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13 ottobre 2010

Wwf, avviso agli umani: nel 2030 servono due Terre, troppi consumi

“Consumiamo” le risorse naturali della Terra a un ritmo tale che di questo passo nel 2030 per nutrire e tenere in vita l'umanità serviranno due pianeti, non uno. Ma già ora, se tutti usassero le risorse naturali quanto noi italiani (e siamo 29esimi nella classifica dei massimi “consumatori”), già oggi i pianeti necessari per la specie umana sarebbero quasi tre: 2,8, per la precisione. Ognuno, nel nostro paese, ha praticamente bisogno di 5 ettari di terreno, calcolati nel mondo intero. per soddisfare l'attuale livello di vita. 

Il Wwf con il Living Planet Report 2010. E l'avviso è chiaro: sfruttiamo acque dolci, mare, piante e animali a ritmo forsennato, a un ritmo superiore alla capacità delle risorse di rigenerarsi. Un esempio chiaro è quello dei pesci: ci sono zone di mare un tempo pescose dove ora i pesci scarseggiano o mancano. A questo ritmo però mettiamo in pericolo tutte le specie, la nostra inclusa. Si parla di risorse per il cibo, dell'acqua, delle sostanze da cui ricavare medicine, di materie prime. Ma anche degli effetti sulle piante che oltre tutto assorbono il carbonio frenando gli effetti del cambiamento climatico, tanto pare un esempio. 

Il Wwf con la Zoological Society di Londra e il Global Footprint Network ha presentato il suo rapporto che ogni due anni fotografa la situazione globale del mondo naturale e del rapporto con l'uomo. Fa scattare un grado di allarme ancora più elevato del passato la fotografia di questo 2010anno. Scattata tra l'altro nell'anno internazionale della biodiversità e poco prima della della Conferenza di Nagoya che dovrà discutere e possibilmente fermare il tasso di perdita della biodiversità, ovvero quante specie animali e vegetali spariscono dalla faccia della terra ogni anno o non si “rinnovano”. 

Lo stato di salute delle specie, stima il rapporto, diminuisce del 30%, ma nei paesi tropicali e in quelli più poveri, che almeno in Africa spesso coincidono, la percentuale sale al 60. Rispetto agli anni '70 la pressione che l'uomo esercita sull'ambiente naturale è praticamente raddoppiata e di conseguenza le risorse naturali per una vita degna per tutti equivalgono a quelle di una Terra e mezzo. 

In sostanza, la crescita economica nei paesi ricchi è diventata insostenibile e gli impatti sugli ecosistemi ricadono più direttamente sulle popolazioni povere e vulnerabili. Il Living Planet Report però non calcola solo lo stato di salute della natura slegato al genere umano: valuta ora anche indicatori legati alle politiche ambientali ed economiche: ad esempio la “pressione antropica”, cioè la presenza degli esseri umani in un territorio; e come se la passano 8mila popolazioni animali di oltre 250 specie di vertebrati (dai pesci ai bovini, per esemplificare) che sono essenziali per la nostra vite. 

Dal 1966 l'”Impronta ecologica globale”, riferisce il rapporto del Wwf, è raddoppiata, quella idrica aumenta costantemente e considerando anche l'acqua “virtuale” contenuta nei prodotti commercializzati internazionalmente le ricadute su fiumi e falde acquifere di tutto il mondo sono molto pesanti. Secondo gli esperti, per esempio, un britannico consuma 150 litri di acqua al giorno, ma calcolando anche i prodotti esteri che vengono da paesi lontani dal Regno Unito fa la stima, su scala globale, fino a 4.645 litri al giorno. 

L'indice delle specie di vertebrati segnala un certo miglioramento nella zona temperata del nostro Pianeta (+29%) rispetto al 1970, ma rileva un tragico declino tra il 60 e il 70% per le specie di acqua dolce ai Tropici, «il tasso più alto tra tutte le specie terrestri e marine considerate», sottolinea il Living Planet Report. «La perdita di biodiversità è sintomo e sinonimo del cattivo stato di salute degli ecosistemi e implica un peggioramento dei servizi ecosistemici che sono proprio alla base della nostra vita e del nostro benessere». E qui si parla di fornitura di cibo, materie prime e medicine. Oltre alla regolazione del clima, alla depurazione di acqua e aria, alla rigenerazione del suolo, all'impollinazione delle piante, alla protezione da inondazioni e dalle malattie. Secondo gli esperti del Living Planet Report circa il 75% delle cento principali colture a livello mondiale si affida agli impollinatori naturali, oltre metà degli attuali composti medici di sintesi provengono da precursori naturali, gli ecosistemi terrestri immagazzinano ben 2.000 miliardi di tonnellate di carbonio dando così un contributo preziosissimo alla lotta al cambiamento climatico. 

Per il direttore scientifico del Wwf Italia Gianfranco Bologna il discorso a questo punto è sempre più chiaro: «La sfida posta dal Living Planet Report è molto chiara. Dobbiamo assolutamente trovare un modo per soddisfare le esigenze di una popolazione sempre più numerosa che incrementa i propri consumi. Dobbiamo insomma imparare a vivere nei limiti delle risorse dell'unico Pianeta che abbiamo e per fare questo bisogna pensare da uno stile di vita consumista a uno stile di vita più sostenibile che limiti i consumi e gli sprechi». Scatta allora la domanda: l'Italia sta facendo abbastanza? 



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