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14 settembre 2010

Gli Stati Uniti si confermano primi fornitori di armi al Sud,
acquisti record dei sauditi
di Jim Lobe

Washington, 14 settembre 2010 (IPS) - Nonostante l'inusuale calo globale delle vendite di armi nel 2009, gli Stati Uniti sono ancora il primo fornitore al mondo di armi ai paesi in via di sviluppo, secondo il nuovo rapporto del Congressional Research Service (CRS).

La relazione, l'ultima prodotta dalla CRS sulla vendita di armi convenzionali, è stata pubblicata lunedì, mentre il Wall Street Journal riferiva che già la prossima settimana il Pentagono chiederà al Congresso di approvare una vendita record di 60 miliardi di dollari di jet da caccia ed elicotteri all’Arabia Saudita.

Il piano di vendita, che potrebbe includere un accordo supplementare di 30 miliardi di dollari per incrementare le forze navali del Regno saudita e nuovi sistemi missilistici di difesa, consoliderebbe la posizione di Washington come principale fornitore mondiale di armi, ma non solo.

Potrebbe anche superare da solo il valore di tutti gli accordi di vendita di armi convenzionali firmati finora da paesi sviluppati e in via di sviluppo (PVS) nel 2009, che secondo il rapporto di CRS ammontava a 57,5 miliardi di dollari, e ripristinare il primato dell'Arabia Saudita come principale “consumatore” di armi tra i PVS, una posizione da cui era stato spodestato nel 2009 grazie ai nuovi accordi firmati da Brasile e Venezuela.

"Sessanta miliardi di dollari è circa la metà di quello che il Pentagono spende in armi ogni anno", ha dichiarato William Hartung, analista esperto di vendita di armi presso la New America Foundation. "E' un grandissimo aiuto per l’industria militare, che sta affrontando un periodo in cui la spesa del Pentagono si mantiene su un livello stabile".

Il rapporto, preparato ogni anno dal massimo esperto di armi della CRS Richard Grimmett, è considerato il più autorevole circa il commercio di armi convenzionali poiché si basa su informazioni riservate, oltre che su dati pubblici, e la sua metodologia è rimasta coerente per circa 30 anni. Le sue statistiche includono sia le vendite che gli aiuti militari.

Come in tutti gli altri rapporti del CRS, anche qui viene fatta una distinzione tra gli accordi firmati l'anno precedente e le effettive consegne di armi avvenute nello stesso anno. Spesso, la distribuzione non corrisponde a quanto stabilito negli accordi.

Dal rapporto di quest'anno sui “Trasferimenti di armi convenzionali a paesi in via di sviluppo 2002-2009” emerge che i trasferimenti di armi verso paesi in via di sviluppo rappresentano circa l’80 per cento dei 57,5 miliardi di dollari spesi per l’insieme dei trasferimenti globali di armi nel corso del 2009.

Nel 2009, il valore dei nuovi accordi di 45,1 miliardi di dollari era sceso rispetto al 2008 (48,8 miliardi di dollari), in linea con il generale declino della vendita di armi a livello mondiale di circa l’8,5 per cento.

"... La netta diminuzione di ordini di armi nel 2009 riflette, in parte, l'effetto della recessione internazionale scoppiata alla fine del 2008”, si legge nello studio.

L'impatto della recessione sulle vendite di armi è stato particolarmente evidente nelle consegne effettive di armi registrate lo scorso anno, si dice. Il valore dell’insieme delle consegne ai PVS è sceso poco al di sotto dei 17 miliardi di dollari: il più basso dagli anni '90, e inferiore rispetto ai 20 miliardi di dollari del 2008.

Sia nei nuovi accordi di vendita di armi che per le forniture effettive, secondo il dossier, gli Stati Uniti sono stati i maggiori fornitori di armamenti ai PVS nel 2009, così come complessivamente dal 2002. Nel 2009, gli Usa hanno firmato nuovi accordi del valore di 17,4 dollari - il 38,5 per cento dell’insieme - davanti alla Russia, principale rivale di Washington nella vendita di armi degli ultimi vent’anni, che ha concluso nuovi accordi per 10,4 miliardi di dollari; e alla Francia che, secondo lo studio finisce al terzo posto, con 7,1 miliardi di dollari di nuovi contratti firmati.

Nonostante mantenga il primato come fornitore mondiale, la percentuale di nuovi accordi per Washington ha registrato un netto calo dal 2008. L'incidenza prima era circa del 60 per cento, circa 29,5 miliardi di dollari, di tutti i trasferimenti per i PVS

Le effettive consegne di armi americane sono pari a 7,4 miliardi di dollari, il 43,6 per cento delle consegne totali.

