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26 gennaio 2010

Cari/e tutti/e
Luisa Morgantini
Associazione per la Pace
 
Durante la notte scorsa, alle 3.20 del mattino, alcuni soldati dell’Esercito israeliano hanno fatto irruzione nell’abitazione di Khaled Abu Awwad, Direttore Generale dell’associazione palestinese “Parents Circle – Families Forum”, svegliando tutti i membri della famiglia con una bomba scagliata contro la porta di casa. I soldati, urlando, hanno intimato loro di uscire in un minuto, o avrebbero bombardato la loro abitazione e distrutto la loro automobile. La moglie di Khaled, Jalila, e i loro figli, erano tutti in casa al momento dell’irruzione. I tre figli più grandi – Mohannad, Moayad e Shadi – sono stati fatti salire su una Jeep dell’Esercito e il maggiore, Mohannad, è stato bendato e incatenato.
Contemporaneamente la moglie di Khaled e le figlie maggiori – Worood e Sana – insieme ai tre bambini più piccoli, sono stati costretti a rimanere fuori di casa, al freddo, in mezzo alle montagne di Hebron. Urlando, i militari sono entrati in casa con un cane, uscendone solo dopo mezz’ora, e portandosi via Mohannad. Quando agli alti membri della famiglia è stato permesso di rientrare in casa, hanno trovato tutto sottosopra, sporco di fango e di urina di cane.
Mohannad negli ultimi anni ha seguito le orme dei suoi familiari, diventando uno dei giovani leader più attivi all’interno del Parents Circle, e portando avanti il suo impegno per la pace, la nonviolenza e la democrazia: per fermare tutto questo, e per ostacolare la missione di pace del Parents Circle, i militari israeliani lo hanno arrestato. Mohannad ha scelto di seguire questa strada anche dopo l’uccisione di suo zio, e il ferimento dei suoi fratelli gemelli. Il suo arresto si inserisce inoltre nel quadro di una più vasta operazione repressiva delle autorità israeliane contro la campagna di resistenza nonviolenta portata avanti dai Comitati popolari dei villaggi di Bil'in, Nil'in e Al Massara, i cui leader ormai da giugno 2009 vengono sistematicamente arrestati.

La speranza è che Mohannad in carcere non venga picchiato e umiliato ancora di più dai soldati, e che torni in libertà il prima possibile.
La pace ha bisogno dell’aiuto di tutte e tutti per chiedere l’immediato rilascio di Mohanned Abu Awwad.

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