Tratto da La Nonviolenza è in Cammino

Il Canone Fondamentale della Nonviolenza
di Domenico Gallo


Domenico Gallo, illustre giurista, e' nato ad Avellino nel 1952, magistrato ed acuto saggista, gia' parlamentare, tra gli animatore dell'Associazione nazionale giuristi democratici; segue BioBiblio 

Mentre si avvicina la data del 2 ottobre (anniversario della nascita di Gandhi), proclamata dall'Onu giornata internazionale della nonviolenza, l'orizzonte internazionale diventa sempre piu' cupo e cresce l'oppressione ed il ricatto della violenza sulle societa' umane.
Anzi c'e' un progressivo aggravarsi di fenomeni di intolleranza politica e religiosa che generano esplosioni incontrollabili di violenza, come quella accaduta in questo giorni nel Kashimir indiano, dove il conflitto politico/religioso che alimenta il cosiddetto “scontro di civilta'” ha dato origine all'attacco alla scuole cristiane della zona, provocando disordini e decine di morti. Questo episodio, nella sua banalita' distruttiva, potrebbe apparire un fatto secondario, rispetto ad altri ben piu' pesanti e corposi conflitti che insanguinano altre societa'. Pero' diventa estremamente preoccupante se lo si legge come un evento inserito in una trama in cui ci sono le provocazioni delle sette fondamentaliste cristiane in America che minacciano i roghi del Corano, invocando nuove crociate, e l'incancrenirsi di conflitti antichi, come quello dell'Afghanistan, e meno antichi, come quello della Somalia, dove la ragione politica abbraccia quella di un fondamentalismo religioso, sconosciuto nella prima meta' del secolo scorso, creando una miscela esplosiva.
Stiamo assistendo ad una rottura della linea di faglia che divide le civilizzazioni umane, di cui il conflitto nella ex Jugoslavia, dove si sono scontrate le civilizzazioni cattoliche, ortodosse e mussulmane, ha rappresentanto un prototipo. Il fatto che sia la politica a strumentalizzare il fenomeno religioso ed a soffiare sul fuoco delle divisioni non rende la situazione meno pericolosa.
Quando si soffia sul fuoco delle divisioni etnico-religiose, si accumulano delle contraddizioni che poi sfuggono al controllo degli apprendisti stregoni che le hanno provocate.
Cosi' nella comunita' internazionale, oltre la violenza degli Stati, condensata nella corsa agli armamenti e nella sfida nucleare, avanza un nuovo tipo di violenza che mette in discussione il ruolo dello Stato, come costruzione politica che trova la sua ragione di essere nell'esigenza di assicurare la convivenza pacifica al proprio interno. Ed i conflitti interni attraversano le frontiere ed attizzano nuovi conflitti, sia interni (India e Pakistan), sia interstatali (Afghanistan, Somalia, etc.).
Ed allora - dobbiamo domandarci - che senso ha celebrare la giornata della nonviolenza, quando l'orizzonte ci fa assistere al dilagare (e ad una nuova legittimazione) della violenza e di violenze di ogni tipo?
Ebbene, noi sentiamo il bisogno dell'ossigeno, quando ci comincia a mancare l'aria per respirare.
La nonviolenza per le societa' umane e' come l'aria per l'organismo umano.
La nonviolenza e' principo ordinatore della Comunita' internazionale. La comunita' internazionale e' uscita dallo stato di natura in cui tutti gli Stati sono “lupi” fra di loro, attraverso il diritto internazionale che, con la Carta della Nazioni Unite, ha fissato il principio che gli Stati devono astenersi nei loro rapporti internazionali dal ricorso all'uso o alla minaccia dell'uso della forza (art. 2, comma 4).
