Nena News
28 dicembre 2010

Anniversario Piombo Fuso: Un Appello da Gaza

Decine di Ong e associazioni della Striscia chiedono la fine dell'assedio e l'intervento della comunita' internazionale a tutela dei diritti dei palestinesi

Gaza, 28 dicembre 2010, Nena News

Noi palestinesi della striscia di Gaza sotto assedio, oggi, a due anni dall’attacco genocida di Israele alle nostre famiglie, alle nostre case, alle nostre fabbriche e scuole, stiamo dicendo basta passività, bastadiscussione, basta aspettare – è giunto il momento di obbligare Israele a rendere conto dei suoi continui crimini contro di noi. Il 27 dicembre 2008 Israele ha iniziato un bombardamento indiscriminato della striscia di Gaza. L’attacco è durato 22 giorni, uccidendo, secondo le principali organizzazioni per i diritti umani, 1417 palestinesi di cui 352 bambini. Per 528 sconvolgenti ore, le forze di occupazione israeliane hanno scatenato i mezzi provenienti dagli Stati Uniti: F15, F16, Carri armati Merkava, il fosforo bianco proibito in tutto il mondo, hanno bombardato ed invaso la piccola enclave costiera palestinese dove risiedono 1.5 milioni di persone, tra le quali 800.000 sono bambini e oltre l’80% rifugiati registrati alle Nazioni Unite. Circa 5.300 feriti sono rimasti invalidi.

La devastazione ha superato in ferocia tutti i precedenti massacri sofferti a Gaza, come per esempio i 21 bambini ammazzati a Jabalia nel marzo 2008 o i 19 civili uccisi mentre si rifugiavano nella loro casa durante il massacro di Beit Hanoun del 2006. La carneficina ha addirittura superato gli attacchi del novembre1956 nei quali le truppe israeliane hanno indiscriminatamente radunato ed ucciso 274 palestinesi nella città di Khan Younis (sud della striscia) ed altri 111 a Rafah (nord). Fin dal massacro di Gaza del 2009, cittadini del mondo si sono assunti la responsabilità di fare pressione su Israele perchè rispetti la legge internazionale, attraverso la strategia già collaudata del boicottaggio, disinvestimento e sanzioni. Come è stato fatto nel movimento globale BDS che fu così efficace nel porre un termine al regime di apartheid sudafricano, chiediamo con forza alle persone di coscienza di unirsi al movimento BDS creato da oltre 170 organizzazioni palestinesi nel 2005. Come in Sudafrica lo squilibrio di forze in campo e di rappresentazione in questa lotta può essere controbilanciata da un potente movimento di solidarietà internazionale con il BDS in testa, portando i responsabili dell’atteggiamento israeliano a rendere conto delle proprie azioni, cosa in cui la comunità internazionale ha ripetutamente fallito. Allo stesso modo, sforzi civili e fantasiosi come le navi del Free Gaza che hanno rotto l’assedio cinque volte, la Gaza Freedom March, la Gaza Freedom Flotilla, e i molti convogli via terra non devono smettere di infrangere l’assedio, evidenziando la disumanità di tenere 1,5 milioni di cittadini di Gaza in una prigione a cielo aperto.

Sono passati ora due anni dal più grave degli atti di genocidio israeliani, che dovrebbe aver lasciato la persone senza alcun dubbio sulla brutale vastità dei piani di Israele per i palestinesi. L’assalto assassino verso gli attivisti internazionali a bordo della Gaza Freedom Flotilla nel Mar Mediterraneo ha reso palese al mondo il poco valore che Israele ha dato alle vite palestinesi finora. Il mondo ora sa, ed adesso dopo 2 anni nulla è cambiato per i palestinesi.

Il rapporto Goldstone è arrivato e passato: nonostante il suo elencare una dopo l’altra le contravvenzioni alle legge internazionale, “crimini di guerra” israeliani e “possibili crimini contro l’umanità”, nonostante l’Unione Europea, le Nazioni Unite, la Croce Rossa, e tutte le più grosse associazioni per i diritti umani abbiano fatto una chiamata per una fine a un’assedio medievale e illegale, esso continua con la stessa violenza. L’11 novembre 2010 il capo dell’UNRWA John Ging ha dichiarato: “non ci sono stati cambiamenti concreti per la popolazione sul terreno per quanto riguarda la loro situazione, la loro dipendenza da aiuti, l’assenza di ogni risarcimento o ricostruzione, nessuna economia…le distensioni, come sono state descritte, non sono state nulla di più che una distensione politica nelle pressioni verso Israele ed Egitto”

Il 2 dicembre 22 organizzazioni internazionali, tra cui Amnesty, Oxfam, Save the Children, Christian Aid, e Medical Aid for Palestinian hanno prodotto il report “Dashed Hopes, Continuation of the Gaza Blockade (Speranze in polvere, la continuazione del blocco)”, chiamando per un’azione internazionale che forzi Israele ad abbandonare incondizionatamente il blocco, descrivendo come i palestinesi di Gaza sotto l’assedio israeliano continuino a vivere nelle stesse disastrose condizioni. Solo una settimana fa l’Human Rights Watch ha pubblicato un rapporto dettagliato “Separate end Unequal (separati e diseguali)” che denuncia gli atteggiamenti israeliani come pratiche di apartheid, facendo eco ad affermazioni simili da parte degli attivisti sudafricani anti-apartheid.

