War in Context
11.11.2010

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Sabato 20 Novembre 2010 08:16

I Palestinesi e la Pulizia Etnica
di Seuman Milne

I palestinesi di Israele sono pronti a prendere il centro della scena

In una strada tranquilla del quartiere di Sheikh Jarrah, Gerusalemme Est, occupata 88 anni fa, Rifka al-Kurd sta spiegando come si è trovata a vivere nella casa che lei e suo marito hanno costruito come rifugiati palestinesi nel 1950. Mentre parla, tre giovani coloni ebrei ultra-ortodossi dimostrano con spavalderia la loro protesta dalla parte anteriore dell'edificio gridando offese in ebraico e in pessimo arabo: "animale arabo", "zitta, puttana".

C'è un breve scontro fisico con la figlia Rifka quando i coloni si barricano nelle stanze che hanno occupato dall'inverno scorso. Questo è successo quando questi hanno ottenuto un’ordinanza del tribunale che li autorizza a prendere in consegna la casa della famiglia Kurd con la motivazione che è stata costruita senza permesso - che ai palestinesi di Gerusalemme non è quasi mai concesso. Si tratta di una brutta scena, l'agghiacciante arroganza dei coloni sostenuta dalla consapevolezza di poter chiamare la polizia e l'esercito quando vogliono.

Queste occupazioni di case palestinesi, a Sheikh Jarrah sono diventate comuni e al centro di proteste continue. Lo stesso accade anche nei pressi di Silwan, residenza di oltre 30.000 palestinesi vicino alla città vecchia, dove 88 case di 1.500 palestinesi sono state messe in lista per la demolizione per far posto a un parco a tema sul Re Davide e centinaia di coloni sono protetti ventiquattro ore su ventiquattro da guardie di sicurezza dal grilletto facile.

In tutta la zona araba di Gerusalemme, come in Cisgiordania, il governo sta portando avanti espropri di terreni, demolizioni e la costruzione di insediamenti, rendendo la prospettiva di uno Stato palestinese sempre più improbabile. Più di un terzo del territorio di Gerusalemme Est è stato espropriato da quando è stato occupata, nel 1967, per far posto a coloni israeliani, in flagrante violazione del diritto internazionale.

I recenti piani israeliani di insediamento non erano "utili", ha azzardato Barack Obama martedì. Ma mentre le trattative israelo-palestinesi sponsorizzate dagli USA non vanno da nessuna parte e l'attenzione si è concentrata sul brutale assedio di Gaza, la colonizzazione continua. Sta anche procedendo a buon ritmo, in Israele, dove la demolizione di villaggi beduini palestinesi in giro per il deserto del Negev ha avuto un'accelerazione sotto Binyamin Netanyahu.

Circa 87.000 beduini vivono in 45 villaggi "non riconosciuti", senza diritti o servizi pubblici essenziali, perché le autorità israeliane si rifiutano di riconoscere la loro richiesta di terra. Tutti hanno ordini di demolizione che incombono su di loro, mentre centinaia di insediamenti ebraici sono stati costruiti in tutta la zona.

Lo scrittore israeliano Amos Oz chiama il Negev una "bomba a orologeria". Il villaggio di Araqeeb è stato distrutto sei volte negli ultimi mesi e ogni volta è stato ricostruito dai suoi abitanti. Il governo vuole ripulire la terra e spostare i beduini in località loro assegnate. Ma anche lì, le demolizioni vengono effettuate regolarmente.

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