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03 agosto 2010

Quei campi Ogm in Friuli
sono un Far West da fermare
di Carlo Petrini

NON SI tratta di Ogm sì o Ogm no. Qui si tratta di legalità. Quante volte abbiamo pensato al Far West, l'Estremo Ovest americano, come metafora non dell'avventura ma dell'illegalità? Ebbene, possiamo cambiare riferimenti geografici. Abbiamo un Est vicinissimo, italianissimo. Un luogo in cui si sta verificando, nell'apparente indifferenza di tutte le istituzioni nazionali preposte, una sistematica violazione delle regole, una palese violenza contro i cittadini che le rispettano e un supporto, da parte delle istituzioni stesse, a quanti invece se ne infischiano.

Uno dei punti chiave delle democrazie è che le leggi si possono discutere e cambiare, ma nel frattempo si rispettano. Sempre e tutte. Vale per le tasse, vale per le quote latte, vale per i contratti nazionali dei lavoratori. E vale per gli Ogm. E riguarda anche chi è favorevole agli Ogm.

In Italia per coltivare Ogm è necessaria un'autorizzazione ministeriale. La quale va richiesta. E il Ministro dell'Agricoltura ha facoltà di concederla o negarla. 

Invece alcuni agricoltori friulani, l'hanno pensata diversamente. Un anno fa circa hanno chiesto un'autorizzazione. Il ministro allora in carica, Zaia, aveva risposto di non poter dar seguito alla richiesta perché, mancavano le linee guida sulla coesistenza (le quali ancora mancano e la ragione della difficoltà a fare un simile regolamento è che la coesistenza tra coltivazioni Ogm e coltivazioni non Ogm è semplicemente impossibile, specie in un paese come il nostro). Quegli agricoltori friulani ricorsero al Consiglio di Stato, sostenendo di aver diritto ad una risposta. E il Consiglio di Stato disse che avevano ragione, nel senso che il ministro doveva rispondere. Loro festeggiarono e ancora vanno in giro dicendo che hanno vinto il ricorso e quindi possono seminare Ogm. Ma quel che hanno vinto è solo un ricorso sulla questione di ottenere risposta: e infatti un decreto interministeriale (Agricoltura, Ambiente e Salute) rispose. E negò l'autorizzazione, ovvero disse loro che non potevano seminare Ogm.

A questo punto cosa fanno questi valorosi esponenti del produttivo e civile nord? Seminano lo stesso, fregandosene delle regole, dello Stato, ma soprattutto degli altri coltivatori, dei consumatori e dell'ambiente.  Esattamente come i criminali che qualche mese fa provocarono una fuoriuscita di petrolio nel Lambro; come chi scarica in mare rifiuti tossici, chi va a caccia di specie protette, chi tira su villette abusive lungo le coste. La legalità non ha sfumature e distinguo. Perché a forza di sfumature e distinguo, di provocazioni e fatti compiuti, si creano sacche di impunità, poteri di fatto e violenze inaccettabili.
Ci sono le analisi, ci sono le certezze: almeno due campi di mais, uno a Fanna e l'altro a Vivaro, in provincia di Pordenone, sono stati seminati con mais Mon810. E questo in Italia è illegale. Le piante di mais ora sono in fiore, stanno contaminando tutti i campi vicini perché non si sa quanto lontano si spinge il polline a causa di vento e insetti. Quei campi sono da radere al suolo, come fece l'allora presidente Ghigo nel 2003 in Piemonte, senza attendere un giorno di più.

Il procuratore della Repubblica di Pordenone ha messo sotto sequestro il campo di Fanna (come mai l'altro no?) in attesa delle analisi per stabilire se è Ogm o no. Analisi che richiedono 8 ore, ma lui si è dato oltre due mesi di tempo. Se non fosse tragico ci sarebbe da ridere e da chiedersi quanto in basso è sceso il livello di cultura generale della nostra società a proposito di agricoltura. Mettere sotto sequestro una villetta abusiva serve a proteggere la prova di un reato. Mettere sotto sequestro un campo di mais è come aiutare chi lo ha seminato. Perché il campo intanto cresce prosperosamente e se l'intento era quello di contaminare tutto il territorio circostante con i pollini Ogm, il provvedimento del procuratore va esattamente in questa direzione.

Occorre agire subito: perché qui non c'è solo da verificare il reato, c'è anche da limitare i danni. Il nostro Paese finora ha avuto un comportamento esemplare su tutta la partita degli Ogm, mettendo sempre al centro il principio di precauzione. Pochissimi agricoltori sciagurati che si muovono nel più totale sprezzo delle regole rischiano oggi di mettere a repentaglio l'immagine e la sostanza del nostro made in Italy. Se c'era - come c'era - un problema di coerenza e legalità a proposito delle quote latte, a maggior ragione occorre essere inflessibili adesso; mentre qui, il ministro dell'Agricoltura sembra voler usare due pesi e due misure. Non stiamo rischiando una procedura di infrazione da parte della Unione Europea, che pure sarebbe grave. Stiamo rischiando tutto, e ogni ora d'inutile temporeggiamento si traduce in un'ora di connivenza con chi ha violato la legge.

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