Süddeutsche Zeitung
Monaco
20 settembre 2011

Berlino alza la bandiera pirata
di Niklas Hofmann

Il Partito pirata è stato la rivelazione delle elezioni amministrative nella capitale tedesca. Grazie al suo programma libertario di democrazia diretta la sua base non è più limitata ai fanatici di internet.

Gli elettori berlinesi sembrano d’accordo solo su due punti: la sfiducia nei confronti dei liberali dell’Fdp, che non riesce a ottenere mai più del 3 per cento dei voti neanche comprendendo i quartieri borghesi a ovest della capitale, e la simpatia per il Partito Pirata, che supera felicemente la soglia del 5 per cento delle preferenze in tutti i quartieri della città.

Spesso i Pirati sono arrivati più in alto dei Verdi, e in qualche caso anche della Cdu. La base elettorale del partito non si riduce alla comunità di internet. I principi e il programma elettorale del Partito Pirata berlinese comprendono varie idee che lo avvicinano alla sinistra radicale, come i trasporti pubblici gratuiti e il diritto alla casa per tutti. Le felpe con i cappucci che indossano alcuni suoi esponenti rafforza probabilmente questa impressione. In ogni caso, i valori fondamentali dei Pirati sfuggono alla classica dicotomia tra sinistra e destra.

“Libertà”, “apertura”, ma soprattutto “trasparenza” sono le parole chiave del movimento, che si è costituito per la prima volta come partito politico in Svezia cinque anni fa al termine di una battaglia contro la legge sul diritto d’autore. Uno dei testi fondanti del movimento è la “Dichiarazione d'indipendenza del cyberspazio”, redatta nel 1996 dall’ex paroliere dei Grateful Dead nonché cofondatore dell’Electronic Frontier Foundation, John Perry Barlow. Contro la volontà del governo di regolamentare internet faceva appello ai grandi nomi del liberalismo, come Thomas Jefferson, John Stuart Mill, Alexis de Tocqueville o Louis Brandeis. Nella dichiarazione si legge: “Queste misure sempre più ostili e coloniali ci mettono nella stessa posizione di quegli antichi amanti della libertà e dell'autodeterminazione che furono costretti a rifiutare l'autorità di poteri distanti”; e ancora: “Stiamo costruendo il nostro Contratto sociale. Noi ci governeremo in funzione delle condizioni del nostro mondo, non del vostro. Perché il nostro mondo è differente”.

L'ideologia fondante è il libertarismo. Dall’alta considerazione accordata alla libertà dell’individuo scaturisce uno scetticismo profondo nei confronti dello stato e del governo, che possono raggiungere una certa legittimità soltanto tramite la partecipazione diretta. In Germania fino a questo momento questi erano gli argomenti prediletti da un gruppuscolo di partigiani libertari della linea dura. Al contrario degli Stati Uniti, dove invece il libertarismo è un movimento molto diffuso. Ne fanno parte i seguaci di Ayn Rand, la profetessa del capitalismo radicale ed egocentrico, come pure socialisti libertari che per le loro idee si avvicinano agli intellettuali anarchici della fine del XIX secolo.

Non si dovrebbe sottovalutare l’importanza di queste radici teoriche. Ora come ora la fedeltà alla dottrina non è la virtù principale dei Pirati. Tra i nuovi deputati berlinesi, alcuni si rifanno alle idee di Karl Marx. Quanto al presidente federale del movimento, in passato aveva la tessera della Cdu. In particolare è libertaria l'aspirazione a una forma quanto più diretta possibile di democrazia. I deputati devono rappresentare la volontà dei loro elettori, che evolve di continuo e può essere recepita grazie agli strumenti partecipativi. Il convincimento di poter trovare le soluzioni migliori a ogni problema grazie agli strumenti offerti da internet trova il proprio fondamento nel cyber-libertarismo di Barlow.

Osare più democrazia

Che questo movimento piaccia tanto all’elettorato dipende anche dal fatto che a socializzare secondo le regole di internet ormai è una generazione intera. Chi non ha avuto bisogno di autorizzazione per costruire, né è stato soggetto al controllo dell’amministrazione quando ha aperto la sua società online, non ha interesse alla regolamentazione burocratica in altri settori. E chi ha scoperto che con due clic di mouse riusciva a rintracciare ogni singolo euro speso dal governo fa fatica a comprendere che i poteri pubblici invocano il diritto alla privacy per ogni cosa.

Molti membri dei partiti tradizionali – e lo si è visto dopo la strage di Utøya, in Norvegia – considerano internet una minaccia e vorrebbero sottometterla alle leggi del mondo offline. Al contrario, pare che una percentuale considerevole dell’elettorato preferisca di gran lunga imboccare la strada opposta e allargare i propri spazi di libertà anche fuori da internet.

Lo slogan più famoso dell’ex cancelliere Willy Brandt fu “Osare più democrazia”. I Pirati l’hanno fatto loro. Da tempo l’esigenza di maggiore apertura e soprattutto maggiore trasparenza non si limita più soltanto a una piccola comunità di internauti. La tutela di chi rivela informazioni classificate è trattata in un articolo del programma del Partito Pirata tedesco. Nell’era post-Wikileaks, questo programma è accolto favorevolmente, in particolare in una città in cui un referendum ha costretto le autorità a rivelare i contratti di privatizzazione delle società idriche all’opinione pubblica. (traduzione di Anna Bissanti). 

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