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14/06/2011

Zengcheng, escalation di proteste popolari in Cina
di Mirko Misceo

Auto incendiate, negozi e palazzi governativi assaltati. Proletari allo sbando nella Cina della diseguaglianza

Escalation di proteste popolari in Cina: lavoratori migranti contro residenti e polizia. Accade a Zengcheng, contea nella provincia di Canton, dove un folto gruppo di lavoratori, provenienti in larga misura dalla regione del Sichuan, ha dato vita a rivolte che hanno preso di mira poliziotti, palazzi governativi, auto e negozi. "Erano migliaia - ha raccontato un testimone all'emittente radiofonica Radio Free Asia - hanno distrutto e dato fuoco a molte auto... è stato un disastro!".

Gli scontri erano iniziati a Dadun, villaggio non lontano da Zengcheng nella contea di Xintang, per una disputa all'ingresso di un supermercato tra una coppia di venditori ambulanti, tra cui una donna incinta, e alcuni "agenti di pubblica sicurezza" (si tratta precisamente di Zhibao Renyuan, funzionari pubblici che hanno il potere di multare o sequestrare bancarelle e risciò privi delle regolari certificazioni). La donna, originaria del Sichuan, sarebbe stata strattonata dagli agenti che volevano allontanarla dai pressi del supermercato, e sarebbe caduta al suolo. Intanto, nei telegiornali di Hong Kong, già si parla di "mancato pagamento di una tangente": sarebbe di circa 30 Yuan - circa 3 euro - la somma che gli agenti di pubblica sicurezza estorcerebbero ai commercianti abusivi per "chiudere un occhio".

L'evento ha innescato una reazione a catena di proteste e violenze popolari non nuove in questa regione, il Guangdong, centro della produzione industriale cinese e meta dell'immigrazione proletaria - manodopera a basso costo nelle fabbriche - più imponente di tutta la Cina.

A nulla sono valse le rassicurazioni dei media ufficiali - richieste espressamente dal governo per "riportare la situazione alla calma" - sulle buone condizioni di salute della donna e del feto: le proteste continuano a discapito del massiccio intervento delle forze militari antisommossa. Le rivolte hanno in sé un carattere di rivalsa contro le ingiustizie: le discriminazioni subite dai lavoratori migranti. Fanno leva sul senso di appartenenza territoriale dei rivoltosi: la maggior parte dei migranti coinvolti nelle sommosse, infatti, proviene dal Sichuan.

E poi c'è il totale sbandamento socio-culturale in cui sono sbattuti i giovani cinesi appartenenti alle classi più basse: metti un contadino in una fabbrica lontano da casa, fallo lavorare per ore e ore come un'animale, deludi il suo bisogno di eguaglianza e giustizia, ponilo - senza strumenti culturali con cui difendersi - di fronte alle contraddizioni del capitalismo, umilialo con l'inaccessibilità a quei beni materiali che egli stesso produce...

Il risultato si chiama rivolta di Zengcheng, ma anche di Guxiang e Chaozhou, dove, pochi giorni prima delle proteste di Zengcheng, il ferimento di un operaio diciannovenne del Sichuan, per mano di alcuni emissari inviati dal suo datore di lavoro, innescava un'altra ondata di violenze. "Il tutto è scaturito da una disputa sulla retribuzione dello stipendio - titolavano alcuni quotidiani di Hong Kong - Il ragazzo ha riportato ferite da taglio a mani e piedi". Anche in questo caso, auto incendiate, scontri con i residenti : "I migranti ci rubano il lavoro ed ora distruggono anche la città!", è stato scritto sul alcuni blog.

Nel frattempo, i media ufficiali e le strutture governative continuano a prodigarsi nel tentativo di calmare le acque. Inviati del governo locale hanno ripetuto la "verità" che da giorni risalta nelle colonne dei giornali, nelle fabbriche e nei villaggi dove lavorano e risiedono gli operai: "Non credete così facilmente alle notizie che circolano in giro, la donna e il feto sono in buone condizioni, assistiti in una struttura ospedaliera. Chi protesta sono solo trasgressori della legge!".

Durante le rivolte sono state arrestate 25 persone: "trasgressori della legge", operai, piccoli commercianti, classe popolare allo sbando che ha cercato nella violenza contro i simboli delle istituzioni una rivalsa sociale.

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