Tratto da La Nonviolenza è in Cammino

Il 2 Ottobre a Bil'in
di Luisa Morgantini 

Luisa Morgantini, gia' parlamentare europea (e per anni vicepresidente del Parlamento Europeo e presidente della delegazione del Parlamento Europeo al Consiglio legislativo palestinese), fa parte delle Donne in nero, dell'Associazione per la pace, ed e' coordinatrice della Rete internazionale per la resistenza popolare nonviolenta; e' una delle figure piu' note e piu' vive dei movimenti per la pace e i diritti umani di tutti gli esseri umani. Lei stessa cosi' si descrive (in un breve profilo disponibile anche nel suo sito www.luisamorgantini.net): "La guerra l'ho sentita nella pancia di mia madre. Sono nata alla fine del '40 nella Val d'Ossola, al confine svizzero e prima repubblica nata dalla Resistenza. Mio padre ha fatto il partigiano. Di fronte alla mia ammirazione diceva: 'Mai piu' la guerra'. Per anni non ho capito, pensavo che di fronte alle oppressioni, alle ingiustizie la risposta anche armata fosse una strada percorribile. Oggi penso, insieme a tante donne e uomini che la strada sia quella della nonviolenza, della trasformazione delle coscienze, del riconoscimento del diritto di ogni donna ed ogni uomo alla liberta', alla giustizia sociale, al lavoro, alla casa, alla salute. Penso al diritto della terra, dell'aria, dell'acqua, del cielo, degli animali, di ogni essere vivente a non essere ferito, umiliato, usato ai fini del profitto invece che del benessere per tutte e tutti. Certo, nel riconoscimento delle differenze, sessuali, religiose e politiche, il 'mai piu' guerra' e' diventato per me un impegno per il quale ha senso la mia esistenza. Non sono ingenua, so come e' difficile agire per interrompere la spirale guerra-terrorismo. Lo misuro ogni giorno nei luoghi di conflitto, dove da ormai molti anni mi misuro cercando di costruire relazioni tra le parti in conflitto, dalla Palestina-Israele all'Afghanistan, all'Iraq, alla Bosnia, al Kosovo, in Kurdistan-Turchia, e tanti tanti altri paesi. Sembra impossibile, quando ti dicono che la guerra e' sempre stata e sempre sara'. Eppure vale la pena provare a percorrere un'altra strada, quella di riconoscere i conflitti senza negarli e cercare di superarli, partendo dal riconoscimento dell'altra/o per una convivenza civile, quella di assumersi la responsabilita' di costruire un mondo, un'Italia, un'Europa dove ciascuna/o sia di aiuto all'altra/o. Sogni, utopie? Forse, ma sono il principio per cambiare e agire e dire con milioni di persone che un altro mondo, un mondo migliore, si puo' costruire". Il seguente piu' ampio profilo di Luisa Morgantini (che abbiamo in un punto aggiornato) abbiamo ripreso alcuni anni fa sempre dal sito www.luisamorgantini.net: "Luisa Morgantini e' nata a Villadossola (No) il 5 novembre 1940. Dal 1960 al 1966 ha lavorato presso l'istituto Nazionale di Assistenza a Bologna occupandosi di servizi sociali e previdenziali. Dal 1967 al 1968 ha frequentato in Inghilterra il Ruskin College di Oxford dove ha studiato sociologia, relazioni industriali ed economia. Dal 1969 al 1971 ha lavorato presso la societa' Umanitaria di Milano nel settore dell'educazione degli adulti. Dal 1970 e fino al 1999 ha fatto la sindacalista nei metalmeccanici nel sindacato unitario della Flm. Eletta nella segreteria di Milano - prima donna nella storia del sindacato metalmeccanico - ha seguito la formazione sindacale e la contrattazione per il settore delle telecomunicazioni, impiegati e tecnici. Dal 1986 e' stata responsabile del dipartimento relazioni internazionali del sindacato metalmeccanico Flm - Fim Cisl, ha rappresentato il sindacato italiano nell'esecutivo della Federazione europea dei metalmeccanici (Fem) e nel Consiglio della Federazione sindacale mondiale dei metalmeccanici (Fism). Dal novembre del 1980 al settembre del 1981, in seguito al terremoto in Irpinia, in rappresentanza del sindacato, ha vissuto a Teora contribuendo alla ricostruzione del tessuto sociale. Ha fondato con un gruppo di donne di Teora una cooperativa di produzione, "La meta' del cielo", che e' tuttora esistente. Dal 1979 ha seguito molti progetti di solidarieta' e cooperazione non governativa con vari paesi, tra cui Nicaragua, Brasile, Sud Africa, Mozambico, Eritrea, Palestina, Afghanistan, Algeria, Peru'. Si e' misurata in luoghi di conflitto entro e oltre i confini, praticando in ogni luogo anche la specificita' dell' essere donna, nel riconoscimento dei diritti di ciascun essere umano: nelle rivendicazioni sindacali, con le donne contro la mafia, contro l'apartheid in Sud Africa, con uomini e donne palestinesi e israeliane per il diritto dei palestinesi ad un loro stato in coesistenza con lo stato israeliano, con il popolo kurdo, nella ex Yugoslavia, contro la guerra e i bombardamenti della Nato, per i diritti degli albanesi del Kosovo all'autonomia, per la cura e l'accoglienza a tutte le vittime della guerra. Attiva nel campo dei diritti umani, si e' battuta per il loro rispetto in Cina, Vietnam e Siria, e per l'abolizione della pena di morte. Dal 1982 si occupa di questioni riguardanti il Medio Oriente ed in modo specifico del conflitto Palestina-Israele. Dal 1988 ha contribuito alla ricostruzione di relazioni e networks tra pacifisti israeliani e palestinesi. In particolare con associazioni di donne israeliane e palestinesi e dei paesi del bacino del Mediterraneo (ex Yugoslavia, Albania, Algeria, Marocco, Tunisia). Nel dicembre 1995 ha ricevuto il Premio per la pace dalle Donne per la pace e dalle Donne in nero israeliane. Attiva nel movimento per la pace e la nonviolenza e' stata portavoce dell'Associazione per la pace. E' tra le fondatrici delle Donne in nero italiane e delle rete internazionale di Donne contro la guerra. E' stata deputata al Parlamento Europeo... In Italia continua la sua opera assieme alle Donne in nero e all'Associazione per la pace". Opere di Luisa Morgantini: Oltre la danza macabra, Nutrimenti, Roma 2004
 

