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Giovedì 04 Agosto 2011 20:16

La forza della resistenza nonviolenta ai diktat di banche e finanza
di Andrea Pinna

Le previsioni e le analisi dei giornalisti e saggisti indipendenti –emancipati cioè dal pensiero unico neo-liberista – concordano nel ritenere che progressivamente e incominciando dai Paesi più deboli, buona parte dello spazio statuale dell’UE diventerà territorio di conquista ed espansione del “finanzcapitalismo” finalizzato ad estrarre valore da ogni articolazione produttiva, formativa, sanitaria, umana, ambientale di ogni Paese, con effetti di assoluto degrado, impoverimento, imbarbarimento di ogni relativa società nazionale, destinata a essere contenitore di forza-lavoro dequalificata e sotto-pagata.

In tale contesto, che colpirà non solo il c.d. proletariato ma anche molta classe media impoverita, lo scenario istituzionale sarà sempre più quello di Stati privati di ogni reale potere sovrano, meri esecutori e guardiani di politiche economico-sociali decise da entità organiche alle finalità predatorie del sistema finanziario, entità quindi che si autolegittimano in ragione dei rapporti di forza, al di fuori di ogni controllo ed espressione democratici.

Di fronte a tanta disumana violenza non è pensabile che milioni di cittadini e lavoratori - molti dei quali hanno fatto la storia e la cultura dei loro Paesi - restino vittime inerti a fronte di una crisi di civiltà che pretende di “capovolgere il mondo”;di cancellare con un bit informatico il patto sociale contenuto nella Costituzione;di abrogare di fatto i beni comuni materiali e immateriali (la dignità dell’Uomo in primis).

E infatti il silenzio e la passività sono già state rotte da moltitudini di cittadini che hanno difeso salute, vita e legalità con altrettante vittorie referendarie. La comunità della Valsusa ha opposto ai diktat militarizzati la cultura dei beni comuni e della tutela ambientale, valori sconosciuti come tali al sistema delle banche e della finanza e al relativo, dipendente funzionariato autoreferenziale e parassitario che spera sotto quell’usbergo di salvaguardare la perpetuità di medioevali privilegi.

È facile prevedere che manovre successive da miliardi di euro disegnino per la nostra società un quadro di desolante futuro e che alla doverosa resistenza della società civile il sistema saprà solo opporre l’inciviltà della violenza di Stato, magari con l’appoggio di forze che nacquero per rappresentare i ceti subalterni ma che sono ormai divenute parte organica del coro neo-liberista.

La crescita di un nuovo Fronte di resistenza sociale alla dittatura di banche e finanza, saprà essere vincente qualora capace di estendere l’egemonia di un progetto alternativo di salvezza che sappia parlare a mente e cuori di un ventaglio molto ampio e rappresentativo della società civile con le parole della partecipazione democratica, della pace, della decrescita a tutela dell’equilibrio uomo-ambiente.

L’egemonia di valori quali la società stazionaria e la sostenibilità ambientale richiederà la mobilitazione diretta di tanta parte della cittadinanza che mai fu abituata a prendere in mano il proprio destino.Questa grande innovazione prefigurante la società solidale del domani, richiederà nuovi strumenti di lotta ispirati al criterio della nonviolenza, non solo perché valore irrinunciabile cui ci riferiamo è la difesa della Costituzione repubblicana, ma perché l’imposizione e la violenza sono la cifra del potere egoista ed escludente che combattiamo e disvalori che spaventano e allontanano dalla lotta i soggetti che invece in essa dovranno essere coinvolti in prima persona.

“Non pagheremo il vostro debito!” è una parola d’ordine da declinare con una pratica nonviolenta, di disobbedienza civile, di ferma resistenza ad una patente ingiustizia che allarga il fronte di chi si unisce alla lotta, di chi difende il proprio territorio, di chi ha imparato a conoscersi con la discussione e la stima e ad isolare le provocazioni e le pratiche avventuriste.

La lotta nonviolenta per la difesa dei beni comuni non è una scaramuccia minoritaria tra specialisti di arti marziali; è una grande mobilitazione di popolo che in prima persona conosce, studia, convince, si organizza.

“Ci ignorano, ci deridono, ci attaccano, poi vinciamo” le sagge parole di Gandhi che all’ottusa violenza del nemico, seppe opporre l’attiva, risoluta e mobilitante nonviolenza delle masse, possono essere – storicizzate e aggiornate – un criterio ispiratore della lotta e resistenza che ci aspettano.

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