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Scritto il 04/6/11

Le Nazioni Unite: stop alla crescita, non è più sostenibile

Boom demografico e crescita esplosiva dei consumi nei paesi di nuova industrializzazione: le risorse del pianeta si stanno esaurendo rapidamente. La media annuale è oggi di 10 tonnellate pro capite, il doppio delle risorse consumate nel ‘900. Avanti di questo passo, avverte l’Onu, nel 2050 l’umanità si troverà ad utilizzare annualmente 140 miliardi di tonnellate di minerali, combustibili fossili e biomasse: il triplo della quantità consumata attualmente. Da qui l’importanza del “fare di più con meno”, ottimizzando la “resa” delle risorse grazie al “decoupling”, disaccoppiando cioè l’intensità di energia e materie prime per unità di Pil e riducendo così l’input di materie prime ed energia per produrre beni e servizi. Una cosa è certa: l’attuale crescita non è più sostenibile, bisogna tornare almeno ai livelli del 2000.

Un obiettivo epocale, scrive Gianfranco Bologna su “GreenReport”, che  richiede di ripensare completamente i legami tra l’utilizzo delle risorse e la prosperità umana ed economica, avviando un grande investimento nell’innovazione tecnologica, finanziaria e sociale per ridurre e congelare i livelli di consumo pro capite nei paesi industrializzati e mirare a percorsi sostenibili nei paesi in via di sviluppo. Grandi risultati potrebbero arrivare dalle gigantesche aree metropolitane: la riduzione dello spreco di risorse potrebbe diventare realtà, grazie a politiche mirate su acqua, energia, trasporti, trattamento dei rifiuti e bio-edilizia. Come ricorda l’economista britannico Tim Jackson, teorico della “prosperità senza crescita”, proprio il “decoupling” è visto da molti economisti come la soluzione centrale per risolvere i gravi problemi attuali presenti tra i nostri metabolismi sociali e quelli naturali.

Punta tutto sul “disaccoppiamento” anche il Programma Ambiente delle Nazioni Unite, in vista della nuova conferenza mondiale sullo sviluppo sostenibile in programma nel 2012 a Rio de Janeiro, vent’anni dopo lo storico “Earth Summit” del ’92. A scommettere sul “decopuling” è l’autorevole International Resource Panel, creato nel 2007 per mobilitare scienziati verso soluzioni praticabili per disaccoppiare la crescita economica e l’uso delle risorse, frenando il degrado ambientale. Il Panel è coordinato da illustri studiosi come Ernst Urlich von Weizsacker, fondatore del prestigioso Wuppertal Institute tedesco, e Ashok Khosla, presidente del Club di Roma e dell’Iucn, l’International Union for Conservation of Nature, mentre il rapporto sul “decoupling” è stato coordinato dal sudafricano Mark Swilling, esperto di sostenibilità, e dall’austriaca Marina Fischer-Kowalski, nota studiosa dei metabolismi sociali e dell’ecologia industriale.

Il rapporto dell’International Resource Panel, spiega “GreenReport”, descrive tre scenari per giungere ad una “convergenza” tra paesi sviluppati e in via di sviluppo, rispetto all’utilizzo delle risorse. Nel primo si prevede nei paesi industrializzati un andamento “Bau” (cioè “business as usual”), facendo come se niente fosse: nel 2050 si avrebbe un consumo annuo di risorse (dai combustibili fossili alle biomasse) di 140 miliardi di tonnellate, circa 16 tonnellate a testa per una popolazione di 9 miliardi. Uno scenario «assolutamente insostenibile», sia per quanto riguarda l’utilizzo delle risorse che per l’impatto inquinante delle emissioni.

Già meglio lo scenario 2, che prevede una moderata contrazione del consumo delle risorse nei paesi sviluppati e una progressiva convergenza su questi livelli da parte degli altri paesi. Il risultato che ne emergerebbe al 2050 è un consumo totale di 70 miliardi di tonnellate, circa il 40% in più del 2000. Il consumo pro capite medio di risorse sarebbe di 8 tonnellate; le emissioni medie di anidride carbonica risulterebbero di 1.6 tonnellate pro capite, mentre le emissioni globali raddoppierebbero rispetto alla situazione attuale. Decisamente migliore lo scenario 3, che però prevede una decisa contrazione dei consumi: arriveremmo a limitarci ad appena 50 miliardi di tonnellate annue, le stesse del 2000, con un consumo globale pro capite di solo 6 tonnellate annue. Anche le emissioni di Co2 resterebbero a livelli accettabili.

Contrazione dei consumi e disaccoppiamento: ottenere più risultati con meno risorse, grazie all’adozione di nuove tecnologie sostenibili. E’ questo lo scenario al quale tutti i paesi dovrebbero indirizzare le loro politiche, anziché continuare a predicare una “crescita” ormai palesemente insostenibile. «Il messaggio centrale del rapporto – conclude “GreenReport” – è mirato quindi ad avviare una vera rivoluzione del “decoupling” in tutto il mondo, sottolineando la straordinaria importanza di attivare tutte le capacità innovative per vincere questa sfida, alla quale è legata la nostra stessa sopravvivenza», dal momento che «il trend attuale di consumo delle risorse non è sostenibile»

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