Noi palestinesi di Gaza vogliamo vivere in libertà e incontrare amici palestinesi o famiglie da Tulkarem, Gerusalemme o Nazaret, vogliamo avere il diritto di viaggiare e muoverci liberamente. Vogliamo vivere senza la paura di un’altra campagna di bombardamenti che lascia i nostri bambini morti e molti più feriti o con cancro proveniente dall’inquinamento da fosforo bianco israeliano ed armi chimiche. Vogliamo vivere senza essere umiliati ai check point israeliani o la vergogna di non poter provvedere alle nostre famiglie a causa della disoccupazione portata dal controllo economico e dall’assedio illegale. Chiediamo una fine del razzismo che è a fondamento di quest’oppressione.

Domandiamo: quando i Paesi del mondo si comporteranno secondo le fondamentali premesse che gli esseri umani debbano essere trattati in maniera equa, senza differenze di origine, etnia o colore – è così esagerato affermare che i bambini palestinesi abbiano gli stessi diritti di ogni altro essere umano? Sarete capaci un giorno di guardarvi indietro e dire che siete stati dalla parte giusta della storia o avrete supportato l’oppressore?

Noi, inoltre, chiamiamo la comunità internazionale ad assumersi le sue responsabilità e proteggere il popolo palestinese dalle feroci aggressioni di Israele, finire immediatamente l’assedio con un risarcimento completo della distruzione di vite ed infrastrutture di cui siamo stati afflitti da quest’esplicita pratica di punizione collettiva. Assolutamente nulla può giustificare pratiche internazionali feroci come l’accesso limitato all’acqua e all’elettricità a 1,5 milioni di persone. L’omertà internazionale nei confronti della guerra genocida che ha avuto luogo contro più di 1,5 milioni di persone rende palese la complicità in questi crimini.

Facciamo anche un’appello a tutti i gruppi di solidarietà palestinesi ed alle organizzazioni della società civile internazionale per esigere:

- La fine dell’assedio che è stato imposto alla popolazione palestinese

della West Bank e della striscia di Gaza come conseguenza dell’esercizio

della loro scelta democratica.

- La protezione delle vite civili e proprietà, come stipulato dalla legge

umaitaria internazionale e dalla legge internazionale riguardo i diritti

umani, come la quarta convenzione di Ginevra.-Il rilascio immediato di tutti

i prigionieri politici

- Che i rifugiati palestinesi nella striscia di Gaza siano immediatamente

riforniti di supporto materiale e finanziario per affrontare le immense

avversità che stanno vivendo

- Fine dell’occupazione, apartheid ed altri crimini di guerra

- Immediati risarcimenti e compensazioni per tutte le distruzioni portate

avanti dalle forze di occupazione israeliane nella striscia di Gaza

Boicotta, disinvesti e sanziona, unisciti a molti sindacati in tutto il

mondo, università, supermercati, artisti e scrittori che rifiutano di

intrattenere l’apartheid di Israele. Parla della Palestina, per Gaza, e

soprattutto AGISCI. Il tempo è adesso.

Gaza assediata, Palestina

27 dicembre 2010

List of signatories:

General Union for Public Services Workers

General Union for Health Services Workers

University Teachers’ Association

Palestinian Congregation for Lawyers

General Union for Petrochemical and Gas Workers

General Union for Agricultural Workers

Union of Women’s Work Committees

Union of Synergies—Women Unit

The One Democratic State Group

Arab Cultural Forum

Palestinian Students’ Campaign for the Academic Boycott of Israel

Association of Al-Quds Bank for Culture and Info

Palestine Sailing Federation

Palestinian Association for Fishing and Maritime

Palestinian Network of Non-Governmental Organizations

Palestinian Women Committees

Progressive Students’ Union

Medical Relief Society

The General Society for Rehabilitation

General Union of Palestinian Women

Afaq Jadeeda Cultural Centre for Women and Children

Deir Al-Balah Cultural Centre for Women and Children

Maghazi Cultural Centre for Children

Al-Sahel Centre for Women and Youth

Ghassan Kanfani Kindergartens

Rachel Corrie Centre, Rafah

Rafah Olympia City Sister

Al Awda Centre, Rafah

Al Awda Hospital, Jabaliya Camp

Ajyal Association, Gaza

General Union of Palestinian Syndicates

Al Karmel Centre, Nuseirat

Local Initiative, Beit Hanoun

Union of Health Work Committees

Red Crescent Society Gaza Strip

Beit Lahiya Cultural Centre

Al Awda Centre, Rafah

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