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15/11/2010

Beduini, ma anche israeliani
Laura Aletti Intervista Yoad Winter

Al-Arakib è un villaggio di beduini arabi situato sette chilometri a nord di Be'er-Sheva nel deserto del Negev. A partire dalla fine di luglio è stato demolito dalle autorità israeliane sei volte. L'ultima il 13 ottobre 2010. Al-Arakib è solo uno dei circa cinquanta villaggi arabi del Negev non riconosciuti da Israele. In quanto tali, non esistono su nessuna mappa ufficiale. Lo stesso vale per altri venti villaggi arabi nel nord di Israele, in Galilea, tra cui quello di Dar el-Hanoun. Pur avendo un passaporto israeliano ed essere cittadini a tutti gli effetti, quasi cento mila arabi-beduini sono costretti a vivere in condizioni di vita tra le più povere di tutto Israele: senza accesso ad acqua, elettricità e servizi medici, con la costante paura di vedere le proprie abitazioni demolite.

PeaceReporter ne ha parlato con Yoad Winter, coordinatore europeo dell'International Committee of Dar ElHanoun e del Negev Coexistence Forum for Civil Equality, organizzazione fondata nel 1997 da residenti arabi ed ebrei del Negev con lo scopo di riaffermare l'uguaglianza civile di tutti i cittadini israeliani di fronte allo Stato e promuovere allo stesso tempo una reciproca tolleranza. Il gruppo lavora per sostenere ed aiutare i villaggi non riconosciuti ed era presente nel villaggio di al-Arakib durante le demolizioni nel tentativo di fermare i bulldozer.

La politica israeliana che è in atto da molti anni nel Negev ricorda quello che succede in Cisgiordania, eppure questa volta stiamo parlando di cittadini dello Stato d'Israele....
In sostanza, si tratta di una questione di uguaglianza civile. Proprio come le persone di colore negli Stati Uniti hanno dovuto lottare per l'uguaglianza, lo stesso devono fare i cittadini arabi di Israele. Il fatto che abbiano la cittadinanza sulla carta, non significa che di fatto godano degli stessi diritti. E' una lunga lotta, segnata anche da morti. La storia del solo villaggio di Al-Arakib ne è un esempio e non mancano casi di persone uccise. Questa attuale politica del governo israeliano rischia di portare ad una escalation delle violenze. C'è un problema di diritti civili all'interno di Israele, parte di una lotta per la terra che dura da decenni, dall'inizio del XX secolo.

Dovremmo quindi leggere questa politica come un proseguimento del '48? Personalmente non userei questi termini così drammatici. Certamente, la logica e' la stessa: ebrei contro arabi per assicurarsi quanta più terra possibile. Questo e' quello che sta succedendo nei piani legislativi delle autorità . Sicuramente, c'e' un piano dietro tutto questo. Se ci sia razionalità, questo non credo. Il Negev e' un area molto vasta e la popolazione araba-beduina ci vive da decenni, se non centinaia di anni. Quello che queste persone vogliono è semplicemente continuare a vivere dove si trovano. Lo stato di Israele dovrebbe accettarlo e guardare con favore al fatto che un'area altamente disabitata sia popolata da cittadini che nutrono per quella terra un profondo interesse. Non vedo nessuna ragione razionale per non accettarlo, a meno che non si stia pensando ad una qualche sorta di piano di trasferimento per queste persone. Ho paura che in qualche modo il governo israeliano si stia sperando sul lungo termine ad un scambio di terra con l'Autorità Palestinese*. E' una lotta per la terra e la terra del Negev deve essere libera per i cittadini ebrei, non per quelli arabi.

Tutto questo accade all'interno dei confini israeliani. La società israeliana come reagisce? Quanto è informata di questo problema?
Non c'è praticamente nessuna consapevolezza. Persino gli abitanti di Be'er-Sheva non sono al corrente di quello che succede intorno a loro. Lo stesso vale in Galilea, dove le persone non vogliono sapere quello che avviene nei villaggi arabi, nemmeno in quelli riconosciuti. I cittadini ebrei non vanno normalmente nelle città o nei villaggi arabi. In generale, l'opposizione a questa politica da parte della società israeliana è davvero minima e, tra l'altro, si sta indebolendo. In parte a causa del declino del partito laburista, che non fa nemmeno finta di proteggere i diritti di queste persone, e in parte a causa dell'ascesa di elementi proto-fascisti come Lieberman o alcune frange ultra-ortodosse. Quello che sta avvenendo all'interno della società israeliana è un processo pericoloso e i cittadini arabi israeliani ne sono le principali vittime.

*Il riferimento è al piano di Lieberman che vorrebbe annettere gli insediamenti ebraici dei Territori Occupati Palestinesi e togliere la cittadinanza ai cittadini Arabi di Israele residenti nei villaggi e nelle città vicino alla Cisgiordania

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