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03/12/2008

Cluster bomb, oltre 100 Paesi firmano la messa al bando
di Luca Galassi

A Oslo 'l'accordo umanitario più importante dell'ultimo decennio'

"L'accordo umanitario più importante dell'ultimo decennio", come lo ha definito il presidente della Coalizione contro le bombe a grappolo, Richard Moyes, verrà firmato questa sera a Oslo. Cento governi prenderanno parte alla Conferenza sulla Convenzione per la messa al bando dell Cluster bomb e firmeranno il trattato che obbliga ogni Paese firmatario a non: usare munizioni cluster; produrre, acquistare, commercializzare, stoccare, trasferire direttamente o indirettamente munizioni cluster; assistere o incoraggiare chiunque a intrattenere attività proibite dall'accordo con un altro Stato membro della convenzione.

Secondo gli accordi, i Paesi dovranno procedere alla distruzione dei loro arsenali di munizioni cluster entro otto anni dalla firma dell'accordo. I maggiori Paesi produttori di cluster bomb hanno tuttavia boicottato il 'processo di Oslo', ovvero le tappe che dal febbraio 2007 hanno portato alla firma della Convenzione. Stati Uniti, Russia, Cina, India, Israele e Pakistan erano assenti agli incontri, e come tali non rientrano nella convenzione. Moyes ha parlato di un traguardo storico, del più significativo trattato umanitario e di disarmo negoziato negli ultimi dieci anni. Mentre le mine anti-uomo sono state bandite in quasi tutto il mondo ormai da alcuni anni a seguito della ratifica del Trattato di Ottawa, le cluster bomb non erano sottoposte ad alcun divieto, e ricadono - o dovrebbero ricadere - all'interno della Convenzione Onu su alcuni tipi di armi convenzionali (Ccw), il cui Protocollo V riguarda specificamente gli ordigni inesplosi. La Convenzione non è vincolante, e il Protocollo V non è stato ratificato da molti dei Paesi che in linea di principio si sono espressi a favore di una normativa sulla cluster (Italia compresa).

Da cinque anni, la società civile internazionale, attraverso l'impegno di 300 Ong (oltre a un'ottantina di Stati, primo fra tutti la Norvegia) ha avviato un processo multi-laterale di negoziato per l'elaborazione di un trattato di messa al bando delle cluster. Si è così creata la Cluster Munition Coalition (Cmc), il cui primo atto significativo si è concretizzato nel febbraio del 2007 a Oslo, con una dichiarazione che impegnava i Paesi a decretare la messa al bando delle "armi a sub-munizioni cluster" entro il 2008. Il documento fu sottoscritto da 47 Paesi su 49 presenti, tra cui l'Italia. Successivamente, a Lima, dal 23 al 25 maggio 2007, è stato sviluppato un altro processo negoziale con la partecipazione di ulteriori 27 Paesi, che si sono aggiunti ai 47 iniziali. Penultima tappa del processo di Oslo è stata la conferenza di Dublino del 29 giugno 2008, con l'elaborazione definitiva di una bozza di Trattato.


Le cluster bomb (bombe a grappolo) sono armi di grandi dimensioni sganciate da aerei o esplose da sistemi di artiglieria, lanciarazzi e lanciamissili, in grado di rilasciare nell'aria bombe più piccole, chiamate bomblet, o submunizioni. I modelli più comuni sono stati concepiti in funzione anti-uomo o anti-blindatura. Altri tipi di bomba a grappolo vengono utilizzati per distruggere infrastrutture militari o civili, linee di trasmissione elettrica, disperdere armi chimiche o biologiche, disseminare il terreno di mine anti-persona. La loro caratteristica più 'apprezzata' da un punto di vista militare è la loro capacità di dispersione in un'area molto vasta, ampia quanto due o tre campi di calcio. Un'altra 'qualità' delle cluster bomb è la durata nel tempo del loro effetto letale. Inesplose, possono rimanere attive per molti anni, contaminando il terreno al pari delle mine anti-uomo, bandite in tutto il mondo dal '99, anno dell'entrata in vigore della Convenzione di Ottawa. Una cluster bomb può contenere alcune migliaia di submunizioni. Sganciata da un aereo, può aprirsi a mezz'aria e disperdere il proprio contenuto, oppure essere recuperata dal mezzo che l'ha sganciata, o ancora essere ritardata da un paracadute, per consentire all'aereo di allontanarsi dall'area dell'esplosione. Le moderne cluster bomb sono spesso armi multi-funzionali, che contengono un misto di munizioni anti-uomo e anti-blindatura, oltre ad alcune versioni che hanno anche armi incendiarie al proprio interno. Altre sub-munizioni sono teleguidate. Il loro scopo è quello di colpire l'obiettivo, spesso un veicolo blindato, con la maggior precisione possibile. Una variante, adoperata per la prima volta in Iraq nel 2003, dotata di un sistema di disinnesco automatico qualora l'obiettivo non venga colpito e la bomba colpisca il terreno senza esplodere, riducendo in teoria il rischio per i civili. In pratica, tali armi costano dieci volte tanto rispetto alle bombe a grappolo tradizionali.

Dal '91 (prima guerra del Golfo), le bombe a grappono sono state usate nei principali conflitti: Iraq, Kuwait, Arabia Saudita, Bosnia e Erzegovina, Tagikistan, Cecenia, Croazia, Sudan, Sierra Leone, Etiopia, Eritrea, Albania, Kosovo, Afghanistan, Libano, Israele e Ossezia del sud-Georgia.




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