 
Palestinesi, israeliani, internazionali il 2 ottobre nel giorno dell'anniversario della nascita di Gandhi, che le Nazioni Unite commemoreranno dedicando la giornata alla nonviolenza, praticheranno ancora una volta, come fanno da ormai piu' di cinque anni ogni venerdi' nel villaggio di Bil'in nei territori occupati palestinesi, la resistenza nonviolenta al muro e all'occupazione militare israeliana. Una resistenza che si e' estesa gia' a tanti villaggi e che continua a crescere, malgrado la repressione israeliana.
 
Come sempre andranno verso i soldati, per cercare di superare la barriera e affermare il diritto di vivere su quella terra, questa volta vestiti con la tunica di Gandhi. Un'altra volta lo hanno fatto: Ronnie Barkan, israeliano piccolo e magro con baffi occhialini e tunica e' arrivato davanti ai soldati insieme a Mohammed, palestinese vestito da Martin Luther King. I soldati non si sono fermati.
 
Questa volta saranno in tanti tutti con la tunica bianca per ricordare alle Nazioni Unite che e' importante commemorare Gandhi, ma necessario contribuire alla liberta' di un popolo e tener fede al rispetto dei diritti umani e della legalita' internazionale.
 
Naturalmente i soldati, cosi' come fanno sempre, inonderanno di gas lacrimogeni i manifestanti, spareranno, il comitato popolare rilascera' un comunicato stampa con il numero di feriti, chissa' forse morti (sono stati uccise gia' nove persone, tra loro Bassem il gigante buono con l'aquilone, e due bambini) e il numero di arrestati, palestinesi, israeliani e internazionali.
 
Il 24 luglio scorso sono stata arrestata anch'io, e tante altre volte intossicata da gas o picchiata, ma io sono stata fortunata, non cosi' un giovane inglese ancora paralizzato.
 
Noi internazionali e israeliani, pero', siamo privilegiati: ci trattengono qualche ora, ci fanno divieto di partecipare a nuove manifestazioni (disobbediamo sempre); ma per i palestinesi arrestati e' un diverso trattamento: Adib, 11 figli, e' in carcere da piu' di 19 mesi; Abdallah, tre figli, e' in attesa di condanna ed anche lui e' in carcere da settembre del 2009 insieme a tanti e tanti altri in carcere per "incitamento alla violenza" (alcuni giovani ai lati della manifestazione ogni tanto tirano pietre ai soldati) o semplicemente per essere entrati in una zona dichiarata militarmente chiusa, cioe' nel villaggio, o aver tentato di superare il muro delle recinzioni che impediscono ai contadini dei villaggi di lavorare la loro terra.
 
La settimana scorsa, a Roma, nel convegno su "Il coraggio della nonviolenza" che abbiamo organizzato come Associazione per la pace ed al quale hanno partecipato Mahmoud e Ronnie, palestinese e israeliano, rappresentanti dei Comitati popolari per la resistenza nonviolenta  (i comitati popolari sono i contadini e le contadine dei villaggi che hanno visto la loro terra confiscata per fare posto al muro e a colonie e coloni che arrivano da ogni parte del mondo convinti che quella terra sia loro per diritto divino), discutevamo la sera su come riuscire a formare, visti i tanti arresti compiuti dall'esercito israeliano, altre fascie di leader, e come a livello internazionale potessimo riuscire a rendere visibile e dare voce a questa potente e coraggiosa lotta nonviolenta che unisce palestinesi, israeliani e internazionali che non solo dialogano, ma insieme lottano, riconoscendo le differenze e le assimetrie, per la giustizia e la verita'.
 
Onore e amore a Gandhi dai tanti che magari non hanno mai letto i suoi scritti ma che sanno di lui e lo interpretano con esperienza e coscienza.
 

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