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21/04/2010

Israele, cosa pensano i coloni
di Laura Aletti

Il 60 per cento degli israeliani favorevole allo smantellamento degli insediamenti

La maggioranza degli israeliani sarebbe a favore dell'evacuazione degli insediamenti in Cisgiordania. E' quanto emerge da un'indagine condotta dall'istituto Harry S. Truman for the Advaced of Peace dell'Università ebraica di Gerusalemme.

A cinque anni dal disimpegno israeliano dalla Striscia di Gaza, l'istituto israeliano si interroga sulle posizioni dei coloni della Cisgiordania e dell'opinione pubblica più in generale riguardo a una possibile evacuazione degli insediamenti. 
I risultati della ricerca assumono un'importanza particolare non solo per la posizione chiave che i coloni giocano all'interno della scacchiera politica israeliana, ma soprattutto alla luce dei rapporti tra Israele e Stati Uniti d'America. Rapporti che, negli ultimi mesi, si sono incrinati proprio a causa del rifiuto da parte dello stato ebraico di interrompere la costruzione delle colonie a Gerusalemme Est. Il dibattito rimane aperto anche in Israele dove, alla fine del 2008, erano quasi 500mila I coloni che vivevano in Cisgiordania. Dal 1967 al 2007, lo stato ebraico ha costruito 121 insediamenti nei territori palestinesi, riconosciuti dal ministero dell'Interno come "comunità". Dodici colonie si trovano invece nell'area di Gerusalemme.
La questione degli insediamenti rimane un punto centrale nella soluzione del conflitto tra israeliani e palestinesi. Considerati illegali dal diritto internazionale, la posizione geografica di questi insediamenti rende di fatto fisicamente impossibile la costruzione di uno stato palestinese.

Oltre al dato secondo cui il 60 per cento degli israeliani sarebbe favorevole ad un'evacuazione degli insediamenti in quanto parte di un accordo di pace con i palestinesi, dato di per sé sorprendente, stupisce anche che né i coloni né l'opinione pubblica sembrino esserne consapevoli. Il 44 per cento dell'opinione pubblica è infatti convinta che la maggioranza dei concittadini sia contraria all'evacuazione degli insediamenti dalla Cisgiordania. La percentuale sale tra i coloni: per il 57 per cento gli israeliani sarebbero contrari ad un'azione simile. 
Lo studio compiuto dall'Istituto Truman mette inoltre in luce come sempre meno coloni riconoscano al governo israeliano e al parlmento la legittimità di poter decidere sull'evacuazione degli insediamenti. Il dato è in calo rispetto al 2005, quando un'analisi simile era stata condotta alla vigilia del ritiro forzato dalla Striscia di Gaza voluto da Sharon. Il 60 per cento dei coloni accetterebbe oggi solo un referendum e nemmeno un'autorità religiosa avrebbe la legittimità di poter decidere su questo argomento. Il resto dell'opinione pubblica israeliana, il 72 per cento, continua invece a ritenere le autorità del governo o del parlamento le uniche a poter decidere su questa spinosa questione.

Interrogati invece sulla reazione ad una eventuale evacuazione degli insediamenti in Cisgiordania, solo il 20 per cento dei coloni ritiene che si dovrebbe obbedire alla decisione presa, mentre la maggioranza ritiene che si dovrebbe resistere attraverso vie legali. Cresce, rispetto al 2005, il numero di chi si opporrebbe all'evacuazione in ogni modo ( passando dal 15 al 21 per cento). Tra la comunità dei coloni inoltre, il 43 per cento si aspetta che la maggioranza degli abitanti degli insediamenti resisterà ad un'evacuazione attraverso vie legali, mentre il 40 per cento crede che la maggioranza vi si opporrà in ogni modo. Altro dato interessante che emerge dalla ricerca israeliana riguarda le motivazioni che spingono cittadini israeliani a trasferirsi nei territori palestinesi. Nonostante sia la maggioranza dei coloni che la maggioranza dell'opinione pubblica imputi una scelta simile soprattutto a motivazioni religiose o nazionalistiche, in realtà il 46 per cento dei coloni (in aumento rispetto al 2005) dice di avere deciso di vivere negli insediamenti per la qualità della vita e solo il 31 per cento lo farebbe per una "missione religiosa".

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