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La Milizia di Carmiel: Caccia all’Arabo

Le città della Galilea si stanno guadagnando il titolo di città tra le più razziste di Israele. A Carmiel ogni notte 150 volontari controllano che gli arabi non entrino in città.

Gerusalemme 10 Novembre 2010 Nena News

In Italia si chiamano ronde, e se ne parla da almeno 10 anni, da quando a Torino e non solo, sono apparsi “i City  Angels”, ronde notturne organizzate da privati cittadini contro gli immigrati e sponsorizzate dalla Lega Nord. Nel nord della Galilea, in Israele, la squadra notturna di oltre 150 volontari che da qualche settimana, con turni dalle 20 alle 24 di ogni giorno, pattugliano  le entrate della città di Carmiel, controlla che nessun arabo metta piede in città. Si chiamano “City Guard”, pattuglia cittadina, operano in stretta collaborazione con la polizia locale, visionano i documenti di identità di qualunque persona voglia entrare in città, soprattutto se si tratta di arabi.  Anche se sul sito del municipio si legge che l’obiettivo della “City Guard” è di “prevenire la criminalità, fermare gli automobilisti ubriachi, scoprire chi fa uso di droghe”. 

A lanciare l’allarme è stato il gruppo pacifista Gush Shalom a ottobre, che ha definito i guardiani di Carmiel “una milizia razzista e di destra”. Soprattutto, l’associazione israeliana ha messo in luce come dietro la milizia organizzata, ci sia il vice-sindaco di Carmiel, Oren Milstein, che due anni fa si conquistò la poltrona a colpi di una campagna elettorale razzista anti-araba che proponeva “la salvaguardia del carattere ebraico di Carmiel.” E’ stato del resto lo stesso Milstein a rivelare candidamente, in una sua recente intervista su una pubblicazione di destra, “Be’Sheva”, che “Carmiel è una città ebraica”. Detto, fatto. “E’ stata fondata – ha aggiunto il vice sindaco – con lo scopo di giudaizzare la Galilea. Non è consono per le famiglie arabe, vivere qui. In anni recenti, ci sono stati tentativi dei nostri vicini (arabi) di migrare dai villaggi della Galilea occidentale a Carmiel, un fenomeno che non può essere ignorato”. 

Carmiel, fa notare Uri Avenry, ex membro della Knesset e portavoce di Gush Shalom, “è stata costruita espressamente per giudaizzare la Galilea, è situata nel mezzo di proprietà dove una volta c’erano villaggi arabi, più cresce (Carmiel) e più priva di terre gli arabi.” Ma a spaventare Milstein è proprio il fatto che sui 580.000 residenti della Galilea occidentale, il 32% siano arabi. 

Gush Shalom ha iniziato una protesta per vie legali contro il vice-sindaco e la creazione della milizia di Carmiel, tanto che la scorsa settimana, dopo aver minacciato di rivolgersi alla Corte Suprema, è arrivata la decisione del sindaco  di rimuovere Milstein dal suo incarico. Il 5 novembre, il sindaco Adi Eldar ha sciolto la coalizione del consiglio municipale e ha sostituito Milstein con Rina Greenberg, anche lei di Ysrael Beitenu, il partito della destra nazionalista guidato dal ministro degli esteri Avigdor Liberman, promotore di varie iniziative di legge volte a restringere i diritti della minoranza araba (il 20% in Israele). 

Secondo alcune fonti israeliane e in particolare l’agenzia di informazione Ynet, l’ex vice sindaco sarebbe anche l’artefice di un’altra iniziativa a sfondo razzista, la “Purple Email” anche nota sulla stampa come “Informer Email”: avrebbe creato e diffuso su una rivista locale  un indirizzo di posta elettronica al quale segnalare i nominativi di residenti ebrei che affittano o vendono immobili a arabi. L’annuncio sarebbe stato pubblicizzato su un giornale locale di Carmiel con il titolo “Carmiel. Una città ebraica”. Milstein si è difeso dichiarando che l’indirizzo e-mail è gestito da un privato ma sempre nell’intervista a “Be’Sheva” ha lasciato intendere che l’iniziativa ha impedito finora la vendita di 30 appartamenti a arabi. E’ stato lo stesso Milstein a citare nell’intervista l’associazione “Taatzumot Israel” (“la potenza di Israele”), un’associazione registrata a Carmiel, il cui sito web dice di occuparsi della “colonizzazione della terra di Israele”.

“Gli ebrei israeliani vivono nel terrore che gli arabi diventino la maggioranza in Galilea” ha detto Avnery, citando “Come giudaizzare la Galilea” un rapporto pubblicato negli anni Sessanta che sollevò scandalo allora, ma che sembra rispecchiare anche le attuali paure.

E infatti come ha fatto notare in un recente editoriale su Haaretz, Gideon Levy, le città della Galilea si stanno guadagnando il titolo di città tra le più razziste di Israele. Safed, a soli 32 km da Carmiel, roccaforte del giudaismo, è stata per giorni sulle pagine della stampa israeliana per l’ “editto” (secondo l’halacha’ cioè il complesso delle norme codificate della legge ebraica) lanciato da uno dei rabbini più anziani della città, Schmuel Eliyahu,  che ha intimato i residenti a non vendere né affittare case ai non-ebrei. In un recente incontro, i 18 rabbini della cittadina, hanno parlato di rischio di “assimilazione” facendo riferimento al fatto che uomini arabi escono e frequentano donne ebree, e hanno parlato di “ presa del controllo” da parte degli arabi. A safed, dove il numero degli studenti arabi è arrivato a oltre 1300, in seguito all’espansione del polo universitario, una campagna anti-araba ha invaso i muri della città con poster che incitavano a bruciare la casa di un anziano ebreo, Eliyahu Zvieli, 89 anni, accusato di affittare case a due studenti beduini. Per giorni telefonate anonime lo hanno intimidito e minacciato: “affitti agli arabi? Ti bruciamo casa!” Tvieli arrivò a Safed nel 1950, e ironia della sorte vive nello stesso quartiere del rabbino capo Eliyahu.

Sempre in un editoriale apparso in questi giorni, il giornalista Jonathan Cook, che da anni vive in Galilea, ha diffuso la notizia che il sindaco di Nazareth alta, Shimon Gapso (anche lui nei ranghi del partito Yisrael Beitenu) ha annunciato la costruzione di un quartiere per 300 ultra ortodossi ebrei, per fermare quello che ha definito “deterioramento demografico” (Nena News)

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