2010: Niente scuse! Stop alla povertà!

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I diritti umani per sconfiggere la povertà!

"Noi non risparmieremo i nostri sforzi per liberare i nostri simili, uomini, donne e bambini, dall'abietta e disumanizzante condizione della povertà estrema...Decidiamo pertanto di batterci per la piena protezione e promozione dei diritti civili, politici, economici, sociali e culturali per tutti e in tutte le nostre nazioni." (Dichiarazione del millennio, settembre 2000, paragrafi 11 e 25)

Con queste parole, riconosciute nella Dichiarazione del millennio, e con la successiva formulazione degli otto Obiettivi di sviluppo del millennio (Osm), i leader mondiali si sono impegnati a combattere la povertà, la fame, le disuguaglianze di genere, il degrado ambientale, l'Hiv/Aids e ad assicurare l'accesso all'istruzione, nonché ai servizi sanitari, entro il 2015. A 10 anni di distanza, però, la povertà continua a essere una gabbia per milioni di persone, quelle più vulnerabili e che rischiano oggi di essere tagliate fuori dagli sforzi per sradicare la povertà, se gli stati non porranno i diritti umani al centro della loro azione per raggiungere gli Osm.

Infatti la povertà e violazioni dei diritti umani non possono essere separate. Le persone vivono nell'indigenza e continueranno a farlo non solo perché non hanno beni materiali ma perché non sono libere dalla paura e dalla violenza. Spesso non hanno un tetto sopra la testa, ma altrettanto spesso non possono ricorrere alla giustizia quando subiscono un abuso, vengono ignorate da chi detiene il potere, non partecipano ai processi decisionali.

Gli Osm e i 20 traguardi collegati, pur essendo la principale risposta globale al flagello della povertà, non tengono pienamente conto dei diritti umani. Non affrontano infatti il ruolo che ha la discriminazione nel perpetuare la povertà, non chiedono agli stati di rispettare e proteggere le libertà fondamentali essenziali per rendere la partecipazione significativa, non proteggono le minoranze. 

Amnesty International chiede pertanto ai leader mondiali, che si riuniranno a New York dal 20 al 22 settembre per celebrare i primi 10 anni di percorso verso il raggiungimento degli Osm, di porre i diritti umani al centro della lotta alla povertà!   Solo "difendendo i diritti dei poveri si difende anche la loro vita quotidiana, nonché le libertà di cui hanno bisogno per progredire" (Kofi Annan, dalla prefazione del libro "Prigionieri della povertà").

Obiettivi di sviluppo del millennio

La principale risposta globale al flagello della povertà si trova negli otto Obiettivi di sviluppo del millennio delle Nazioni Unite. Gli Obiettivi sono stati sottoscritti da tutti i governi nel 2000 durante il Summit del millennio delle Nazioni Unite. Si tratta di traguardi che la comunità internazionale intende raggiungere entro il 2015 - tra questi l'eliminazione della povertà estrema e della fame, l'istruzione primaria universale e la riduzione della mortalità infantile.   Gli Obiettivi riflettono un consenso globale davvero notevole. Per la prima volta tutti gli attori importanti, i paesi ricchi e quelli poveri, hanno deciso insieme che il loro impegno in tema di sviluppo deve portare a sconfiggere la povertà, quali sono i passi da realizzare in questa direzione e che esiste una responsabilità condivisa tra di loro. Gli Obiettivi sono certamente un impegno notevole per porre fine alla povertà oltre che un punto di riferimento per tutti gli sforzi compiuti verso questo importante traguardo, ma sono anche tristemente insufficienti.

Pur in presenza di un semplificazione del quadro mondiale dei programmi di sviluppo in un unico gruppo di obiettivi misurabili, gli Obiettivi, così come sono, contengono alcuni rischi: celano una discriminazione persistente - una delle principali cause della povertà - non affrontano le violazioni dei diritti umani che costringono le persone in povertà pregiudicando così il raggiungimento degli Obiettivi stessi. Inoltre, non prevedono un meccanismo in base al quale i governi sono chiamati a rispondere nel caso in cui non rispettino gli impegni presi verso il raggiungimento degli Obiettivi

Questi elementi di rischio potrebbero essere eliminati se gli Obiettivi abbracciassero in pieno i diritti umani. Per come sono stati formulati, gli Obiettivi restano al di sotto degli impegni internazionali sottoscritti dai governi sui diritti umani. Sono parziali: ad esempio, la riduzione di due terzi della mortalità infantile è un traguardo intermedio che dovrebbe andare di pari passo con la realizzazione di una strategia che elimini il problema, così come stabilito dai trattati internazionali in vigore, alcuni ormai da decenni.   A settembre i governi si riuniranno a New York per celebrare i primi 10 anni di percorso verso il raggiungimento degli Obiettivi. Quasi certamente raddoppieranno i loro sforzi in vista del traguardo finale del 2015. A questo fondamentale rinnovato impegno dovrebbe esserne aggiunto un altro: porre i diritti umani al centro della lotta globale contro la povertà. Sono tre le aree attraverso le quali tale impegno dovrebbe concretizzarsi:

•                sono necessari cambiamenti nel modo in cui le Nazioni Unite misurano i progressi verso il raggiungimento degli Obiettivi, in particolare occorre evidenziare i miglioramenti conseguiti in favore delle comunità più emarginate ed escluse e in misura sempre più ampia per le donne e le ragazze;

•                il processo verso il raggiungimento degli Obiettivi deve prendere in considerazione tutte le violazioni dei diritti umani che costringono le persone in povertà, in particolare quelle che impediscono i progressi verso il raggiungimento degli Obiettivi stessi;

i governi devono garantire l'accesso a meccanismi che consentano di chiamare a rispondere gli stati e gli attori non statali per le politiche e le pratiche che creano e aggravano la povertà.

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