La Russia è seconda, con 3.5 miliardi di dollari, il 20,6 per cento delle consegne totali, e la Cina è al terzo posto con 1,8 miliardi di dollari, poco più del 10 per cento. Seguono Germania (1 miliardo di dollari), la Gran Bretagna (800 milioni di dollari) e Israele (700 milioni di dollari), emersa nel corso degli ultimi otto anni come settimo fornitore mondiale ai PVS.

Tra i destinatari dei nuovi trasferimenti di armi, l'America Latina ha superato sia il Vicino Oriente che l'Asia, solitamente tra i principali consumatori, ed è adesso al primo posto nella classifica del 2009. Con 7,2 miliardi di dollari in acquisti soprattutto di aerei da guerra, il Brasile è in cima alla classifica dei principali beneficiari dello scorso anno, seguito dal Venezuela, con acquisti pari a 6,4 miliardi di dollari.

Con i nuovi accordi da 4,3 miliardi di dollari, l'Arabia Saudita è al terzo posto, seguita da Taiwan (3,8 miliardi di dollari), Emirati Arabi Uniti (3,6 miliardi di dollari), Iraq (3,3 miliardi di dollari, Egitto (3,0 miliardi di dollari), Vietnam (2,4 miliardi di dollari), India (2,4 miliardi di dollari), e Kuwait (1,6 miliardi di dollari).

Per tutto il periodo 2002-2009, l'Arabia Saudita è stata al primo posto con 39,9 miliardi di dollari, seguita da India (32,4 miliardi di dollari), Emirati Arabi Uniti (17,3 miliardi di dollari), Egitto (13,9 miliardi di dollari), e Venezuela (12,7 miliardi di dollari).

Come per gli effettivi rifornimenti del 2009, l'Arabia Saudita è ancora al primo posto con 2,7 miliardi di dollari, la Cina è al secondo con 1,5 miliardi di dollari, la Corea del Sud al terzo (1,4 miliardi di dollari), e l'Egitto al quarto (1,3 miliardi di dollari). Seguono ancora India e Israele (1,2 miliardi di dollari), Pakistan (1,0 miliardi di dollari), Venezuela e Algeria (900 milioni di dollari), e infine Iraq (800 milioni di dollari).

Per il periodo 2002-2009, l'Arabia Saudita ha dominato il mercato, con 31,5 miliardi di dollari in forniture di armi - poco più della metà di quello che il Pentagono sta adesso proponendo di vendere con i nuovi aerei.

Cina e India hanno ricevuto, negli stessi otto anni, circa 14,3 miliardi di dollari ciascuno in armi (in gran parte di fabbricazione russa). Gli USA hanno sostenuto l'Egitto (12,2 miliardi di dollari) e Israele (10,1 miliardi di dollari) che hanno ricoperto il quarto e quinto posto, seguiti da Emirati Arabi Uniti, Taiwan, Corea del Sud, e Pakistan.

Nonostante il massiccio acquisto di armi - tra cui l'affare in sospeso che, se passerà, farà risultare irrisorie le cifre dei precedenti accordi - l'Arabia Saudita non ha avuto molte occasioni di dimostrare il suo valore militare. Alla fine dello scorso anno, ha registrato elevate perdite nelle battaglie contro i ribelli di Houthi lungo i confini con lo Yemen.

"Da un punto di vista pratico, questo tipo di accordi non sono mai stati molto efficaci", dice Hartung. "La spesa dei sauditi sembra più un tentativo di istaurare un rapporto con gli Stati Uniti".

Il Congresso non dovrebbe opporsi alla proposta di vendita di aeromobili, aiuterebbe a creare e a salvare circa 75mila posti di lavoro in tutto il paese.

Israele ha assecondato l'operazione dopo aver ricevuto assicurazioni che gli aerei, in particolare l'F-15, non saranno dotati di sistemi missilistici a lungo raggio. Inoltre, l'amministrazione sta sostenendo l'offerta di Israele di comprare jet da caccia F-35 di generazione successiva agli F-15.

"Sembra quasi che ci sia una gara tra Israele e Arabia Saudita", osserva Hartung, che aggiunge: "L'enorme vendita provocherà un aumento delle tensioni con l'Iran, che a sua volta potrebbe comprare aerei da guerra dalla Russia. Questo accordo è un bene per le aziende, non per il paese".



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