Fonte: il Manifesto
12 maggio 2010

Perugia - Assisi, la pace dentro la crisi
di Flavio Lotti

Coordinatore nazionale della Tavola della pace

"Abbiamo un gran bisogno di istituzioni e politiche in grado di generare pace,
in Italia, in Europa e nel mondo".

      

Il 16 maggio ci saranno anche gli operai. Per un giorno non saliranno sui

tetti delle loro fabbriche ma sulla Rocca Maggiore di Assisi. Il loro dramma è

anche nostro. Ci saranno quelli della Antonio Merloni di Nocera, quelli dalla

Basell di Terni e di molte altre crisi invisibili che stanno distruggendo la

vita e il futuro di tante persone. Insieme a loro ci saranno i testimoni

viventi di alcune delle più grandi tragedie, ingiustizie e illegalità che la

politica si ostina a non affrontare come dovrebbe. Accanto ai familiari dei

morti sul lavoro ci saranno i familiari delle vittime delle guerre di mafia,

del conflitto israelo-palestinese, dei bombardamenti della Nato in Afghanistan,

dell’emigrazione clandestina verso l’Europa, dello scoppio della bomba nucleare

su Hiroshima, delle stragi naziste.

Ci saranno giovani scappati dalle persecuzioni del regime iraniano e da quello

talebano, ragazzi palestinesi nati e cresciuti in una Gerusalemme che ora li

vorrebbe espellere, ragazzi delle baraccopoli di Nairobi che hanno più voglia

di vivere dei nostri figli, testimoni delle guerre dimenticate della Somalia,

del Sudan, del popolo Saharawi e dell’Iraq, donne africane in lotta contro la

fame e lo sfruttamento capaci di trasformare il deserto in un giardino. Le loro

voci si intrecceranno con quelle dei più “scomodi”, quelli che stanno mettendo

a dura prova la resistenza dei valori della nostra Repubblica: l’Onu che

abbiamo in casa, gli stranieri che sono in mezzo a noi, gli immigrati, i

clandestini e i “nuovi italiani” che una parte del nostro paese pretende di

continuare ad usare, sfruttare e buttare. Ad accompagnarli da Perugia ad Assisi

ci saranno più di cinquemila studenti e insegnanti di 144 scuole di quasi tutte

le regioni italiane che il 14 e 15 maggio daranno vita, a Perugia, ad un maxi

laboratorio della cultura della pace e dei diritti umani centrato sulla

cittadinanza e la Costituzione. E poi tutti gli altri. Le adesioni hanno già

superato la soglia dei mille. Ed è un piacere gustare la ricchezza e la

pluralità dei soggetti che si sono messi in gioco. Ma quello che più importa è

la gente che partirà da 590 città italiane. Giovani, associazioni, gruppi di

amici, famiglie, sindaci, assessori e consiglieri di oltre trecento comuni,

province e regioni, le carriole dei terremotati de L’Aquila, i comitati che

raccoglieranno le firme contro la privatizzazione dell’acqua, le organizzazioni

che difendono i diritti dei rom e i sinti, associazioni che continuano a

lottare in prima persona contro la miseria e l’esclusione sociale, gruppi che

difendono i diritti delle donne e delle bambine, che promuovono il commercio e

la finanza equa, reti che continuano la protesta contro la costruzione della

base di Vicenza, degli F35 e di tante altre inutili armi, altre che sono

impegnate contro le centrali nucleari o per cambiare consumi e stili di vita,

per sostituire il PIL con il BIL, giornalisti che tengono la schiena dritta e

alcuni politici a cui non dispiace di stare ancora tra questa gente.

Queste presenze, in un tempo di crisi così profonda -che è crisi non solo

economica e politica ma etica, culturale, di diritti, di prospettive, di

opportunità e di speranza- a me pare siano un’anticipazione del bel tempo che

stiamo tutti aspettando. Il loro camminare insieme, nel riconoscimento e nel

rispetto di tante diversità ma anche nella consapevolezza delle grandi urgenze

che esigono il nostro impegno, è la miglior risposta alla crisi della politica,

alle tante inerzie che ci paralizzano, a tutti quelli che ci vogliono

continuare a dividere, che vogliono dividere l’Italia, che lo stanno già

facendo, che ci stanno tagliando i ponti con il mondo, che ci stanno mettendo

gli uni contro gli altri, sempre più rissosi, prigionieri del proprio io, del

proprio frazionismo, dei propri egoismi e particolarismi.

Abbiamo un gran bisogno di istituzioni e politiche in grado di generare pace,

in Italia, in Europa e nel mondo. Ma se non recupereremo la capacità di mettere

insieme forze diverse e di lavorare insieme, non solo non riusciremo a dare una

mano alla pace nel mondo ma rischiamo di perderla anche a casa nostra. Per

questo vale la pena di marciare ancora una volta da Perugia ad Assisi. Perché

abbiamo bisogno di costruire un’Italia migliore, un’Italia che non odia, che

non respinge, che non privatizza i beni comuni, che investe sui giovani, che si

prende cura degli altri, vicini e lontani, senza guardare al portafoglio, al

colore della pelle o alla forma degli occhi, che crede e lavora per la

giustizia, che ripudia realmente la guerra, che si ribella ad ogni abuso e ad

ogni forma di violenza. Perché solo un’Italia migliore potrà costruire un mondo

migliore.

Non sarà una passeggiata ma sarà come fare il pieno di energia. Domenica 16

maggio si costruisce il tempo nuovo. Ognuno metta del suo.

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