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il 13 nov 2011

Le parole che l’America non ha voluto sentire
di Giovanna Nigi

Stranamente la stampa nordamericana non ha ritenuto di pubblicare questa risposta dal ministro  brasiliano dell’istruzione, Cristovao Buarque, al quale era stato chiesto da uno studente  cosa ne pensasse dell’Internazionalizzazione  del Rio delle Amazzoni. Il giovane aveva specificato di chiedere il punto di vista dell’umanista e non del brasiliano. 

Ecco la risposta del Sig. Cristovao Buarque 

In effetti, come brasiliano, sono assolutamente contrario all’  Internazionalizzazione dell’Amazzonia. A prescindere dalla mancanza di attenzione dei nostri governi per questo patrimonio, è un patrimonio nostro.

In quanto umanista, consapevole del rischio di degrado ambientale che affligge l’Amazzonia, posso capire come si possa pensare di internazionalizzare l’Amazzonia, sito di capitale importanza per tutta l’Umanità.

Ma penso anche che se, in nome di un’etica umanista, dovessimo internazionalizzare  l’Amazzonica, allora dovremmo internazionalizzare anche le riserve di petrolio in tutto il mondo.

Il petrolio è importante per Il benessere dell’umanità come l’Amazzonia lo è per il nostro futuro. Nonostante questo, i padroni di del petrolio  si riservano il potere di  aumentare o diminuire l’estrazione del petrolio, per aumentarne o diminuirne  il prezzo.

Allo stesso modo, si potrebbe prendere in esame l’idea di internazionalizzare il capitale finanziario da parte dei paesi ricchi. Se l’Amazzonia è una riserva per tutti gli uomini, il suo legname non può essere bruciato  per la volontà del suo proprietario, o del Paese.

Bruciare l’Amazzonia è tanto grave come la disoccupazione causata dalla decisioni arbitrarie degli speculatori dell’economia globale. Cosi’ non è possibile lasciare che le riserve finanziarie brucino per il solo  piacere della speculazione.

Prima dell’ Amazzonia, vorrei vedere l’internazionalizzazione di tutti i grandi musei del mondo. Il Louvre non deve appartenere al solo stato francese.

Ogni museo del mondo è il custode dei frutti più belli dell’ingegno umano. Non possiamo permettere che questo patrimonio culturale, nonché il Patrimonio Naturale del Rio delle Amazzoni possano essere trattati come oggetti a discrezione  di un unico proprietario o di un solo paese.

Qualche tempo fa, un miliardario giapponese decise di seppellire con lui il quadro di un grande maestro. Per impedire un simile atto, ci sarebbe stato bisogno di  internazionalizzare il quadro. L’incontro che ha luogo oggi è il Forum del millennio organizzato dalle Nazioni Unite  ma alcuni Presidenti di paesi hanno avuto dei problemi a partecipare a causa delledifficoltà imposte dalle frontiere degli Stati Uniti. Quindi penso che dovrebbe essere New York, la città che ospita  la sededelle Nazioni Unite, a essere internazionalizzata. Almeno Manhattan, dovrebbe appartenere a tutta l’ umanità.  E cosi’

Parigi, Venezia, Roma, Londra, Rio de Janeiro, Brasilia, Recife, dovrebbero appartenere al mondo intero. Se gli Stati Uniti vogliono internazionalizzare l’Amazzonica, per non correre il rischio di lasciarla nelle mani dei Brasiliani, allora dovrebbero internazionalizzare anche tutti gli arsenali nucleari.

Essi sono in grado, usando tali armi,  di provocare una distruzione di migliaia di  volte più vasta del fuoco deplorevole delle foreste brasiliane. Durante le loro discussioni, I candidati alla Presidenza degli Stati Uniti hanno sostenuto l’idea di internazionalizzare le riserve forestali  del mondo in cambio della cancellazione del debito. Allora cominciamo utilizzando questo debito per garantire  a tutti i bambini del mondo la possibilità di mangiare e andare a scuola. Internazionalizziamo I bambini, trattandoli, ovunque essi siano nati, come un patrimonio che merita l’attenzione del mondo. Anche più dell’Amazzonia. Finalmente i leader mondiali  tratteranno i bambini e I poveri del mondo come Patrimonio Mondiale dell’Umanità,  non permetteranno che essi lavorino quando dovrebbero andare a scuola; e non li  lasceranno morire quando dovrebbero vivere. In quanto umanista, io accetto di difendere l’idea di un Internazionalizzazione del mondo. Ma  finché il mondo mi tratterà come un brasiliano, io lotterò perché l’Amazzonia resti a noi. E solo a noi!

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