E' il ripudio dell'uso della forza la regola che fonda la convivenza pacifica nella Comunita' internazionale, garantisce la sicurezza collettiva e rende possibile la collaborazione degli Stati fra di loro attraverso le istituzioni internazionali.
Le numerose ferite che sono state inferte negli ultimi anni al principio della nonviolenza nelle relazioni internazionali, lungi dal determinare il tramonto di questa regola essenziale di convivenza, hanno provocato crescita dell'insicurezza collettiva e della corsa agli armamenti, rendendo ancora piu' evidente che quando si abbandona il sentiero della nonviolenza si imbocca la via del caos e si provocano sofferenze enormi a tutta l'umanita'.
Piu' controversa e' la nonviolenza come principio ordinatore della vita all'interno di comunita' erette in Stato. Qui il problema va al di la' della pacificazione primaria compiuta attraverso la concentrazione della forza nelle mani dello Stato.
Perche' la convivenza civile sia armoniosa ci vuole qualcosa di piu'. Occorre che sia riconosciuta la dignita' inerente a tutti i membri della famiglia umana (come recita il preambolo della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo).
Nel nostro ordinamento costituzionale il principio della nonviolenza e' stato riconosciuto, chiamandolo con un altro nome: principio personalista.
Questo principio, fondato sull'art. 2 della Costituzione, ci dice che la persona umana (in carne ed ossa) e' il valore supremo dell'ordinamento,  rispetto al quale tutto il resto deve girare intorno come i pianeti girano intorno al sole. In cio' c'e' il fondamento della laicita': tutti gli altri valori possono esistere, possono essere agiti nei modi consentiti nella societa', nello stato, nelle istituzioni ecc., ma non possono mai sopravanzare i diritti della persona, i diritti dell’individuo come singolo e come soggetto inserito nelle comunita'.
Noi possiamo avere tutte le concezioni religiose o filosofiche che vogliamo, anche concezioni nobilissime, ma l’ordinamento ci dice che le dobbiamo, le possiamo declinare soltanto nella misura in cui rispettano i diritti inviolabili di ciascun uomo e di ciascuna donna, poiche' nessuno persona puo' essere sormontata o strumentalizzata da un’ideologia, o da una fede religiosa. In altre parole, i diritti delle persone non possono essere sacrificati a un principio. Quand’anche si trattasse di un principio di grande valore culturale, di grande valore filosofico, di grande spessore etico, noi non possiamo, in nome di questo principio, distruggere o coartare quel valore storico naturale che e' la persona umana.
Questo riconoscimento della inviolabilita' della persona e' il canone fondamentale della nonviolenza ed al tempo stesso della laicita'. Cio' che rende possibile la convivenza pacifica fra le differenti culture, religioni, etnie, rompendo i muri degli integralismi e disarmando ogni ogni propensione allo scontro di civilta'.
Viviamo in un tempo in cui tutti dobbiamo riscoprire il valore insuperabile della persona se vogliamo coltivare la speranza di liberarci del gioco al massacro prodotto dalla rinascita degli integralismi politici e religiosi.

