Papa: la crisi impone scelte etiche e un’equilibrio che rispetti la terra

“Il summit cerca una soluzione a problemi molto complessi, da cui dipende il futuro delle generazioni a venire e che quindi richiedono la cooperazione dell’intera comunità internazionale”, scrive Benedetto XVI. Questa cooperazione però “Si deve basare sul riconoscimento, condiviso e su cui c’è l’accordo da parte di ogni popolo, del valore primario e centrale della dignità umana, l’obiettivo finale delle scelte stesse”.“Vi incoraggio ad affrontare i numerosi e seri problemi che stanno di fronte a voi, e in un certo senso a ogni persona oggi, tenendo ben presenti le ragioni più profonde della crisi economica e finanziaria, e prendendo in dovuta considerazione le conseguenze delle misure adottate per superare la crisi stessa, per trovare soluzioni durature, sostenibili e giuste”“Che ci sia un’acuta consapevolezza che le soluzioni adottate funzioneranno solo se, in ultima analisi, saranno tese allo stesso obiettivo: lo sviluppo integrale e autentico dell’uomo” “L’attenzione del mondo è focalizzata su di voi e il mondo si aspetta che siano trovate soluzioni appropriate per risolvere la crisi, con accordi comuni che non favoriscano alcuni paesi a scapito di altri. La storia inoltre ci ricorda che, indipendentemente da quanto sia difficile conciliare le diverse identità  socioculturali, economiche e politiche, per essere efficaci queste soluzioni devono essere applicate attraverso un’azione comune che rispetti, sopra ogni altra cosa, la natura dell’uomo”.

“la crisi economica in atto, di cui si è trattato anche in questi giorni nella riunione del cosiddetto G20, va presa in tutta la sua serietà: essa ha numerose cause e manda un forte richiamo ad una revisione profonda del modello di sviluppo economico globale (cfr Enc. Caritas in veritate, 21). E’ un sintomo acuto che si è aggiunto ad altri ben più gravi e già ben conosciuti, quali il perdurare dello squilibrio tra ricchezza e povertà, lo scandalo della fame, l’emergenza ecologica e, ormai anch’esso generale, il problema della disoccupazione. In questo quadro, appare decisivo un rilancio strategico dell’agricoltura. Infatti, il processo di industrializzazione talvolta ha messo in ombra il settore agricolo, che, pur traendo a sua volta beneficio dalle conoscenze e dalle tecniche moderne, ha comunque perso di importanza, con notevoli conseguenze anche sul piano culturale. Mi pare il momento per un richiamo a rivalutare l’agricoltura non in senso nostalgico, ma come risorsa indispensabile per il futuro”.

“Nell’attuale situazione economica - ha proseguito - la tentazione per le economie più dinamiche è quella di rincorrere alleanze vantaggiose che, tuttavia, possono risultare gravose per altri Stati più poveri, prolungando situazioni di povertà estrema di masse di uomini e donne e prosciugando le risorse naturali della Terra, affidata da Dio Creatore all’uomo – come dice la Genesi – affinché la coltivi e la custodisca (cfr 2,15). Inoltre, malgrado la crisi, consta ancora che in Paesi di antica industrializzazione si incentivino stili di vita improntati ad un consumo insostenibile, che risultano anche dannosi per l’ambiente e per i poveri. Occorre puntare, allora, in modo veramente concertato, su un nuovo equilibro tra agricoltura, industria e servizi, perché lo sviluppo sia sostenibile, a nessuno manchino il pane e il lavoro, e l’aria, l’acqua e le altre risorse primarie siano preservate come beni universali (cfr Enc. Caritas in veritate, 27). E’ fondamentale per questo coltivare e diffondere una chiara consapevolezza etica, all’altezza delle sfide più complesse del tempo presente; educarsi tutti ad un consumo più saggio e responsabile; promuovere la responsabilità personale insieme con la dimensione sociale delle attività rurali, fondate su valori perenni, quali l’accoglienza, la solidarietà, la condivisione della fatica nel lavoro. Non pochi giovani hanno già scelto questa strada; anche diversi laureati tornano a dedicarsi all’impresa agricola, sentendo di rispondere così non solo ad un bisogno personale e familiare, ma anche ad un segno dei tempi, ad una sensibilità concreta per il bene comune”.

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