Rabbia Contro la Fame
di Susan Dabbous

MOBILITAZIONE. La Fao lancia una campagna internazionale contro la piaga che colpisce un miliardo di persone. Il sito www.1billionhungry.org raccoglie l’indignazione popolare per fare pressione sui governi.

Indignazione e rabbia, non solo pena e compassione. Con una nuova campagna mediatica internazionale la Fao, l’organizzazione Onu delegata alle politiche agricole, rompe il muro d’ipocrisia intorno al problema dell fame. Cartelloni pubblicitari, video con calciatori, attori, e atleti famosi, avranno un unico slogan: “Un miliardo di persone soffre la fame e questo mi rende furioso”, la frase che farà il giro del mondo in diversi punti centrali delle principali città. Il simbolo è un fischietto, per rompere il silenzio. 

Per raccogliere questa rabbia la Fao ha lanciato una petizione on line sul sito www.1billionhungry.org. In inglese la frase viene tuonata da un arrabbiatissimo Jeremy Irons: «I’m mad as hell!» («Sono incavolato nero e tutto questo non lo accetterò più») ripete l’attore in un video a sostegno dell’iniziativa. Rabbia che si spera colga anche i capi di Stato e di governo che stanziano i fondi, al prossimo G8 in Canada, per agire contro la “fame cronica” e non semplicemente quella legata a fenomeni straordinari. «Al G8 de l’Aquila nel luglio del 2009 – ha denunciato più volte durante gli ultimi mesi il presidente della Fao, Jaques Diouf, - i leader riuniti hanno promesso di investire 22 miliardi di dollari in tre anni per aiutare i Paesi in via di sviluppo a produrre il cibo di cui hanno bisogno». Di questi soldi però «non è arrivato quasi niente». 

Per questo ieri nella sede della Fao a Roma si è tenuta una cerimonia in cui sono scesi in campo personaggi dello sport, dello spettacolo e del show business. L’atleta olimpico Carl Lewis, osannato da un pubblico composto principalmente dai delegati Fao, ha esortato a firmare la petizione online, così come il calciatore Patrick Vieira. «Dobbiamo raccogliere almeno un milione di firme», ha detto Diouf in videoconferenza da Brasilia dove il suo aereo è rimasto bloccato a causa della nube del vulcano islandese. Le firme, per il presidente della Fao, saranno un bottino prezioso da portare il prossimo 28 ottobre al palazzo di vetro dell’Onu quando invocherà l’aiuto dei Paesi industrializzati a combattere la fame, non solo con la retorica. Per raggiungere gli obiettivi del Millennio (fissati nel 2000) bisognerebbe dimezzare la percentuale delle persone denutrite da qui al 2015. 

Del miliardo di persone che non ha accesso al cibo 642 milioni vivono in Asia e nel Pacifico, 265 milioni nell’Africa sub-sahariana, 53 milioni in America Latina e Caraibi, 42 in Africa, Medio Oriente e Africa settentrionale e 15 milioni nei Paesi sviluppati. Secondo le stime della Fao la produzione agricola mondiale dovrà aumentare del 70 cento entro il 2050 se si vorrà dare da mangiare a 9 miliardi di persone che abitano il pianeta. «Circa 5 milioni di bambini muoiono ancora per denutrizione ogni anno nel mondo: uno ogni 9 secondi», ha ricordato Diouf. «Quanta gente - ha poi ammonito - deve ancora morire per fare di questa lotta una priorità? Provo un sentimento di indignazione perché ancora degli essere umani continuano a soffrire e a morire di fame». Indignazione e rabbia, quindi. Non solo pena e compassione.

TOP