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tra i suoi scritti segnaliamo particolarmente: Dal dovere di obbedienza al diritto di resistenza, Edizioni del Movimento Nonviolento, Perugia 1985; Millenovecentonovantacinque, Edizioni Associate, Roma 1999; (a cura di, con Corrado Veneziano), Se dici guerra umanitaria. Guerra e informazione. Guerra all'informazione, Besa, 2005; (a cura di, con Franco Ippolito), Salviamo la Costituzione, Chimienti, Taranto 2006. Vari suoi scritti sono disponibili nel sito www.domenicogallo.it <http://www.domenicogallo.it>
Mohandas K. Gandhi e' stato della nonviolenza il piu' grande e profondo pensatore e operatore, cercatore e scopritore; e il fondatore della nonviolenza come proposta d'intervento politico e sociale e principio d'organizzazione sociale e politica, come progetto di liberazione e di convivenza. Nato a Portbandar in India nel 1869, studi legali a Londra, avvocato, nel 1893 in Sud Africa, qui divenne il leader della lotta contro la discriminazione degli immigrati indiani ed elaboro' le tecniche della nonviolenza. Nel 1915 torno' in India e divenne uno dei leader del Partito del Congresso che si batteva per la liberazione dal colonialismo britannico. Guido' grandi lotte politiche e sociali affinando sempre piu' la teoria-prassi nonviolenta e sviluppando precise proposte di organizzazione economica e sociale in direzione solidale ed egualitaria. Fu assassinato il 30 gennaio del 1948. Sono tanti i meriti ed e' tale la grandezza di quest'uomo che una volta di piu' occorre ricordare che non va  mitizzato, e che quindi non vanno occultati limiti, contraddizioni, ed alcuni aspetti discutibili - che pure vi sono - della sua figura, della sua riflessione, della sua opera. Opere di Gandhi:  essendo Gandhi un organizzatore, un giornalista, un politico, un avvocato, un uomo d'azione, oltre che una natura profondamente religiosa, i suoi scritti devono sempre essere contestualizzati per non fraintenderli; Gandhi considerava la sua riflessione in continuo sviluppo, e alla sua autobiografia diede significativamente il titolo Storia dei miei esperimenti con la verita'. In italiano l'antologia migliore e' Teoria e pratica della nonviolenza, Einaudi; si vedano anche: La forza della verita', vol. I, Sonda; Villaggio e autonomia, Lef; l'autobiografia tradotta col titolo La mia vita per la liberta', Newton Compton; La resistenza nonviolenta, Newton Compton; Civilta' occidentale e rinascita dell'India, Movimento Nonviolento (traduzione del fondamentale libro di Gandhi: Hind Swaraj; ora disponibile anche in nuova traduzione col titolo Vi spiego i mali della civilta' moderna, Gandhi Edizioni); La cura della natura, Lef; Una guerra senza violenza, Lef (traduzione del primo, e fondamentale, libro di Gandhi: Satyagraha in South Africa). Altri volumi sono stati pubblicati da Comunita': la nota e discutibile raccolta di frammenti Antiche come le montagne; da Sellerio: Tempio di verita'; da Newton Compton: e tra essi segnaliamo particolarmente Il mio credo, il mio pensiero, e La voce della verita'; Feltrinelli ha recentemente pubblicato l'antologia Per la pace, curata e introdotta da Thomas Merton. Altri volumi ancora sono stati pubblicati dagli stessi e da altri editori. I materiali della drammatica polemica tra Gandhi, Martin Buber e Judah L. Magnes sono stati pubblicati sotto il titolo complessivo Devono gli ebrei farsi massacrare?, in "Micromega" n. 2 del 1991 (e per un acuto commento si veda il saggio in proposito nel libro di Giuliano Pontara, Guerre, disobbedienza civile, nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1996). Opere su Gandhi: tra le biografie cfr. B. R. Nanda, Gandhi il mahatma, Mondadori; il recente accurato lavoro di Judith M. Brown, Gandhi, Il Mulino; il recentissimo libro di Yogesh Chadha, Gandhi, Mondadori, e quello di Christine Jordis, Gandhi, Feltrinelli. Tra gli studi cfr. Johan Galtung, Gandhi oggi, Edizioni Gruppo Abele; Icilio Vecchiotti, Che cosa ha veramente detto Gandhi, Ubaldini; ed i volumi di Gianni Sofri: Gandhi e Tolstoj, Il Mulino (in collaborazione con Pier Cesare Bori); Gandhi in Italia, Il Mulino; Gandhi e l'India, Giunti. Cfr. inoltre: Dennis Dalton, Gandhi, il Mahatma. Il potere della nonviolenza, Ecig. Una importante testimonianza e' quella di Vinoba, Gandhi, la via del maestro, Paoline. Per la bibliografia cfr. anche Gabriele Rossi (a cura di), Mahatma Gandhi; materiali esistenti nelle biblioteche di Bologna, Comune di Bologna. Altri libri particolarmente utili disponibili in italiano sono quelli di Lanza del Vasto, William L. Shirer, Ignatius Jesudasan, George Woodcock, Giorgio Borsa, Enrica Collotti Pischel, Louis Fischer. Un'agile introduzione e' quella di Ernesto Balducci, Gandhi, Edizioni cultura della pace. Una interessante sintesi e' quella di Giulio Girardi, Riscoprire Gandhi, Anterem, Roma 1999; tra le piu' recenti pubblicazioni segnaliamo le seguenti: Antonio Vigilante, Il pensiero nonviolento. Una introduzione, Edizioni del Rosone, Foggia 2004; Mark Juergensmeyer, Come Gandhi, Laterza, Roma-Bari 2004; Roberto Mancini, L'amore politico, Cittadella, Assisi 2005; Enrico Peyretti, Esperimenti con la verita'. Saggezza e politica di Gandhi, Pazzini, Villa Verucchio (Rimini) 2005; Fulvio Cesare Manara, Una forza che da' vita. Ricominciare con Gandhi in un'eta' di terrorismi, Unicopli, Milano 2006; Giuliano Pontara, L'antibarbarie. La concezione etico-politica di Gandhi e il XXI secolo, Ega, Torino 2006

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