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08/11/2010

La Gran Bretagna può attendere
di Christian Elia

Israele congela le relazioni con Londra, in attesa di chiarire il rischio di arresto per i ministri di Tel Aviv

Il ministro degli Esteri britannico William Hague si trova in Israele per una visita ufficiale di due giorni. Ieri, però, il governo israeliano ha gelato l'illustre ospite, giunto per l'annuale faccia a faccia tra i due paesi in materia di cooperazione difensiva e d'intelligence.

''Il dialogo strategico è differito'', ha dichiarato a sorpresa alla stampa il 3 novembre scorso Yigal Palmor, portavoce del ministero degli Esteri israeliano. ''La questione dell'impossibilità di viaggiare in Gran Bretagna per funzionari dello Stato d'Israele è una questione che va risolta in via preliminare a nuovi accordi di cooperazione''. Una presa di posizione, soprattutto nell'ingessato linguaggio della diplomazia internazionale, molto dura. Palmor fa riferimento a due casi, quello recente di Dan Meridor, ministro dell'Intelligence israeliano, che ha dovuto cancella re un viaggio nel Regno Unito. Motivo? Il pericolo di essere arrestato all'aeroporto di Londra. Alcuni gruppi di attivisti hanno denunciato il ministro in relazione al sanguinoso raid delle truppe speciali israeliane, il 31 maggio scorso, nei confronti della Freedom Flotilla. Nove cittadini turchi morirono nell'assalto alle navi della flotta carica di aiuti umanitari per Gaza. Stessa sorte, mesi prima, era toccata a Tzipi Livni, all'epoca dell'operazione Piombo Fuso (dicembre 2008, quando Israele attaccò la Striscia di Gaza) era ministro degli Esteri d'Israele. Una situazione spinosa, che mette in imbarazzo il governo di Londra, ma che vede i giudici britannici limitarsi ad applicare la legge, anche se non mancano le polemiche. PeaceReporter ha chiesto un parere sulla vicenda a Danilo Zolo, docente di filosofia del diritto all'Università di Firenze e fondatore del Centro per la filosofia del diritto Internazionale e delle politiche globali Jura Gentium.

Al di là delle polemiche, su quale base giuridica si poteva basare l'eventuale arresto?

La norma è chiara, quella della Convenzione di Ginevra del 1949, che ha fondato il carattere universale della giurisdizione di qualsiasi tribunale di uno Stato. Un esempio noto a tutti è quello spagnolo, da parte del giudice Garzon. Qualsiasi procuratore può avviare una causa contro soggetti ritenuti responsabili di uno dei crimini contro il diritto internazionale, così come sono concepiti dalla giustizia penale internazionale.

Proprio Garzon, però, è stato al centro di polemiche, accusato di un approccio politico nelle sue iniziative legali. Avremo mai un diritto internazionale uguale per tutti?

In questo momento il diritto internazionale è una sorta di carta straccia. Una carta straccia insanguinata. Basta pensare alle guerre scatenate dall'amministrazione Bush, durante le quali sono stati commessi crimini assolutamente documentabili e perseguibili, ma non c'è nessuna autorità che si fondi sul diritto internazionale per procedere contro questo e altri responsabili di gravissimi crimini di guerra. Tutti sanno che l'autorità che potrebbe attivare questo processo, arrivando fino all'utilizzo della forza delle armi, è il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, ma questo organismo non è democratico ed è dominato dalla cinque potenze (Cina, Russia, Usa, Gran Bretagna e Francia ndr), membri permanenti del Consiglio, dove hanno potere di veto. Questo potere, di fatto, oggi è utilizzato solo dagli Stati Uniti, in modo diretto o a livello intimidatorio.

La giustizia internazionale, con tutte le sue contraddizioni, si prepara a vivere un momento delicato con il Tribunale Speciale per l'omicidio Hariri in Libano. Cosa c'è da aspettarsi?


Ho recentemente pubblicato un libro intitolato Tramonto globale, cosa che credo da un'idea della mia valutazione della situazione attuale. Una visione che non ritengo priva di fondamento, visto che i rapporti tra gli stati sono dominati da alcune grandi potenze. In questo momento la massima potenza sono gli Stati Uniti, che fanno il bello e il cattivo tempo. Si sta andando, probabilmente, verso un sistema globale dove ci saranno alcune potenze, in grado di assegnare a se stesse una funzione di dominio globale. Penso alla Cina, anche se non so quando avverrà. In questo momento il diritto internazionale è violato in ogni momento. Non c'è nessun organismo che possa contenere questo. No di certo le corti penali internazionali, che nel caso delle corti ad hoc sono state volute direttamente dagli Stati Uniti. Non è il caso del Tribunale Penale Internazionale dell'Aja, ma ne è fortemente condizionata. Il procuratore capo Luis Moreno Ocampo è incapace di autonomia nei confronti delle grandi potenze e lo ha dimostrato con la vicenda del Sudan.

vedi anche:

British FM backs non-violent struggle against security fence
by Ali Waked

The giant Gazan prison
By Larbi Sadiki

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