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Bogotá, D.C., 26 novembre 2009.


Tutti e Tutte al Tavolo delle Trattative per la Negiziazione Politica del Conflitto. Ora!!


  
 Più di 8.000 donne si sono mobilitate nel paese per consegnare un messaggio
 chiaro e irrefutabile sull’urgenza di avanzare in Colombia sul cammino della pace
 Commissione Legislativa
 H. Senatrice Gloria Ines Ramirez Rìos
 
 
 Proclamando che “LA GUERRA E’ UNA VERGOGNA”, più di 8.000 donne colombiane
 con magliette bianche o nere sui propri corpi, ieri, 25  novembre, giornata
 internazionale della violenza contro le donne, hanno consegnato un messaggio
 chiaro e irrefutabile alla società colombiana e alle sue istituzioni, sull’urgenza di
 avanzare sul cammino della pace, di fronte all’ignominia e all’inutilità della guerra
 sostenuta dal paese per più di 50 anni.


 
Conseguenti con questa verità che il regime politico continua cocciutamente
a negare, con il colore dell’intelligenza e dell’energia hanno contrassegnato i
loro corpi con l’appello “Tutti e tutte al tavolo delle trattative per la
negoziazione politica del conflitto armato!! Ora!!
 

 Con la loro presenza affascinante e entusiasta, malgrado la stanchezza di tante
 ore di viaggio dal Putumayo, Nariño, la Valle del Cauca, Santander, Antioquia,
 Bolívar, Cauca, Risaralda, Chocó, zone  di Bogotá,  hanno rienpito di colore,
 suoni e parole questa giornata che è culminata in piazza Bolivar con una vigil,
 ponendo l’esigenza che gli attori armati pongano fine alle atrocità e ai crimini
 di lesa umanità che si sono commessi contro il popolo colombiano, in particolare
 contro le donne, i bambini, le bambine e le comunità fondanti della nazione.

 Nella dichiarazione polifonica che abbiamo consegnato al paese, si è potuto
 dimostrare con dati inoppugnabili che la guerra ha segnato la vita e i corpi
 delle donne in una spirale di violenza generalizzata e sistematica ha colpito la
 vita di più di 70.000 persone delle quali 28.000 risultano scomparsi o sono stati
 eliminati con esecuzioni extragiudiziarie da parte di agenti statali o bande
 criminali di paramilitari; dei 4 milioni di desplazados (deportati) interni, il 70% sono
 costituiti da donne, bambini, bambine e persone anziane; l’80% del traffico di esseri
 umani è costituito da bambine e adolescenti; dei delitti sessuali commessi nel
 corso di questo anno, 13.910 sono stati perpetrati contro donne, in casa, per la
 strada o nel posto di lavoro secondo le informazioni fornite dalla Medicina Legale e
 48.707 donne sono state oggetto di maltrattamenti da parte del partner o di
 altri familiari.
 

 A quanto detto si aggiunge il fatto che nelle statistiche ufficiali le donne
 occupano i posti più alti negli indici di povertà e indigenza, di mortalità
 infantile che potrebbe essere prevenuta, di un gap salariale indegno, di
 mancanza di opportunità di accesso a un lavoro degno, ai benefici derivanti dallo
 sviluppo, all’amministrazione della giustizia, a conoscere la verità e a
 ricevere una riparazione adeguata alla gravità dell’offesa inflitta e, infine, noi
 donne colombiane stiamo continuando a subire ogni  forma di discriminazione e di
 violenza per motivi di genere; tutto questo non soltanto risulta lesivo per la loro dignità umana e per i loro diritti di piena cittadinanza, ma costituisce una chiara violazione del Diritto Internazionale,

dei Diritti Umani e dal Diritto Internazionale Umanitario, come espressione della coscienza dell’umanità.
 Allo stesso tempo le loro voci sono state irrefutabili nell’affermare che le
 installazioni di basi militari nel territorio nazionale, con il presunto
 proposito di combattere il narcotraffico e il terrorismo, oltre a costituire una
 minaccia per la pace e la sicurezza del continente e collocare il paese nel ruolo di
 ”aiuto torero” degli interessi geopolitici del Pentagono Nordamericano, costituisce una ferita

 al cuore delle donne e agli aneliti di pace di gran parte della popolazione colombiana,

 ed anche un tradimento alla patria da parte del governo del presidente Uribe.
 
 
 Tutte queste ragioni, di tal peso e significato dovrebbero smuovere la
 coscienza della nazione e degli enti governativi, come la Direzione Nazionale per l’Equità della donna, non solo ascoltando le voci e le proteste delle donne, ma
soddisfare in forma efficace e opportuna le richieste di rispetto e garanzia
dei loro diritti umani, civili e politici, uno dei quali, il più sentito e
coltivato
nel cuore e nell’anima delle donne colombiane, il DIRITTO ALLA PACE
 
 SALUTE E VITA PER TUTTE QUESTE DONNE,che senza differenze di nessuna
 natura, hanno percorso ieri le strade della “Matria” per dire
 “BASTA CON LA GUERRA!ORA!”