiche liberiste, ma c'è stata una forte condivisione di fondo. Tanto è vero che non è l'ultimo decreto del governo Berlusconi ad aver avviato le privatizzazioni. Questo le accelera, ma i processi di privatizzazione in questo Paese sono cominciati quindici anni fa e hanno avuto una sostanziale continuità, pur nell'alternanza dei governi nel Paese. Anche per questo pensiamo che la battaglia per la ripubblicizzazione dell'acqua sia più che una battaglia di destra o di sinistra, una battaglia dal basso verso l'alto. Una sorta di riappropriazione sociale dal basso dei beni comuni, dell'acqua tanto quanto della democrazia, da parte di comitati, comunità locali, territori eccetera che dicono: bisogna invertire la rotta. Il mercato come unico regolatore sociale comporta la giungla, la legge del più forte, rompe i legami sociali, costringe le persone alla solitudine competitiva. Per ricostruire legami sociali, diritti eccetera è necessario che ci sia una reintegrazione sociale dal basso e in questo senso tutta l'esperienza del movimento per l'acqua , come quella del comitato promotore dei referendum (che è molto più grande del forum dei movimenti per l'acqua,), ha proprio le caratteristiche di un grande laboratorio sociale, di riappropriazione dell'acqua e dei beni comuni

In questo senso diventa sintomatica l'esperienza di Aprilia?
La vicenda di Aprilia è proprio un'esemplificazione di quello che succede. Ad Aprilia, da anni, è in atto una delle più forti lotte dal basso. Ci sono 6500 famiglie che, da quando la gestione del servizio idrico è stata privatizzata, si sono rifiutate di pagare il privato ma, attenzione, non si sono mai rifiutate di pagare l'acqua. Si sono autoridotte le bollette. Continuando a pagare al comune quella che era la tariffa precedente e quindi evitando di pagare il rincaro portato dalla gestione di tipo privatistico. L'aspetto interessante della battaglia di aprilia e di tutto il movimento per l'acqua in generale è che la maggior parte delle persone che sono scese in campo sono alla loro prima esperienza di attivismo sociale. Sono cittadine e cittadini che, a un certo punto, hanno detto basta. Ritenendo inaccettabile che tutto venga privatizzato, perfino l'acqua, e da lì son diventati attivisti sociali. L'esperienza di Aprilia, con i risultati acquisiti proprio in questi giorni, cioè al riconoscimento del fatto che la privatizzazione del servizio idrico della cittadini era perfino illegale, con il risultato che il comune di Aprilia si riapproprierà nei prossimi giorni del suo impianto idrico, dimostra che una lotta dal basso partecipata e popolare può portare a risultati insperati.

La battaglia per il referendum in Italia si collega anche a un movimento internazionale?
Noi consideriamo da sempre la lotta per l'acqua in Italia come parte di una lotta molto più globale. In questi giorni, a Cochabamba in Bolivia, si terrà un grande incontro internazionale sulla questione dell'acqua e sulla questione del clima. Alcuni di noi parteciperanno a questo incontro internazionale perché pensiamo che sulla questione dei beni comuni e delle risorse si giochi davvero una battaglia planetaria sul diritto al futuro per questo pianeta. Per garantire questo diritto, occorre cambiare radicalmente il modello di sviluppo. In Italia parte adesso la stagione referendaria, saranno tre mesi di mobilitazioni in tutto il Paese per raccogliere le firme necessarie. Poi crediamo che questa battaglia dovremo traghettarla soprattutto in Europa, come ci chiedono anche i movimenti mondiali. Esistono reti di movimenti molto forti, in America Latina, in Asia e in Africa, ma le grandi multinazionali dell'acqua sono tutte in Europa e occorre che il vecchio continente diventi un laboratorio sociale di questa lotta. Per il momento, da questo punto di vista, il Paese più avanzato in queste lotte è l'Italia, ma riteniamo che la battaglia per l'acqua pubblica debba diventare di dimensione europea. Solo così si potranno intaccare le grandi multinazionali nel cuore del loro impero.

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